Torna l’orso e si abbuffa di miele

A Claut l’animale ha demolito l’arnia di un apicoltore e l’ha “ripulita”

PORDENONE. Un esemplare di orso, con ogni probabilità di sesso maschile, ha demolito un’arnia di un apicoltore, a Pinedo di Claut, per trarne il miele. Le tracce lasciate dal plantigrado sul posto sono inequivocabili e intorno al luogo in cui l’animale ha effettuato l’incursione sono presenti ulteriori segni del suo passaggio: lo sostengono i forestali della stazione di Barcis, che hanno verificato e rilevato la presenza dell’orso, in collaborazione col personale di vigilanza ittico-venatoria provinciale. Dopo le impronte rilevate mercoledì scorso nei dintorni di Barcis, da una ragazza del luogo, è stato quindi confermato il ritorno del plantigrado nella periferia del comune di Claut. Le guardie forestali, comunque, invitano la popolazione a non allarmarsi. «L’orso è un animale timido e non aggressivo – hanno spiegato –. Inoltre, fugge in presenza di esseri umani e non rappresenta quindi un pericolo».

La Direzione regionale alle risorse forestali, a inizio aprile, aveva rilevato la presenza di una passeggiata di orme pure in alcune zone della Valcellina e della Val Colvera, tra Pala Barzana, malga Raut e la Val Pentina, e gli esperti avevano ipotizzato che due esemplari di orso si fossero risvegliati dal letargo. La cattura del plantigrado, per scopi scientifici, sospesa a metà dello scorso novembre, potrebbe quindi concretizzarsi di qui a poco. Nelle scorse settimane, Stefano Filacorda, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’università di Udine, che a ottobre dello scorso anno era al lavoro col Corpo forestale di Barcis e Maniago per intrappolare momentaneamente il plantigrado, aveva annunciato che era in fase di valutazione l’area in cui concentrare l’attenzione per effettuare la cattura. In regione, ci sono infatti almeno tre orsi stabili, cioè la cui presenza è costante in aree precise, tra cui quella dei rilievi del Maniaghese. Da valutare anche le modalità di cattura, che spaziano dall’impiego di lacci per le zampe a una trappola a tubo, di cui viene richiesta l’autorizzazione di utilizzo alla Regione, dove vengono inserite esche.

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