Addio a Rea, lo scrittore del Mistero napoletano

A ottobre Feltrinelli pubblicherà il suo ultimo lavoro, “Nostalgia”, profetico e struggente titolo del romanzo ambientato nel quartiere Sanità di Napoli. È l’ultima eredità di Ermanno Rea che se ne è andato nella notte tra lunedì e martedì nella sua casa a Roma a 89 anni. Napoletano sposato con una milanese, lo scrittore ha dedicato alla sua città e al movimento comunista gran parte della sua produzione letteraria elaborata con la penna del romanziere e lo sguardo del giornalista, spingendosi oltre i fatti di cronaca che hanno ispirato molti suoi libri. “Mistero napoletano” gli valse il Premio Viareggio nel 1996, romanzo-diario in cui racconta il suicidio nel 1961 di Francesca Spada, amica e redattrice culturale dell’Unità. Rea vince il Campiello nel '99 con “Fuochi fiammanti a un’hora di notte” ed è finalista al premio Strega nel 2008 con “Napoli Ferrovia”. Tra le sue opere più intense, “L’ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè”, in cui ha ripercorso la parabola misteriosa dell’economista keinesiano scomparso da Roma nell’aprile 1987 e mai più ritrovato.
Ma lo scrittore cominciò dal nord e nel 1990 aveva realizzato “Il Po si racconta” guidando per 650 chilometri lungo l’argine maestro del fiume. Rea aveva collaborato e lavorato per numerosi quotidiani e settimanali, i suoi testi, articoli o libri, spesso carichi di riferimenti politici pungenti, gli hanno restituito spesso le reazioni stizzite di esponenti istituzionali, tra cui Giorgio Napolitano. Ne “La dismissione” (2002) lo scrittore raccontò come un ex casco giallo dentro l’acciaieria, lo smantellamento dell’Ilva di Bagnoli. Con quel libro denuncia riaprì una ferita sul futuro della fabbrica (che aveva chiuso nel ’91) e della città. E quando l’Ilva di Bagnoli ha celebrato con il suo simbolico Circolo nel 2009 cento anni di storia, le sue parole ebbero l’effetto dirompente di una colata di ghisa. «La data di nascita dell’Ilva e del suo circolo è una data storica – disse al Venerdì di Repubblica che pubblicò in esclusiva le foto del centenario –. Non c’è altra fabbrica al mondo che venga creata con una missione salvifica come l’Ilva di Bagnoli: il compito di produrre acciaio e modernizzare la città. Ma Napoli non si è modernizzata e resta in mano alla camorra e alle clientele». L’anima di sinistra di Rea aveva radici nelle trasformazioni industriali di fine Ottocento a cui lui aveva assegnato una missione per lo sviluppo della società. La sua recente collocazione politica era nelle liste di Tsipras. Al comunismo (e a Napoli) rivolgerà il suo ultimo lavoro pubblicato nel 2014, “Il caso Piegari. Attualità di una vecchia sconfitta”, in cui lo scrittore ha raccontato la storia del fondatore del gruppo Gramsci di Napoli, Guido Piegari espulso dal Pci di Giorgio Amendola per le sue teorie “eretiche”. Un eroe romantico politicamente sconfitto con cui forse Rea ha raccontato un po’ anche se stesso.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto