Tilatti: la Banca di Cividale resterà autonoma La videointervista

UDINE. Disposto a sobbarcarsi questo onere, ma pronto a fare un passo indietro nel caso capisse di non essere all’altezza, Graziano Tilatti, neo presidente della Banca di Cividale esordisce rassicurando: «I soci devono stare assolutamente tranquilli»
Presidente due giorni prima della sua nomina aveva dichiarato di non candidarsi, poi invece...?
«Non si riusciva a trovare un accordo. Da qui le convergenze su di me e la richiesta ufficiale».
Sarà presidente soltanto per un anno?
«Il mio mandato di consigliere scade tra dodici mesi».
E potrebbe essere rieletto?
«Si, se l’assemblea lo deciderà. Ho accettato la nomina e ringrazio per la fiducia accordatemi. Ma ho anche precisato che se non mi sentissi all’altezza farei un passo indietro».
Cosa significa non sentirsi all’altezza?
«Il compito affidatomi è di grandissima responsabilità. Un conto è pensare di essere all’altezza della medesima e un conto è confrontarsi con i problemi. Se dovessi rendermi conto di non poter reggere un tale compito...».
Sarà, ma perché tanta preoccupazione in questo suo esordio?
«La preoccupazione dipende dal momento economico, anche perchè ho la coscienza, visto che provengo dal mondo del sindacato, di avere una maggiore responsabilità di fronte all’assunzione di certi compiti e ruoli».
Banca d’Italia sarà soddisfatta della sua nomina dopo che vi aveva raccomandato di dare un segnale di svolta?
«Dopo l’ispezione ha aperto una linea di credito. Si è detta fiduciosa delle possibilità della Banca circa la possibilità di ricoprire ancora un ruolo importante. Compito del cda è consolidare questa autonomia».
L’autonomia. Una sorta di chiodo fisso della Cividale. C’è qualcuno che la mina?
«Ritengo che tutti abbiano capito l’importanza di avere un sistema del credito con testa e muscoli sul territorio perché al di là dei posti di lavoro e del rapporto coi risparmiatori, c’è anche la raccolta del risparmio che viene impegnato sul territorio come motore ed effetto moltiplicatore dello sviluppo».
Certo, ma tra i rumors, c’era anche quello che ipotizzava una cordata pronta a fagocitarvi.
«È indubbio che non tutti la pensino allo stesso modo, ma non credo sia questo il sentire della maggioranza dei soci. Alla base di questa banca ci sono famiglie, artigiani, agricoltori, professionisti. Gente che è stata prima finanziata e poi dopo aver pagato il mutuo si è fatta socia e ora utilizza la banca come cliente e crede nella funzione del credito popolare».
Voci insistenti ipotizzavano una cordata veneta per assorbirvi.
«Ci sono molti rumors. In questo contesto la fantasia è grande. Credo che ancora non ci sia questo pericolo. Gli appetiti rimarranno tali».
Esiste un rischio di commissariamento, come era stato ventilato?
«Assolutamente no perché i fondamentali sono a posto. La Banca d’Italia, come lei accennava, ha suggerito un parziale rinnovamento da attuarsi in più step. Credo che questa sia la via giusta. La maggioranza dei consiglieri è stata infatti rinnovata».
Ma teoricamente lei rappresenta il “vecchio”, o no?
«Se per vecchio intende l’età potrebbe essere. Se, invece, significa credere nei valori che nella Cividale hanno trovato alloggio (tradizione, buon senso e innovazione che hanno garantito 128 anni di storia), beh..., allora potrei anche non essere considerato vecchio».
Secondo i malevoli lei sarebbe un presidente sotto tutela, controllato. Cosa replica?
«Ho una certa indipendenza intellettuale. Credo che in una struttura a larga partecipazione di azionariato non si possa parlare di controlli. Quando mi accorgessi che questa indipendenza fosse minata sarei pronto a fare non uno, ma dieci passi indietro. Dunque, nego nel modo più assoluto di essere “tutelato”».
Presidente della Cividale e di Confartigianato. Cariche incompatibili?
«Formalmente non esiste incompatibilità, ma ho già provveduto a convocare gli organi di Confartigianato per concordare una sostituzione nel momento in cui assumerò la guida della banca. Lascio a malincuore perché il cuore è legato alla mia esperienza. Sono convinto che Confartigianato non subirà traumi».
Esiste un caso Del Piero?
«No. I due astenuti hanno anche dichiarato la disponbilità a collaborare per il futuro della banca. Nel cda non ci sono maggioranza e opposizione. C’è collaborazione a lavorare per un mix di innovazione e tradizione.
Però si era parlato anche di un chiusura cividalese a una presidenza udinese.
«Non mi sento di dirlo. Voci, probabilmente. Io dico che in questa zona non siamo così chiusi. Ora posso fare un appello»?
Prego
«Un appello anche al mondo dei media affinchè ci aiuti a sostenere il modello di Banca di credito popolare che ha come mission anche e soprattutto la difesa dei soci, delle loro famiglie, dei risparmiatori, dei dipendenti. Queste banche sono il vero motore che ha promosso e sostenuto lo sviluppo della regione anche in termini di coesione e sono state determinanti nella ricostruzione post bellica, nel post terremoto e da inizio crisi 2008».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto