Alessandra Zenarola svela ferite e fragilità delle donne

“Pelle nuda” è il titolo del nuovo romanzo della scrittrice udinese che scava l’universo femminile

Martina Delpiccolo
La copertina del nuovo romanzo dell’udinese Alessandra Zenarola
La copertina del nuovo romanzo dell’udinese Alessandra Zenarola

“Pelle nuda” è il titolo del nuovo romanzo di Alessandra Zenarola, scrittrice udinese che scava l’universo femminile attraversando ferite e fragilità senza rinunciare alla giusta dose di ironia, che, se non annulla né smorza il dolore e la violenza, rende tuttavia più lieve lo sguardo.

L’incipit ci porta in un luogo a cui ci si può “affezionare”: il bar dei cinesi che «funziona da cuscinetto tra lo stress della visita in carcere e la chiave infilata nella toppa di casa». Ma entriamo nella vicenda con l’autrice, che racconterà “Pelle nuda” il 7 aprile alle 18 a Udine, alla Caffetteria da Romi Al Vecchio Tram.

<CF1003>Come nasce questo romanzo? È una storia vera? Quanto scaturisce dalla sua lunga attività in ambito sociale?

</CF>«Da anni avevo in mente di raccontare questa storia, una delle più drammatiche incrociate nella mia esperienza lavorativa in ambito sociale. Il romanzo “Pelle nuda”, ambientato tra la Grecia, l’Albania e l’Italia a cavallo degli anni Duemila, si basa su una vicenda vera, di cui non tralascia nulla. Ripercorrendola attraverso la scrittura e rivivendola passo dopo passo, mi sono resa conto di quanto la realtà possa essere assai più crudele e spaventosa di qualsiasi fiction. Ne ho conosciute tante di donne abusate, maltrattate e violate, ma la storia di Majlinda è emblematica per la sua crudezza e per i suoi risvolti giuridici e umani».

<CF1003>Protagoniste due figure femminili. Che donne sono? Cosa le unisce?

</CF>«Vittoria è un’assistente sociale, una donna in apparenza libera, un po’ disincantata e contraddittoria, ma capace di forti slanci emotivi. La sua vita subisce un contraccolpo quando il marito Jacopo viene arrestato e incarcerato. In seguito a questo evento, le certezze di Vittoria precipitano in un marasma di dubbi e di rabbia. Majlinda è una giovane donna albanese, madre di tre bambini, fuggita, in modo rocambolesco, da un marito feroce e violento. La capacità di affrontare da sola e in un paese straniero una situazione terribile e pericolosa fa di lei un personaggio quasi epico, oltre che intriso di umanità e tenerezza. A unire le due figure femminili sono il lavoro di Vittoria, i loro colloqui, la sintonia che scatta subito e che proseguirà negli anni».

<CF1003>Il romanzo affronta la violenza di genere. Con quale approccio?

</CF>«Trattandosi di una storia vera, anche se romanzata, l’approccio non è mai didascalico. La violenza di genere è un fatto universale e ormai riconosciuto. “Pelle nuda” non ha l’obiettivo di insegnare qualcosa. Ho scelto di descrivere l’universo femminile attraverso la quotidianità, che per Vittoria è fatta delle visite a Jacopo in carcere, ma anche di aperitivi, gite al mare, sigarette fumate in terrazza; mentre per Majlinda è una quotidianità segnata dal terrore, ma anche dall’amore per i suoi bambini, dalla solidarietà femminile e dagli interventi salvifici di uomini contrari alla violenza: suo padre, il fratello, i poliziotti».

<CF1003>Ma è anche una storia di empatia e di rinascita, vero?

</CF>«Credo che l’empatia sia indispensabile per avvicinarsi a un qualsiasi disagio altrui. Le due donne faranno le loro scelte, impreviste e forse poco comprensibili, almeno per quanto riguarda una delle due. Scelte vere e vitali, perché una rinascita è sempre possibile».[FINETESTO]

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