A Udine al via il Far East Film Festival, da 25 anni una finestra sull’Oriente
Venerdì 21 aprile l’inaugurazione al Giovanni da Udine. Baracetti: «ll cinema è un ponte che unisce i popoli»

“Hong Kong film”, 1998, cinema Ferroviario. Quella sera, all’apertura, ci andai per curiosità, quasi convinto che le pellicole asiatiche mai avrebbero attecchito a Udine.
In quegli anni la Cina iniziava a sporgersi sui grandi festival internazionali, lasciando comunque poche tracce del passaggio. Emerse, nel 1991, “Lanterne Rosse”, di Zhang Yimou con la dea Gong Li, il resto furono opere in attraversamento senza fissa dimora. Fino al 1998.
Oggi siamo a venticinque anni dal primo “Far East Film Festival”, 1999, che Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche con lungimiranza e cento chili di coraggio a testa fecero comparire in un teatro - capite? In un teatro - diventando due decenni e mezzo dopo l’unico avamposto europeo di carattere dei film d’Oriente, il viaggio al contrario di Marco Polo per la via della celluloide.
Se chiedi a un coreano cinefilo dov’è Udine, lui ti risponderà in Friuli, Italia. Venerdì 21 aprile al Giovanni da Udine si è innescata un’affollatissima opening night di questa nuova avventura, la venticinquesima, appunto, con il debutto del sindaco Alberto De Toni e dell’assessore regionale alla cultura Mario Anzil entrambi al primo passo dentro il Feff, ai quali si è aggiunto l’onorevole Walter Rizzetto («A Udine si sta celebrando qualcosa di significativo per l’Europa»).
Abbiamo scoperto che De Toni ama il cinema di Akira Kurosawa. «Ho tutti i suoi film e, quindi, non posso che esaltare questo festival che cominciai a conoscere quando fondammo vicino/lontano.
Essendo noi un fulcro europeo nevralgico per l’arte e la conoscenza, il Feff rappresenta perfettamente la trazione internazionale che ci compete».
Il neo vice presidente della Regione Anzil ha un sogno: «L’avvento di un nuovo Rinascimento. Noi istituzioni avremo il compito anche di appassionare imprenditori privati per un coinvolgimento culturale corale».
Da uno sguardo veloce c’è da esaltare il numero dei film: settantotto. Quattordici i Paesi in competizione. Un concentrato di glamour si è palesato ieri sera nel foyer del Teatrone di giallo ricoperto, nella usuale veste extra prosa.
Tutti poi a riempire platea e balconate per una successione cinematografica piuttosto agli estremi. Due i prodotti in vetrina: il delicato “Ajoomma”, co-produzione fra Singapore e Corea e la commedia nerissima “Bad Education”.
«Venticinque festival – ha detto Sabrina Baracetti sul palco del Nuovo a pochi minuti dal pronti via – e siamo venticinque anni più vecchi. Per uno strano caso, che qualcuno malevolo direbbe un segno del destino, a inaugurare questa edizione è il film “Ajoomma” – Ajossi per gli uomini – un termine coreano che indica una donna di mezza età sposata con figli.
Gli anniversari sono una scusa, ogni edizione è importante per noi, non è un numero a dare importanza. Ma gli anniversari ti portano a guardarti indietro. Abbiamo visto le foto degli anni passati dei film-maker giovanissimi che poi hanno sfilato a Cannes e a Venezia.
Attraverso i film si può capire un po’ di più delle genti e dei popoli e che non siamo poi così diversi. Guardarsi indietro ci ha fatto pensare che di questo nostro “Far East” ci sia ancora bisogno».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto