Udine, Eleonora Molaro è morta per un mix di sostanze

UDINE. Il decesso di Eleonora Molaro appare legato a uno stato di intossicazione ed è avvenuto almeno tre ore prima del momento in cui sono stati chiamati i soccorsi (le 14 del 15 agosto). Durante l’esame della salma, infatti, non sono emersi problemi fisici di altra natura.
Questo il primo e solo parziale esito dell’autopsia condotta ieri mattina sul corpo della diciottenne udinese trovata senza vita il giorno di Ferragosto a Rive d’Arcano, a casa di un conoscente, il trentatreenne Rodolfo Morsanuto.
Il fatto che sostanze nocive (la giovane aveva assunto metadone, nell’abitazione sono stati trovati farmaci e si vuole verificare anche l’eventuale presenza di alcol) siano state la causa scatenante del malore fatale non è una sorpresa per gli inquirenti che da oltre una settimana cercano di chiarire circostanze e cause della morte di questa ragazza che stava tentando di uscire dall’inferno della dipendenza da droghe.
Da tempo, infatti, era seguita, oltre che dai familiari, anche dal Sert, il Servizio per le tossicodipendenze di Udine. Stava provando, non senza fatica e immensa sofferenza, a disintossicarsi.
Risposte complete e dunque certezze si potranno avere solo tra qualche settimana, dagli esami di laboratorio (quelli istologici, effettuati sui tessuti e quelli tossicologici) che potranno fornire un quadro più preciso delle condizioni sanitarie della giovane.
Nell’affidare l’incarico di effettuare l’autopsia al dottor Carlo Moreschi, il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco, titolare del caso, ha formulato un quesito molto articolato, in cui si chiede, tra l’altro, di conoscere che tipo di sostanze fossero presenti nel sangue di Eleonora e in quale concentrazione.
Gli investigatori - della vicenda si stanno occupando i carabinieri della Compagnia di Udine e in particolare l’Aliquota operativa coordinata dal luogotenente Giorgio Menga - vogliono capire se la diciottenne abbia fatto qualche pericoloso mix, forse con alcolici.
La presenza di metadone emergerà senz’altro, visto che faceva parte del percorso di cura. Bisognerà verificare, per questa specifica sostanza, se la percentuale è compatibile con il range terapeutico.
Nell’ambito degli accertamenti sulla morte di Eleonora Molaro risultano indagate due persone: l’uomo che la ospitava il 15 agosto, Rodolfo Morsanuto, residente in via della Stazione nella frazione di Giavons e il medico che l’aveva in carico al Sert, il dottor Hamid Kashanpour, sessant’anni, tossicologo.
Mentre l’ipotesi formulata per l’amico è quella contenuta nell’articolo 586 del codice penale (Morte come conseguenza di altro reato), per quanto riguarda il medico l’ipotesi è omicidio colposo. L’iscrizione effettuata dalla Procura è una atto dovuto, per consentire a entrambi di nominare un proprio perito in sede di autopsia, accertamento irripetibile.
Anche la famiglia di Eleonora aveva questa facoltà, ma ha manifestato «massima fiducia nella professionalità della persona nominata dalla Procura», come ha spiegato la mamma. Per il dottor Kashanpour invece - seguito dal legale Massimo Vittor - era presente la dottoressa Giovanna Del Balzo di Padova. E l’avvocato Gianluca Liut è stato nominato per Morsanuto.
Uno dei “nodi” da chiarire è, come detto, l’ora della morte e su questo punto sarà probabilmente sentito il trentatreenne che finora ha reso spontanee dichiarazioni, spiegando di essere uscito la mattina di Ferragosto e di aver trovato l’amica senza vita al suo rientro a casa.
Inoltre, i risultati degli esami tossicologici andranno comparati con quanto trovato nella casa di Rive d’Arcano (metadone e farmaci).
La prossima settimana la Procura della Repubblica, terminate le procedure legate all’autopsia, potrà concedere il nulla-osta per la sepoltura.
Intanto, dal Dipartimento delle dipendenze dell’Azienda sanitaria Friuli centrale (di cui fa parte il Sert) arriva il messaggio del responsabile, il dottor Francesco Piani: «Abbiamo un grandissimo rispetto per il dolore della famiglia, comprendiamo questa situazione drammatica perché questi ragazzi - sebbene il dolore non sia paragonabile a quello della famiglia - sono anche “figli” nostri e siamo profondamente colpiti».
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