Addio a Roberto Gervaso assieme a Montanelli raccontò la storia d’Italia

È morto a Milano a 82 anni, dopo una lunga malattia, lo scrittore e giornalista Roberto Gervaso. Autore di numerosi libri di successo, in particolare biografie di celebri personaggi, è stato tra i primi protagonisti della grande divulgazione storica in Italia. Lascia la moglie Vittoria e la figlia Veronica, giornalista del Tg5. È stato anche un popolare personaggio della tv dove appariva sempre con il suo immancabile papillon ed è noto per i suoi aforismi.
Ironico, colto e sempre elegante con il suo immancabile papillon. Pochi sanno che in lui scorreva sangue friulano: sua mamma, infatti, era originaria di Poiana, frazione di Poiana, e da lì con il marito e i figli si era trasferita a Roma, dove anni dopo, nel 1937, era nato il giornalista.
«Razza forte, la friulana, plasmata con vigore e rigore – aveva detto nel 2015 al Messaggero Veneto in occasione della presentazione del libro “La vita è troppo bella per viverla in due, breve corso di educazione cinica” (Mondadori) – . La parola data è quella. Ora, senza diventare eccessivamente mieloso, chiudo con un’altra qualità del popolo di Nord Est – aveva aggiunto –: la fiducia. Non è facile da conquistare, poi, però, è definitiva».
Un anno prima, aveva raccontato sempre al quotidiano di viale Palmanova: «Mia madre era di Attimis e sento molto più le radici della Piccola patria che non quelle calabresi, di parte paterna. A Udine sono sempre venuto volentieri: è la più deliziosa ed elegante delle città di provincia, e sì, alcune amanti, in città – aveva confessato la sua passione per le donne –, ce le ho avute».
Roberto Gervaso era nato a Roma il 9 luglio 1937. Aveva studiato in Italia e negli Stati Uniti e si era laureato in lettere moderne, con una tesi sul filosofo Tommaso Campanella. Aveva collaborato a quotidiani e periodici, alla radio e alla televisione, e per decenni si è dedicato alla divulgazione storica, sua grande passione, come testimoniano decine di libri pubblicati da Rizzoli, Bompiani e Mondadori.
Gervaso aveva iniziato l’attività giornalistica nel 1960 al “Corriere della Sera”, presentato da Montanelli.
Tra il 1965 e il 1970 ha firmato, insieme a Montanelli, i primi sei volumi della “Storia d’Italia” edita da Rizzoli, acquisendo grande notorietà.
È Gervaso che cura con dettagliata precisione la scansione cronologica dell’Italia “dai secoli bui” del Medioevo a quella del Settecento illuminista e riformatore.
Nel 1967, per uno di quei volumi, “L’Italia dei Comuni. Il Medio Evo dal 1000 al 1250” , Gervaso e Montanelli vinceranno il Premio Bancarella. Gervaso è poi tornato a vincere da solo il suo secondo Premio Bancarella nel 1973 con la biografia “Cagliostro” (Rizzoli; nuova edizione con il titolo “Il grande mago. Vita, morte e miracoli del conte di Cagliostro” , Rizzoli, 2002).
«Sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia. Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio»: con questo post su Twitter Vittoria Gervaso, giornalista del Tg5, ha ricordato il padre.
II suoi aforismi ieri hanno invaso i social come un dolce gesto d’addio. Numerosi i messaggi di cordoglio – dal mondo della politica, del giornalismo e in generale della cultura – per la sua scomparsa, primo fra tutti quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha voluto ricordarlo come «un uomo di finissima cultura, protagonista, per lunghi anni, del giornalismo e della vita culturale del nostro Paese». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto