“The Special Need”, a Enea i tremila applausi di Locarno

Ogni metro di vita, di una nuova vita, è una rivelazione. Nulla di già sperimentato nel suo percorso di ragazzo autistico, con gli occhi pieni di voglia, i gesti ampi, un desiderio fermo di riempire le tasche con l’esperienza che a lui manca: la donna.
Ha trent’anni, Enea, vive in un paesino friulano e ha un paio di Amici, non solamente amici della domenica, Carlo e Alex. Una cinepresa lo seguirà, li seguirà tutti e tre, in un on the road inusuale, vero da morire e sempre con bilancino perfettamente teso sulle frequenze del buon senso cinematografico. Stai un attimo a scivolare.
Pellicola fatta e finita. S’intitola The Special Need. Un demo finì a inizio anno sulla scrivania dei manovratori del Festival di Locarno. Quando ormai pareva operazione annullata, squilla il cellulare di Carlo Zoratti, il regista: è un sì molto svizzero: «Sarete in concorso».
È di ieri la première, il tempo passa e dai tentativi alla proiezione se ne sono andati già mesi. Sfila il rullo finale, la platea dei tremila si sgola e applaude.
Una vera ovazione. È docu-film, definiamolo così. Il copione iniziale è una sequenza di tracce, il dialogo si farà girando. Enea non usa filtri, non li potrebbe usare. Non li sa usare, né modulare. «Mi piacerebbe avere una ragazza, mi manca l’amore».
Gioca con una figurina di carta ritagliata da un settimanale. La modella diventa Caterina. «Io con lei ci dormo sopra», è orgoglioso Enea della conquista. Se la rigira fra le mani mentre si allena a un approccio. Alcuni autentici, con pupe di passaggio, sono falliti.
Carlo Zoratti, il deus ex machina della faccenda, e la produttrice Erica Barbiani, entrambi sventolano bandiera friulana, avevano una bella emozione addosso. «Speravamo risultasse un viaggio di autodeterminazione, ovvero nessuna costrizione, nessun trucco, nessuna finta, nessuna forzatura, soprattutto. Uno solo a decidere che fare, dove andare. E il pubblico l’ha colto. Commuovendosi. Oggi si deciderà il Pardo d’oro. Non ci pensiamo, ma facciamo fatica a non farlo».
A tratti pare un film. La cura della forma. Enea non è proprio colto dall’imbarazzo, si lascia condurre non guardando mai in macchina. Vive la sua special story con la naturalezza di un bimbo davanti al Lego. Costruisce immagini future, va a vedere come potrebbe essere. Alle volte torna pure indietro, non è convinto. Sente il momento dell’amore, lo vorrebbe fare; toccare, esplorare, accarezzare. I ragazzi lo stimolano: «Vuoi una donna o la donna?».
Questo non lo sa. Via, partenza. Valigie piene, qualche zaino, il furgone è accesso, basta schiacciare il pedale. L’andare aiuta, l’Austria è vicina e qualche locale, di quelli riempiti con tante belle signorine accondiscendenti, potrebbe aiutarlo. La svolta. «Devi scegliere, Enea. Oppure ce ne andiamo, ma sappi che lei sarà tua per mezz’ora, non per sempre», lo pizzicano Carlo e Alex. Forse è un per sempre che cerca. Muso verso la Germania: un centro professionale con assistenti sessuali è una manna. Il giovanotto è una successione gioiosa di hurrà. Sperimenterà il farsi sfiorare e l’abbraccio caldo a pelle nuda. «Ma il mio grillo nella farfallina non ce l’ho voluto mettere. Ute non sarebbe mai venuta via con me».
Enea ora sa. «Ragazzi dovete aiutarmi ancora. Adesso troviamo una fidanzata». Tratto distintivo, nulla è artefatto o posticcio. Locarno non trattiene l’entusiasmo. Oggi, si diceva, il Pardo d’oro avrà un padrone. Due anni fa L’estate di Giacomo - marchiato Friuli con la zampa del Fondo per l’audiovisivo - trovò gloria. Questa è un terra fertile al cinema, non dimentichiamolo.
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