Stranieri in una società senza valori e morale
L’omicidio dell’imprenditore giapponese Shimpei Tominaga ha sconvolto la città di Udine e il Friuli. Depositate le motivazioni del Gup: è stato ucciso senza un motivo


«Scappa, scappa, scappa», le ultime parole di Shimpei Tominaga. Poi il colpo. Il pugno violento che lo catapulta a terra e che lo porterà via per sempre. Uccidere per strada una persona, senza una ragione. Fin dove si spinge la cieca violenza di un ragazzo?
Faceva caldo quel sabato notte tra il 21 e il 22 giugno 2024. In città, dopo le tre di notte, c’era ancora gente. Come accade in estate in una città di provincia. Il gruppo di tre ragazzi incrocia e chiede informazioni ad altri, passano alle mani, scappano, corrono, e la tranquilla serata diventa brutalità, ferocia, aggressione. Riparano in un locale e chiedono aiuto. «Chiama subito, chiama subito», dice Tominaga rivolgendosi al dipendente del locale. «Ma chiama cosa, cinese de m...., magnamostri».
La città rimane sconvolta. Il Friuli e Udine non sono così, ci si giustificò. La camera ardente in municipio per manifestare vicinanza alla famiglia e il dolore e il cordoglio della comunità. Centinaia di persone all’addio. Gli esami di coscienza sul fatto, le discussioni sulla città che diventa lo scenario di un’aggressione mortale proiettato in tutta Italia.
Anche la letteratura ha offerto personaggi killer apparentemente senza un perché come il protagonista dello “Straniero” di Albert Camus. Il giovane impiegato Patrice Mersault ammazzò per strada un arabo dopo una lite. Con i giudici si giustificò che c’era troppo sole, un sole accecante: «Dietro a me si addossava tutta una spiaggia vibrante di sole. Tutte le vene mi battevano insieme sotto la pelle. A causa di quel bruciore che non potevo più sopportare ho fatto un movimento in avanti».
Dopo avere sparato quattro colpi verso la vittima, disse ai giurati, «sentii di essermi scrollato via il sudore e il sole».
Che motivazione è? Nessuna. Tanto che chi assiste al processo ride.
Davanti alla morte non c’è nulla da ridere. Davanti a una morte provocata da tanta violenza sale la rabbia e ci si ripete che non si può morire così. «Senza un motivo», appunto, come dicono le carte del processo. Il ragazzo che ha colpito Shimpei non aveva alcun motivo per farlo. Ha alzato le mani ed è diventato il suo killer, immaginando di vivere fuori dalla realtà, nel mondo ovattato e inesistente dei videogiochi. Un mondo dove non ci sono conseguenze. Un figlio senza il padre. Una moglie senza un marito. Per un pugno, con le conseguenze penali che il ragazzo ha e avrà per tutta la vita (anche la sua rovinata).
Alla domanda: qual è il valore della vita? Sappiamo rispondere nel rispetto di tutte le vite? C’è la percezione dell’assurdità? E la consapevolezza dell’alienazione sociale?
Sempre a Udine, il 13 settembre 2013 Nicola Garbino uccise la praticante avvocato Silvia Gobbato mentre faceva jogging lungo l’ippovia del Cormor. Non si conoscevano. Ancora senza motivo.
Bruno Macchi, reo confesso dell’omicidio del 56enne senzatetto Luca Tisi, avvenuto il 15 aprile 2023, è stato condannato all’ergastolo. Colpì il clochard con 85 coltellate mentre dormiva, manifestando la voglia di uccidere qualcuno.
Senza nessun motivo.
Come lo “Straniero” di Camus. Ma non siamo tra le pagine di un libro che ha vinto il Nobel. Stranieri forse sì, rispetto al mondo che ci circonda e alla società di cui non vediamo né i valori né la morale.
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