Addio a Folco Quilici, il dio pagano del mare

Girò oltre trecento documentari, inventò “Geo” e fu candidato all’Oscar nel 1971
07/05/2002 LIBRERIA SACS PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI PATRIZIA CARRARO ' CAMPO DI PROVA ' NELLA FOTO PIERO ANGELA E FOLCO QUILICI FOTO .
07/05/2002 LIBRERIA SACS PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI PATRIZIA CARRARO ' CAMPO DI PROVA ' NELLA FOTO PIERO ANGELA E FOLCO QUILICI FOTO .

Addio a Folco Quilici, grande documentarista, scrittore, giornalista e naturalista. Avrebbe compiuto 88 anni il 9 aprile. Quilici si è spento ieri mattina all’ospedale di Orvieto dove era ricoverato da qualche giorno.

«Con Folco Quilici se ne va una delle figure più importanti del giornalismo, del documentarismo e della cultura italiana – ha commentato Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del turismo -. Un pioniere in tutti i progetti che ha avviato, sempre anni avanti rispetto agli altri, un italiano innamorato del proprio paese e un ferrarese innamorato della propria terra in cui era l'erede della grande tradizione giornalistica del padre Nello».

Nato a Ferrara, Quilici ereditò dai genitori l’amore per la narrazione e della bellezza delle immagini. Il padre Nello era giornalista e la madre Emma “Mimì” Buzzacchi pittrice. Folco crebbe circondato da personaggi come Antonioni e Giorgio Bassani, grande amico, quest’ultimo, del fratello maggiore Vanni. Il padre gli fu portato via il 28 giugno 1940 dal fuoco amico della contraerea italiana mentre volava su Tobruk con Italo Balbo. Non fu mai fatta chiarezza su quell’incidente, e lui, dopo lunghe ricerche, dedicò alla morte del padre un libro: Tobruk 1940. Quando, durante la guerra, la bella villa liberty di famiglia a Ferrara fu bombardata, Quilici con la famiglia sfollò in Alta Val Brembana, in una casa piena di libri del padre, molti di viaggi, come quelli di Cesco Tomaselli, che lo avviarono a quell’amore per il racconto del mondo di cui poi è diventato uno dei grandi protagonisti italiani, ma riconosciuto anche all’estero tanto che nel 2006 la rivista americana Forbes lo inserì tra le cento firme internazionalmente più influenti, grazie ai suoi film e ai suoi libri su culture e ambiente.

Gli inizi lo vedono cineamatore, poi passa alle riprese sottomarine che gli assicurarono visibilità anche oltre i confini italiani. Al suo attivo si contano 9 lungometraggi e oltre 300 documentari realizzati con spirito assolutamente innovativo. L’esordio e il successo arrivarono con Sesto continente, presentato nel 1954 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il suo rapporto straordinario con il mare e la sua volta di raccontare questo elemento e il suo rapporto con l’uomo si ritrovano nei film Ultimo Paradiso (Orso d'Argento al Festival di Berlino del 1956), Tikoyo e il suo pescecane (Premio Unesco per la Cultura del 1961), Oceano (Premio Speciale Festival di Taormina del 1971 e Premio David di Donatello 1972), Fratello Mare (1974) e Cacciatori di navi (1991). Uno dei suoi documentari, quello dedicato alla Toscana nell’ambito della serie di quattordici film L’Italia dal Cielo, girati tra il 1966 e il 1978, cui collaborarono nomi come Calvino, Sciascia, Prisco, Soldati, Silone, Praz e Piovene, fu candidato agli Oscar nel 1971. Nella lunga carriera in cui si è dedicato agli argomenti più svariati, Folco Quilici ha collaborato con intellettuali come lo storico Fernand Braudel , l’antropologo Levi Strauss e l’archeologo Sabatino Moscati. Dal 1992 al 1999 raccontò L’Italia del XX secolo in 65 film sviluppati su testi degli storici De Felice, Castronovo e Scoppola, nel 1970 produsse Firenze 1000 giorni, sull'alluvione del 1967. Fu l’ideatore di Geo, la rubrica quotidiana di Rai3, che curò e diresse per 18 anni, a partire dal 1971. Accanto a tante immagini, anche tanta, tantissima scrittura: Folco Quilici ha pubblicato romanzi, opere di saggistica, biografie di successo e anche due libri per ragazzi: Storie del mare e Amico Oceano. Numerose le sue collaborazioni giornalistiche, anche con prestigiose riviste straniere, che gli hanno assicurato importanti premi giornalistici.

Quilici viveva in un casale a Ficulle, un piccolo centro dell’Orvietano.

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