Uccide un capriolo: nei guai un 50enne

Ancora atti di bracconaggio in Friuli: una recente attività effettuata dagli agenti del Corpo forestale regionale di Pontebba ha dimostrato che tale pratica non si è fermata nemmeno durante le festività.
Infatti, proprio nei giorni prima di Natale, il 18 dicembre, gli “007 della natura” hanno rinvenuto, abbandonato in un roveto in Comune di Dogna, un fucile da caccia combinato a canne sovrapposte e di calibro vietato per l’attività venatoria. Sull’arma (che aveva il numero di matricola parzialmente alterato) verranno effettuati accertamenti al fine di risalire all’identità del proprietario. Il ritrovamento del fucile a Dogna ha “messo in allarme” i forestali che hanno intensificato le attività di controllo e di monitoraggio di tutta la zona. E così, a distanza di pochi giorni, durante il week-end prenatalizio, in Comune di Chiusaforte è stato colto in flagranza di reato un cacciatore che aveva appena abbattuto un capo di capriolo maschio la cui caccia non è consentita in questo periodo stando al calendario venatorio regionale per quanto riguarda la caccia di selezione (la caccia del capriolo maschio è invece permessa tra il 15 maggio e il 31 ottobre). I fatti accertati sono stati prontamente segnalati all’Autorità giudiziaria. Al cacciatore, un uomo sulla cinquantina residente nella zona di Chiusaforte che usava un fucile Winchester regolarmente detenuto, sono stati contestati anche alcuni illeciti amministrativi.
Il fenomeno del bracconaggio in provincia di Udine, come è emerso durante recenti conferenze tenute dal Corpo forestale regionale, è tutt’altro che debellato. Per esempio, rimanendo dalle parti di Pontebba, si può ricordare che una lunga indagine svolte dal Noava (Nucleo operativo vigilanza ambientale) – con l’impiego di un gran numero di agenti forestali regionali e dalla Polizia di Frontiera di Tarvisio – ha portato nel corso del 2019 all’arresto di due persone ed ha evidenziato in modo significativo che questo fenomeno è più presente che mai. Talvolta è svolto individualmente ed è finalizzato ad un uso familiare della selvaggina cacciata impropriamente, ma talvolta, come appunto nel caso di Pontebba, era organizzato e strutturato in una vera e propria associazione a delinquere.
Infine, da segnalare anche le due operazioni di vasto respiro portate a termine nelle ultime settimane dai Forestali friulani e della provincia di Trento entrambe volte al contrasto l’uccellagione. Grazie all’indagine “Valli in gabbia” erano stati recuperati 342 volatili vivi e 286 impagliati. Undici persone erano state poi iscritte nel registro degli indagati. Altri accertamenti, protrattisi per mesi e svolti dagli investigatori trentini, verso la metà dello scorso dicembre ha portato alla luce un traffico di uccellini da richiamo. Sono scattati 18 arresti (sette le persone finite in carcere e, tra loro, anche una coppia friulana), 46 perquisizioni e sono state indagate 50 persone. —
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