Un coltivatore si sfoga: «Lavoro da una vita non merito la gogna»

UDINE. «È vero, quella sostanza l’ho usata, non avevo altro modo per difendermi dai danni della diabrotica». Per far fronte all’insetto killer del mais, Ettore Silvestri, agricoltore di Reana del Rojale, ha usato neonicotinoidi, insetticidi che l’Europa ritiene siano letali per le api tanto da vietarne l’uso.
Lui, che nei campi lavora da una vita, quel “niet” non l’ha voluto sentire e i semi del mais li ha conciati usando proprio quelle sostanza. “Disubbidienza” che gli è costata l’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta avviata due anni or sono dalla Procura di Udine per far luce sulla moria di api.
Al telefono, Silvestri risponde dopo qualche squillo. «Sì, sono io». «E sì, quelle sostanze le ho usate». Nessuna reticenza a raccontare che, per evitare i danni irreparabili causati al raccolto dalla diabrotica, ha fatto ricorso ai pesticidi che l’Europa ha messo all’indice. Inizia così uno lungo sfogo, che corre dall’indagine alle difficoltà di una vita dedicata all’agricoltura per arrivare alla pensione, ormai prossima.
Anzitutto, l’inchiesta. «Sapevo che stavo utilizzando un prodotto vietato – dice Silvestri –. Perché l’ho fatto? Perché a oggi non c’è alternativa. Salvo le super-rotazioni, che servono, ma fino a un certo punto, perché se il vicino non le fa il problema te lo ritrovi. Uguale». Da qui la scelta di usare i pesticidi vietati.
«Che si trovano tranquillamente nelle agrarie. Dico di più. Ai privati per acquistarli non serve nemmeno il patentino. Gli basta la tessera sanitaria. Poi a casa li usano per “far fuori” le api». Cosa che Silvestri dubita possa fare il mais. «Con i neonicotinoidi viene infatti conciato il seme e la sostanza si propaga poi per soli venti centimetri sul fusto della pianta, non si capisce come da lì dovrebbe passare alle api e causarne la moria. Ancor più, considerato che di api in mezzo al mais, non se ne vedono».
Al netto di ogni giustificazione, i neonicotinoidi sul mais sono vietati. Non invece, a sentire l’agricoltore, il Mesurol, pesticida finito a sua volta nel mirino della Forestale regionale e dell’Arpa, che giovedì hanno effettuato alcuni sopralluoghi per verificarne la presenza.
«Non si capisce perché. È un pesticida regolarmente registrato e mi sento di dire con tranquillità che il 95% del mais seminato quest’anno è stato trattato con quella sostanza». Prosegue Silvestri: «Sembra che io voglia distruggere l’ambiente. Non è così. In tutta la mia vita ho sempre usato il massimo dell’accortezza. Di recente ho investito 30 mila euro (una fortuna per un piccolo agricoltore) così da acquistare un mezzo che evita lo spargimento di fumi. Ora mi ritrovo alla gogna».
La voce si incrina. «Sa cosa mi disse mio padre prima di mancare? Aveva oltre 90 anni. “Guarda, figlio, che la terra dei campi la lavorano solo gli ignoranti”. Aveva ragione. Veniamo trattati come gli ultimi. Non abbiamo più redditività. È mai possibile una vita così?».
Compirà 62 anni tra pochi giorni Silvestri e andrà in pensione l’autunno prossimo. Dopo una vita di sacrifici e poche soddisfazioni (almeno economiche). L’assegno peserà 700 euro e qualche spicciolo. «Dopo 42 anni di contributi» precisa. La risata che segue è pura amarezza. Il campo incriminato è oggi spoglio. «L’ho arato l’anno scorso e non ho ancora seminato. Lo dovrei mettere a soia». Condizionale d’obbligo, in attesa di capire se anche il suo appezzamento di terreno sarà sottoposto a sequestro. «Siamo presi in una morsa e non sappiamo più da che parte girarci».
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