TRIESTE Un mistero ancora fitto, almeno sul fronte del movente, meno su quello del presunto killer. È l’assassinio-choc dello storico William Klinger, 42 anni, nato a Fiume ma residente a Gradisca d’Isonzo, uno dei più brillanti studiosi della guerra partigiana e della Jugoslavia titina, della questione fiumana e adriatica, dei nazionalismi balcanici e dell’irredentismo, ammazzato in circostanze quanto meno oscure a New York, sabato scorso.
Lo storico gradiscano Klinger spiega le sue scelte
Le prime notizie sull’omicidio di Klinger erano iniziate a circolare nella Grande Mela il 31 gennaio, il giorno del delitto. La televisione newyorkese “Pix 11” nella serata di sabato aveva infatti raccontato di uno strano caso di assassinio all’Astoria Park, un bel parco pubblico del Queens, sulle rive dell’East River.
Una madre aveva approfittato della giornata fredda e nevosa per portare i suoi bimbi a divertirsi sulle slitte. Ma vicino al laghetto al centro del parco la donna aveva subito intravisto qualcosa, il corpo inanimato di un maschio bianco.
Maschio, aveva chiarito la Tv in un breve servizio, che era stato raggiunto da due colpi di pistola, «uno alla schiena e uno alla nuca». Immediato l’intervento della polizia e di un’ambulanza. Inutili i soccorsi. L’uomo, ancora senza identità, era stato trasportato al vicino ospedale di Elmhurst, «dove è stato dichiarato morto».
Altre informazioni sono circolate successivamente su altri media newyorkesi, che hanno fatto per la prima volta il nome di William Klinger. Media come il New York Daily News, che attraverso il blog dedicato al «crimine e alla sicurezza» nella metropoli americana, “The Shack”, ha offerto maggiori dettagli sull’omicidio. “The Shack” ha confermato che «un 42enne», William Klinger, è «stato ucciso in un parco del Queen sabato» con un colpo d’arma da fuoco alla testa.
Gli inquirenti non hanno ancora rivelato «un possibile movente», ma gli stessi poliziotti intervenuti sulla scena del delitto, parlando con alcuni residenti choccati dal delitto e accorsi sul luogo, hanno voluto specificare che «non sembra che Klinger sia stato derubato».
Altro dettaglio importante fornito dal Daily News – che dà l’impressione di non credere all’ipotesi dell’esecuzione suggerita dal colpo alla nuca – è che «i paramedici intervenuti» assieme alla polizia «hanno portato d’urgenza Klinger all’ospedale Elmhurst».
Solo all’arrivo in clinica lo storico «è deceduto per le ferite». Impossibile, però, verificare la veridicità di quest’ultima informazione.
«A causa delle leggi sulla privacy dei pazienti non sono in grado di fornire informazioni» sulle condizioni di Klinger al suo arrivo in ospedale, nel senso di chiarire se fosse già morto o meno, la replica via email di Atiya Butler, responsabile dei rapporti con la stampa all’ospedale di Elmhurst.
Ma se i contorni del delitto rimangono ancora confusi, ieri – quando in Italia era mattina - è stata resa nota l’identità del presunto omicida. Lo ha fatto il 114esimo distretto, che ha la giurisdizione sul quartiere attorno all’Astoria, annunciando un «update» sul caso dell’omicidio Klinger.
Via Twitter, il “precint” ha fatto sapere con un breve cinguettio che «grazie a Det Rein», uno degli investigatori che si occupava del caso, e all’«intera squadra» del distretto «il presunto killer è stato arrestato».
Per aver maggiori informazioni, spiegano all’ufficio dei detective del “114th precint”, chiamate il quartier generale della NYPD. E lì, al telefono, la voce di un funzionario parla e racconta.
Riferisce che ieri mattina, «alle sei e venti» ora di New York, è stato effettuato un fermo nei confronti di una persona sospettata di aver ucciso Klinger. Persona che sarà accusata di «omicidio» di secondo grado, possesso illegale di un’arma e distruzione di prove fisiche».
Qualche dettaglio sul movente? «No», non si sbilancia la NYPD. Che però poi rivela altri particolari. Come il nome dell’arrestato.
Si tratta di tal «Alexander Bonich, 49 anni, cittadino americano», residente nel Queens, nei dintorni della 25esima strada, non distante dal luogo del delitto. Quali i rapporti tra la vittima e il presunto assassino? «Erano amici», risponde la polizia di New York.
Pure al consolato generale italiano nella “Grande Mela” le informazioni sono ancora scarse. «Come consolato siamo in contatto con le autorità di polizia e con la famiglia, a cui offriamo tutta l’assistenza che può essere necessaria in questi casi», risponde il Console Aggiunto Dino Sorrentino.
«Sappiamo come lei che è stato arrestato un sospetto, ma altri dettagli», anche «sul movente, per ora non ci sono» aggiunge. Comunque, visto il poco tempo che gli investigatori newyorkesi hanno impiegato per mettere le mani sul presunto assassino, anche il rebus delle motivazioni del delitto, è la speranza di chi segue il caso con apprensione, potrebbe trovare una soluzione a breve.