A Nottinarena c’è Robert Plant: «Saving Grace la mia salvezza»

L’ex voce dei Led Zeppelin sabato 26 agosto a Lignano: «Vengo sempre volentieri nel vostro Paese»

Elisa Russo
Il musicista Robert Plant sarà in concerto a Lignano Sabbiadoro
Il musicista Robert Plant sarà in concerto a Lignano Sabbiadoro

LIGNANO. «Non vedo l’ora di venire in Italia e sono sicuro che il pubblico rimarrà sorpreso di sentire come suona forte questa band. Sorridenti, ammiccanti, dinamici: ci si diverte sopra e sotto il palco».

Robert Plant, leggenda vivente della musica mondiale, una delle più belle voci della storia del rock, oltre 300 milioni di dischi venduti, pioniere dell’hard rock con i Led Zeppelin, fa tappa all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro sabato 26 agosto, alle 21, per Nottinarena.

L’artista britannico porta il suo nuovo progetto Saving Grace: Suzi Dian alla voce, Oli Jefferson alle percussioni, Tony Kelsey al mandolino, baritono e chitarre acustiche e Matt Worley al banjo, chitarre acustiche e baritono, che ha fatto il suo debutto all’inizio del 2019 con una serie di concerti a sorpresa in piccoli locali di Inghilterra, Galles e Irlanda.

Perché Saving Grace?

«Una grazia salvifica perché mi sento benedetto da questa musica di cui ho potuto far parte, prima nei folk club d’Inghilterra a metà anni ’60, poi con la potenza e gloria dei Led Zeppelin passando per tutta la musica arrivata dopo, fino agli amici che mi accompagnano ora, una “saving grace” perché mi salva, dandomi una fantastica dimensione psichedelica, messa assieme a una musica antica. Sono molto fortunato ad essere circondato da musicisti, cantanti, autori che mi fanno esplorare una musica da cui continuo a imparare, mantenendo la forza della mia voce e della mia attitudine. I Saving Grace sono la mia salvezza».

Ha collaborato spesso con talenti al femminile, questa volta c’è Dian, trova in loro una sensibilità particolare?

«Uomini o donne, non facciamo distinzioni di genere, siamo in comunione d’intenti e di spirito. Proveniamo da luoghi e tempi diversi. Io e Suzi abbiamo un forte legame e ci accomuna uno spirito avventuroso, come sono stato molto fortunato di aver cantato con Patty Griffin o Alison Krauss in questi ultimi quindici anni. L’approccio femminile all’armonia, alla dinamica della musica è delicato. Ma non conta la provenienza o il genere, quello che importa in una collaborazione è che ci sia un incontro fatto di onestà, genuinità, bellezza».

In scaletta include qualche brano dei Led Zeppelin?

«Per esempio “In My time of Dying” che riprendeva un traditional del 1928 (il gospel di Blind Willie Johnson “Jesus Make Up My Dying Bed”): ha attraversato tutti i periodi della musica, diventando di volta in volta una canzone diversa, contemporanea. Quando è stata registrata dai Led Zeppelin, non è finita, è andata ancora oltre. E quello che abbiamo fatto di recente con i Saving Grace è stato far sì che i Led Zeppelin entrassero nel quadro portandola a diventare ancora una canzone nuova, drammatica, teatrale, multisfaccettata».

Cosa la lega all’Italia?

«Nel ’67 avevo riletto in inglese il brano “La musica è finita”, ne ero spaventato a morte. Per l’interpretazione ho immaginato di essere nero, vivere a New Orleans e venire prodotto da Allen Toussaint. Può ancora succedere che a fine giornata mi versi un bicchiere di vino bianco e ne canti una versione del tutto personale, implorando misericordia al cielo. Arrivando a oggi: Zucchero è stato molto gentile con me, le nostre strade si sono incrociate tante volte, gli ho mandato un messaggio che dice più o meno: “vengo in Italia con una band e un repertorio completamente sconosciuti, niente album, niente sito web, ti prego dì alla gente di venire”. E spero venga anche lui a cantare con noi, nel vostro splendido paese».

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