Sventola la bandiera gay, bufera sul Comune di Udine

L’opposizione contro la scelta di Honsell di esporre il vessillo. Ma anche il vicepresidente del consiglio Della Rossa dice no

UDINE. «La bandiera dei gay non è ammessa a palazzo D’Aronco». Il centrodestra lo urla e il vice presidente del consiglio comunale, Franco Della Rossa, gli va dietro ricordando che sui pennoni del municipio non possono sventolare tutte le bandiere.

Il già candidato sindaco, Adriano Ioan, invece, ritiene che l’esposizione della bandiera arcobaleno sia troppo anche per «gli elettori di Honsell che si è presentato alle elezioni con un programma che non prevedeva questo tipo di azione. Se Honsell vuole essere il sindaco dei diritti civili si dimetta e si ripresenti dicendo che, se sarà rieletto, si concentrerà sui diritti civili».

All’indomani della presentazione di Udine Rainbow, il programma pensato dalla commissione Pari opportunità per celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia, a palazzo D’Aronco infuria la polemica.

Il primo a rispolverare il cerimoniale di Stato sul sito del Governo, il documento che indica quali bandiere possono essere esposte sui palazzi istituzionali, è stato Vincenzo Tanzi (Fi) affidando a un tweet la risposta: «Un sindaco non può esporre sul municipio bandiere o simboli di associazioni che non hanno valore pubblico», scrive sottolineando che la bandiera dei gay «non può essere affiancata al tricolore tutelato dalla Costituzione».

Questa è anche la tesi del decano del consiglio comunale Della Rossa, nonché rappresentante di “Innovare”, la lista civica del sindaco: «Le bandiere che possono sventolare su palazzo D’Aronco sono indicate dalla legge. Agli atti della segreteria ci sono regolamenti e cerimoniali che vanno rispettati», tuona il vicepresidente del consiglio comunale che ha già avuto modo di bocciare la trascrizione dei matrimonio gay contestando l’accoglienza riservata da Honsell ad Adele Palmeri e Ingrid Owens quando le ricevette proprio a palazzo D’Aronco.

Serracchiani firma contro l’omofobia
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Senza entrare nel merito delle motivazioni che spingono, chi, diversamente da lui, sollecita il riconoscimento delle coppie gay, Della Rossa invita i rappresentanti delle istituzioni a salvaguardare i principi e la forma.

Durissimo Ioan che coglie al balzo la prevista esposizione della bandiera gay per invitare Honsell a lasciare lo scranno. «Deve dire agli udinesi “mi concentrerò a fare il sindaco sulla difesa dei diritti civili dopodiché saranno gli udinesi a dire o meno “ci piace un sindaco così”. Nel suo programma non c’è una riga sui diritti civili».

Dello stesso avviso Natale Zaccuri (Identità civica) secondo il quale l’esposizione della bandiera arcobaleno «è una scelta di chiara faziosità, che esula dal profilo istituzionale che il sindaco rappresenta». Si tratta, sempre secondo Zaccuri «di un altro tentativo di Honsell con l’evidente auspicio che Udine diventi anche Città simbolo della lotta contro l’omofobia».

Pur rispettando le parti, l’altro decano del consiglio ricorda che «da tempo Honsell non perde occasione per mostrare quella particolare sensibilità che, nonostante la mancanza di una legge organica nazionale, oggi esprime.

Se proprio egli crede in ciò che dice, lasci pure il ruolo che riveste, rinnovi il programma elettorale e si presenti al vaglio degli elettori. Quella è la “prova provata” di una scelta personale e popolare che, qualora condivisa, in nome della democrazia, sarebbe da rispettare».

Altrettanto duro il vice segretario regionale della Lega, Alessandro Ciani, quando definisce «scandaloso» l’utilizzo del palazzo del Comune per esporre la bandiera arcobaleno, a presunta tutela dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Palazzo d'Aronco appartiene a tutti i cittadini e non all’estrema sinistra che governa la città».

«Fa sorridere - continua Ciani - che il presidente di Arcigay definisca Udine “città della civiltà”: per noi, una città civile è quella che tutela i propri cittadini, che risponde ai problemi della gente e che garantisce servizi efficienti».

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