Troppi tabelloni elettorali, una legge del ’56 li impone ma nessuno li vuole: oscurano negozi e scuole

UDINE. Settantadue metri di lunghezza. Non uno di meno. Tanto devono essere lunghe le postazioni per le affissioni elettorali a Udine. E 38 servono per le elezioni della Camera, 34 per il Senato: ogni partito ha diritto a uno spazio di un metro come pure ogni candidato.
È quanto affermano all’Ufficio elettorale del Comune di Udine in base alla legge 212 del 1956 che ancora oggi, sia pure con alcune modifiche successive, governa la propaganda tramite affissioni per le elezioni in Italia.
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Legge del 1956 applicata nel 2018
Nata agli albori della televisione e nel pressoché totale deserto informatico di 60 anni fa, oggi la norma produce lunghe file di supporti metallici che rimangono per lo più vuoti ad imbruttire l’aspetto delle città e contribuiscono forse ad allontanare dalla partecipazione dei cittadini al voto più che a stimolarla.
La legge elettorale in vigore, il Rosatellum che viene applicato per la prima volta e che già si pensa di abolire, non aiuta a migliorare la situazione: le liste presentate in Friuli Venezia Giulia, per quanto riguarda la Camera, sono passate dalle 16 del 2013 alle 21 di quest’anno grazie alla consistente parte di seggi che viene attribuita su base proporzionale, fatto che ha favorito la frammentazione delle forze politiche.
Ad alleggerire un po’ il peso visivo di queste pannellature metalliche è venuta nel 2014 la Legge di stabilità che ha abolito gli spazi per la cosiddetta propaganda indiretta, ovvero quella dei fiancheggiatori di un partito e riducendo il numero di spazi per la collocazione dei pannelli: a Udine la legge del 56 prevedeva da 20 a 50 postazioni mentre ora la nuova norma ne prevede da 10 a 25; per i Comuni più piccoli gli spazi si riducono fino a prevederne da 1 a 3 nelle località da 150 a 3 mila abitanti.
Meno spazi (ma sempre troppi) a Udine
A Udine a ogni consultazione l’Ufficio elettorale, insieme alla Polizia Locale, studia dove collocare i pannelli proponendo poi il piano alla giunta che delibera il posizionamento. «Quest’anno ad esempio non potevamo collocarli in piazza Garibaldi dove sono in corso dei lavori o in piazza Patriarcato dove non c’era lo spazio sufficiente per tutta la metratura necessaria ed invece c’è stata l’opportunità di metterli in via Pasolini, lungo la strada che conduce allo stadio Friuli. Inoltre abbiamo tenuto conto anche dell’impatto sulla visuale degli automobilisti», spiega Barbara Orzincolo dell’Ufficio elettorale del Comune di Udine.
Per queste elezioni l’esecutivo comunale ha deliberato l’utilizzo di 12 spazi rispetto ai 20 previsti inizialmente. L’ubicazione coinvolge per lo più i quartieri periferici: Paderno, Beivars, Cussignacco, Laipacco, Rizzi, Sant’Osvaldo, via Di Giusto, via Joppi (zona San Rocco), via Di Brazzà (all’inizio delle Baldasserie) e via Colugna mentre più vicino al centro e in posizioni molto trafficate troviamo solo le collocazioni di viale XXIII marzo e di piazzale Chiavris.
Tabelloni vuoti
In città le pannellature per la propaganda tramite affissioni sono ancora desolatamente vuote. «Di solito si riempiono negli ultimi giorni perché i costi sono a carico dei committenti anche se non ci sono imposte comunali sulle affissioni», rileva Orzincolo.
I partiti più strutturati non rinunciano però a questa opportunità di propaganda. «Noi useremo i cartelloni con il simbolo del partito per i collegi plurinominali, mentre è probabile che ci sia qualche candidato dell’uninominale che provvederà autonomamente», spiega Arnaldo Scarabelli referente dell’organizzazione per il Partito Democratico. I nomi di chi ci metterà la faccia? Probabilmente Riccardo Illy, Debora Serracchiani e Ettore Rosato.
Anche nel centrodestra proprio in questi giorni iscritti e simpatizzanti stanno ricevendo i cartelloni da affiggere. «Noi puntiamo soprattutto al simbolo del partito, mentre i candidati nell’uninominale provvedono per conto loro come ha già fatto, ad esempio, Renzo Tondo», afferma Piero Tononi della segreteria regionale di Forza Italia.
Da Pordenone a Claut, da Sacile a Sesto al Reghena, la situazione non cambia. Del resto è la legge a dettare le regole e la Prefettura a emanare le circolari per far rispettare le disposizioni: che i Comuni siano piccoli o grandi, la pluralità va garantita a tutti. E allora vai di schiere di tabelloni metallici per garantire la medesima visibiltà ai candidati e partiti, tanto alla Camera quanto al Senato.
Le schiere di pannelli devono avere 38 postazioni per mostrare i volti e i manifesti dei partiti per l’elezione della Camera dei deputati, 34 per il Senato. L’effetto è presto detto, o meglio, è presto mostrato: cortine di pannelli metallici che nei piccoli Comuni oscurano le frazioni – colpiscono quelli sulla strada che attraversa San Martino di Campagna ad Aviano – e che nei centri più grandi, Pordenone in testa, diventano recinti di scuole e parrocchie.
Nel capoluogo del Friuli occidentale l’ufficio elettorale, per rispettare le disposizioni, ha individuato dodici siti: tre sono adiacenti alle scuole, altrettanti i siti che confinano con impianti sportivi e poi un sito di culto, la stazione ferroviaria e eltre due vie ad alta frequenza di auto.
I candidati preferiscono i social network
L’idea naturalmente è quella di favorire la pubblicità diretta. Ma a ben vedere, a meno di dieci giorni dal voto, sono davvero pochi ad aver scelto di utilizzare i classici manifesti per farsi conoscere dai cittadini. Il risultato, quindi, è quello di fitte cortine di pannelli metallici spezzate ogni tanto da qualche manifesto e spesso anche di dimensioni contenute rispetto alla base. Una scelta non difficile da comprendere dal momento che i manifesti costano e non tutti i movimenti politici e i candidati hanno la forza economica di sostenere una campagna elettorale costosa. Senza contare che gli spazi assegnati devono essere rispettati in modo rigoroso, pena la multa.
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I partiti e i candidati sembrano preferire i social network e gli incontri sul territorio per farsi conoscere e per emergere nella selva di proposte elettorale.
La tecnologia in questo è senz’altro d’aiuto. Ma c’è anche chi crede ancora nelle “tradizioni”. Tra questi sicuramente Walter Maserin, militante maniaghese di Liberi e uguali, che, nonostante la neve, era a Claut, in Valcellina, ad attaccare i manifesti del partito (ndr si veda la foto), in attesa dell’arrivo di Pietro Grasso domani in regione. Cambia il simbolo, ma per alcuni non è campagna elettorale senza manifesti.
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