Addio ad Arrigo Poz, nelle sue opere la fede del vero Friuli

Avrebbe compiuto 86 anni. È spirato nella sua Risano. I funerali saranno celebrati lunedì nella chiesa del Carmine, a Udine

UDINE. Arte e famiglia è un binomio che, in estrema sintesi, riassume la vita di Arrigo Poz, giunta a compimento. Dopo una lunga malattia l’artista, che il 2 luglio prossimo avrebbe compiuto 86 anni, è spirato nella sua villa-studio di Risano, circondato dall’affetto delle quattro figlie.

I funerali si terranno lunedì alle 15.30 nella chiesa del Carmine di Udine. Decine di chiese in tutto il Friuli conservano importanti tracce del suo lavoro (tele, tavole, dipinti, vetrate, affreschi, opere musive): dal tempio ai caduti e dispersi in guerra di Cargnacco, alla nuova, grande parrocchiale di Lignano Sabbiadoro; dai molteplici interventi nel santuario di Sant’Antonio e in altre chiese di Gemona alle realizzazioni nel vicino Veneto (per tutti citiamo il paese di Zanè nel Vicentino).

Senza contare Udine che, a partire dalla basilica delle Grazie con il “monumento” alle vittime del terremoto del ’76, presenta altre importanti testimonianze di Poz, tra cui il Cristo di San Giuseppe in viale Venezia e la cappella musiva nella chiesa delle suore del Sacro Cuore di via Ronchi. Ma è alle Grazie che ritroviamo - sotto forma di un grande ex voto datato 1997 - una delle sue opere più significative, appunto La famiglia.

È una raffigurazione, in gruppo, dei propri cari, sotto l’ala protettrice della Vergine, che parte dai genitori, passa a lui e alla compianta consorte Dolores, alle figlie e a qualcuno dei sette nipoti (alla stesura del dipinto non erano ancora nati tutti.

Questa la famiglia “religiosa” di Arrigo Poz, che nella basilica udinese è diventata uno dei punti di devozione più frequentati. E c’è anche quella “civile”, che troneggia nel soggiorno della villa-studio di Risano dove l’artista è spirato ieri.

Le quattro figlie - che spiccano, nella loro sobria eleganza, nel grande ritratto del salotto - le abbiamo viste in queste ultime settimane alternarsi giorno e notte, senza soste, accanto al malato, prodighe di spunti di conforto, conversazione e intrattenimento, ma anche di terapie concrete (due di esse sono medici). Donatella, Annamaria, Alessandra e Benedetta sono tutte laureate e tutte sposate. E tranne una, Alessandra, coniugata da poco, tutte con figli.

Arrigo è morto accanto ai suoi colori e alle sue carte dalle quali non si separava mai. Uno dei suoi ultimissimi lavori ritrae proprio Alessandra con il marito ripresi da una foto del matrimonio, con la campagna sullo sfondo. Abbastanza recente è anche la carrellata dei maxi ritratti dei sette nipoti, che - dai 24 anni del primo ai 3 anni dell’ultima - coprono l’arco d’una intera generazione. Li ha anche fotografati in gruppo, ciascuno col proprio quadro davanti.

Arrigo Poz era nato nel 1929 a Castello di Porpetto e si era trasferito subito con la famiglia a Bicinicco. Appassionato di pittura già alle elementari, non era incoraggiato dal maestro che, anzi, lo accusava di “perdere tempo”.

Iscritto alle medie a Palmanova durante la guerra, ha frequentato anche corsi domenicali di disegno. Autodidatta di formazione, dal 1946 ha lavorato per cinque anni nello studio di un giovane ma già affermato Giuseppe Zigaina, che lo ha introdotto nell'ambiente del neorealismo friulano. Da allora è stato un susseguirsi di mostre in tutta la regione, ma anche a Venezia, Milano e in altre città.

E di opere d’arte in tante chiese, ma anche in qualche municipio e scuola. Ha anche lavorato come dipendente, per risolvere i tanti problemi economici: per oltre vent’anni (dal 1956 all'82) ha fatto il disegnatore all’ufficio tecnico della Provincia).

Nel 1960 Arrigo ha sposato l’insegnante Dolores Accaino, donna straordinaria, che è stata una madre esemplare per le figlie, un riferimento e un modello per i nipoti e una moglie avveduta e partecipe dei progetti artistici del marito (tra l’altro ha catalogato migliaia di sue opere).

Insieme hanno ideato e realizzato, a Risano, quella splendida villa-studio in mezzo al verde, meta ideale non solo di amici visitatori, ma anche di storiche riunioni di famiglia. Da quando Dolores è prematuramente mancata, nel 2002, a 64 anni, il parco è diventato anche il luogo della memoria: ogni anno l’ultima domenica di luglio (compleanno della moglie), Arrigo invitava parenti e conoscenti per un concerto e un convivio.

E ogni incontro si apriva con una sosta dei convenuti nel piccolo cimitero di Risano, davanti alla monumentale tomba della famiglia Poz, cui fa da sfondo un altro suo capolavoro, una grandiosa scena della Resurrezione. Ora la tromba dell’Angelo ha suonato anche per lui, che riposerà accanto alla sua Dolores.

Nel 1998 Poz è stato festeggiato per i suoi “50 anni d’arte”, con una mostra in San Francesco e un bellissimo catalogo. Anche grandi eventi della regione hanno ispirato l’artista, autore negli anni ’70, di una serie di dipinti sulla costruzione dell’autostrada (testi del poeta Dino Menichini e di Manlio Cecovini) e di un altro fascicolo di litografie sul dopo-terremoto col commento (“Una notte e poi...”) di Sergio Gervasutti.

Dagli inizi caratterizzati dal neorealismo (dove però alla protesta - ha rilevato Damiani - “ha sostituito la meditazione”, Arrigo Poz è passato ad altri temi e stili (il rapporto uomo-natura, l’inquinamento e le discariche), ma senza mai abdicare alla propria identità di artista e di uomo. Come ha scritto Carlo Sgorlon, «Poz segue una linea di grande coerenza e fedeltà a se stesso.

È fedele al mondo contadino della sua infanzia e adolescenza, alla friulanità schietta e silenziosa del suo costume, alla sostanza spirituale dell’ambiente in cui si è formato, ai valori della sua formazione e agli affetti familiari».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto