Terremoto, l’aiuto dei friulani nei paesi distrutti dell'Italia centrale

Il viaggio della delegazione Fvg tra le montagne umbre. Scelto il nome della stalla donata: sarà Carnia Fidelis

NORCIA. Arrampicati sulle montagne, Campi, Cascia e Preci sono paesi ridotti a brandelli. In questi luoghi il terremoto ha colpito senza pietà. I sindaci sono preoccupati, hanno bisogno di certezze per dare un segnale di speranza alla gente impaurita che potrebbe scegliere di vivere altrove.

I primi cittadini non possono permettersi di perdere abitanti ecco perché chiedono di destinare gli aiuti raccolti anche in Friuli, al restauro dei beni culturali diventati nel tempo il vero motore delle attività produttive della zona. Basti pensare che Preci, un comune di 670 anime e 18 frazioni, prima del sisma registrava circa 60 mila presenze l’anno.

Norcia lo scorso agosto stava per raggiungere il record dei record, ma quelle maledette scosse hanno distrutto ogni prospettiva. Sotto i crolli e le macerie sembra di non vedere futuro, nella realtà invece qui si respira tanta voglia di rinascita.

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La delegazione del Friuli Venezia Giulia con in testa il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, e la collega dell’Umbria, Donatella Porzi, ha portato un messaggio di speranza toccando con mano realtà dove i riflettori stentano ad arrivare.

«Sono i comuni sui quali il terremoto dello scorso ottobre ha aggravato i danni a tal punto da compromettere la permanenza stessa delle comunità e le condizioni economiche legate al turismo.

La visita ha avuto un significato puntuale che è quello di dedicare alla Valnerina e a Norcia una proposta di solidarietà mirata perché - spiega Iacop - se, 40 anni fa, in Friuli si era sviluppato il concetto prima le industrie poi le case e le chiese, qui bisogna prevedere prima il recupero dei bene artistici. È urgente riaprire le chiese».

Lunedì 6 marzo il viaggio è iniziato a Cascia, la città di Santa Rita a cui in queste ore si rivolgono in molti. Il sindaco, Gino Emili, accoglie i colleghi friulani in municipio, di fronte al tendone adibito a chiesa.

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Emili ha avuto modo di conoscere il modello Friuli in fase poco più che embrionale nel 1979 quando la terra tremò anche a Cascia.

Ricostruirono ma 20 anni dopo quando nessuno pensava che potesse capitare ancora, il terremoto è tornato a farsi sentire. La scorsa estate è successo un’altra volta. Pare proprio che la faglia si muova mediamente ogni 20 anni.

Questo fatto ha evitato i morti, ma non ha risparmiato le costruzioni degli anni Sessanta che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono inagibili. Stessa sorte è toccata alle chiese, compresa la basilica di Santa Rita che con sforzi enormI è già stata riaperta.

La basilica di Santa Rita

A metà mattina la delegazione raggiunge il santuario. Viene accolta dal rettore, padre Bernardino Pinceroli, il quale chiarisce subito che fino a pochi mesi fa anche questa era una zona rossa: «Ci è stata concessa l’accessibilità solo nella parte della cappella di Santa Rita, e ora dopo aver messo in sicurezza la cupola inizieremo i lavori».

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Padre Pinceroli è convinto che il terremoto favorirà la collaborazione tra le comunità come accadde in Friuli: «Questo - sottolinea - è il messaggio più bello che mi portate». Qualche minuto ancora, il tempo di apprezzare la veduta sulla Valnerina e poi di nuovo a Norcia.

La filiera del legno Fvg

L’appuntamento è alle porte della città di San Benedetto, dove a giorni partirà la costruzione del centro polifunzionale progettato dall’architetto Stefano Boeri. Stiamo parlando del cantiere finanziato con la raccolta fondi organizzata dal Corriere della Sera e dal TgLa7.

Il direttore del cantiere, Mauro Del Benetti, di Tricesimo e l’architetto dello studio Boeri, Corrado Longa, stanno per incontrare il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, e ricevere il permesso a costruire. Il cartello di cantiere è pronto e Longa spiega perché la scelta è caduta sul legname della Carnia.

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«L’architetto Boeri ha grande stima della Filiera del legno Fvg. Questo tipo di prodotto è già stato testato nella mensa di Amatrice, una struttura che sta reagendo bene alle scosse». L’abbinamento legno-vetro concilia il rapporto tra la natura e l’uomo.

E in Umbria, dove la terra trema spesso, c’è un gran bisogno di capire la natura. Nell’ufficio tecnico arriva pure Vincenzo Bianconi, un albergatore (la sua famiglia è impegnata in questo settore dal 1850) con una gran voglia di ripartire se non altro per evitare di perdere i dipendenti più bravi.

Prima del sisma dava da lavorare a 88 persone e ad altri 150 stagionali, oggi ne conta appena 55. Gli altri sono in Cassa integrazione. Qualcuno ha trovato occupazione altrove.

Carnia Fidelis

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Carnia Fidelis è il nome attribuito alla stalla donata dai comuni di Arta Terme, Zuglio, Cercivento, Sutrio, Ravascletto, Paluzza, Treppo Carnico, Ligosullo, Paularo e dall’Uti a un allevatore con l’azienda distrutta a Castelluccio. Mauro De Cillia, Amato Puntl, Dino Plazzotta, Sereno Puntel, Bortolotti Natalino, Luciano Plazzotta, Livio Casanova, e Primus Giusto, gli artigiani che non esitano a impegnare una parte del loro tempo per aiutare i terremotati, l’hanno deciso lunedì mattina, mentre attendevano l’arrivo dei Tir carichi di materiali.

È quasi mezzogiorno quando la delegazione giunge a Fontevena, la piccola frazione di Norcia dove è in corso la costruzione della stalla. Le nuvole coprono il cielo e il vento muove la bandiera del Friuli.

È stata issata poco distante dalla piattaforma sulla quale Luciano Plazzotta, l’anima del progetto, fa il punto della situazione.

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Riceve i complimenti dei sindaci di Arta Terme e Ravascletto, Martin Peresson ed Ermes De Crignis, e stringe la mano al direttore della Cia Umbria, Catia Mariani.

La loro è un’amicizia nata 20 anni fa, in occasione del precedente sisma che mise in ginocchio altre realtà. C’è anche Emiliano Brandimarte, l’allevatore che non vede l’ora di ricevere la stalla per alloggiare i 60 cavalli rimasti senza casa.

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«È una cosa inaspettata, non avrei mai pensato che a tanti chilometri di distanza qualcuno, come Luciano, trovasse il modo di costruire una stalla e di farla arrivare qui», afferma lasciando trasparire un velo di commozione.

E se l’obiettivo è ripartire non poteva mancare il brindisi beneaugurante. I calici sono stati alzati rigorosamente all’esterno del cantiere. Il grazie è sentito anche perché qui si comprende che la montagna, in questo caso la Carnia, tende la mano a un’altra montagna con gli stessi sogni e le stesse difficoltà.

Sala consiliare Norcia

Con il cuore pieno di speranza, la delegazione torna a Norcia. Fa un sopralluogo nella sala consiliare dove saranno impegnate le raccolte fondi effettuate a Gemona, Torreano di Cividale, Corno di Rosazzo e Castions di Strada.

Il restauro della sala e degli arazzi antichi che coprivano le pareti richiede un investimento di circa 150 mila euro.

«Siamo gemellati con una cittadina francese che ci ha messo a disposizione per i terremotati 3.500 euro. Sono stati raccolti in un’unica sera», rivela il sindaco di Torreano, Roberto Sabbadini, mentre il collega di Castions di Strada, Roberto Gorzo, spiega il legame che unisce la sua comunità all’Umbria fin dalla prima guerra mondiale quando il tenente Augusto Piersanti di Norcia combatteva sulle montagne del Friuli.

Donerà 6 mila euro. Da buon imprenditore, infine, il sindaco di Corno di Rosazzo, Daniele Puschiol, è disponibile a fornire le sedie anche in altri locali. Il sopralluogo dura il tempo di indossare la fascia tricolore e di scattare una foto simbolo che sancisce il patto di solidarietà.

Campi

Lasciata Norcia, la delegazione raggiunge Campi, una frazione autogestita dalla locale Pro Loco. Roberto Sbriccioli, il suo presidente, è l’anima del luogo. Il 24 agosto aveva appena inaugurato una struttura in legno pensata per l’intrattenimento.

La terrà ha tremato e quella struttura è diventata la casa di tutti. Campi fa impressione. Nel borgo storico non si entra, è zona rossa. Ci sono solo macerie. Prima del sisma vivevano cinque famiglie e tanti proprietari di seconde case. Anche qui c’è bisogno di aiuto per ricominciare.

I primi a dirlo sono i vigili del fuoco. Una squadra è scesa dal Friuli ed è stata incaricata di mettere in sicurezza il campanile per rimuovere le campane. Campi vuole rinascere e cerca possibili sostenitori per realizzare un progetto turistico da 4 milioni di euro.

La basilica di Sant’Utizio

Era un luogo di pace e di bellezza, ora trasmette solo disperazione. Il sindaco di Preci, Pietro Bellini, è preoccupato perché il costone su cui giace il complesso religioso è pericolante. «Dobbiamo recuperare i defunti e non possiamo muoverci con i mezzi meccanici», spiega buttando lo sguardo sulla frazione di Acquaro. Poche case in cima alla montagna che rischia di franare. Bellini non sa se potrà ricostruire quelle case lassù.

Preci

Anche a Preci i danni sono ingenti. Il terremoto ha distrutto pure il museo della storica scuola chirurgica fondata da 30 famiglie di medici nel 1400. Il sindaco Bellini sta lavorando per creare una rete di protezione civile e lamenta le troppe lungaggini con le quali fa i conti ogni giorno nella programmazione degli interventi.

«Molti saranno finanziati con fondi europei, ma non si rendono conto che la rendicontazione obbligatoria allungherà i tempi. Questo fatto - aggiunge - cozza con la necessità di alleggerire la burocrazia».

E se il sindaco di Gemona, Paolo Urbani, gli consiglia di non delegare ad altri le decisioni e di difendere sempre e comunque l’autonomia dei Comuni e della Regione, la presidente Porzi lancia un messaggio importante.

«Dell’Umbria non deve passare l’immagine di una regione segnata dal terremoto: nonostante i danni importanti era e resta un luogo di attrazione». La delegazione del Friuli Venezia Giulia ha colto la richiesta di aiuto e si prepara a continuare a fare la sua parte.

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