«Grande studioso, innamorato di Fiume»

I colleghi del centro di ricerche storiche di Rovigno ricordano Klinger come una persona vulcanica

FIUME. Amava tanto la sua città e ne rappresentava alla perfezione il volto mitteleuropeo, avendo nel sangue la miscela tipica della gente che vive in riva al Quarnero. Origini italiane e croate, unite nel suo caso a radici tedesche: anche da qui il forte interesse nei riguardi della storia di Fiume, una storia spesso e volentieri sottaciuta, distorta, violentata.

A William Klinger piaceva addentrarsi nelle pagine sconosciute, misteriose della città di San Vito, per fare luce su aspetti di cui pochissimi, forse nessuno, sapeva qualcosa. Per questo modo di agire, di proporsi, di studiare e rivelare, Klinger era da anni un più che apprezzato collaboratore del Centro di Ricerche storiche di Rovigno, tra le istituzioni di maggior prestigio della Comunità nazionale italiana di Istria, Fiume e Dalmazia.

La notizia della tragica morte ha colpito profondamente il suo direttore Giovanni Radossi: «Sono e siamo stati fulminati dall’aver appreso che William non c’e’ più. È una di quelle notizie che ti lasciano impietrito. Avevo visto Klinger non più di una settimana fa in quanto veniva regolarmente a Rovigno per questa collaborazione part-time che durava da ormai 6 anni. Ha lasciato una traccia consistente, grazie alla decina di contributi per i nostri periodici del nostro istituto, gli Atti e i Quaderni. Era vulcanico, pieno di energia, una luminosa speranza per la nostra Comunità nazionale».

Amava trattare, spiega Radossi, temi disparati, con il ’900 che era comunque il suo argomento preferito, specie i due dopoguerra. Con passione e notevole senso di ricerca, quasi per sfida, riusciva a sollevare i veli della storia poco o punto nota di Fiume e in particolar modo quanto avveniva tra la fine del ’700 e gli inizi dell’‘800. Poteva lavorare senza barriere perchè conosceva ben 8 lingue, tra cui l’ungherese, una lingua sicuramente non facile da apprendere e parlare, ma che ha accompagnato le vicende di Fiume per lunghi decenni.

«Noi comunicavamo in italiano – aggiunge Radossi – e anzi per la precisione parlavamo in dialetto veneto, cioè in fiumano e istriano. Abbiamo perso un interlocutore unico. Del resto pubblicheremo due sue opere entro il prossimo autunno, mentre in questi mesi stavamo preparando un lavoro sulla trasformazioni di Fiume da porto a città».

Padre fiumano e madre di Laurana, William aveva vissuto nel rione di Potok con la nonna paterna, frequentando a Fiume l’elementare italiana Dolac e l’ex Liceo italiano, indirizzo culturale artistico. La sua professoressa di matematica, Erminia Sluga, lo ricorda come un ragazzo tranquillo, un po’ ritirato e chiuso.

Patrizia Lalic, giornalista della Voce del Popolo, era stata sua compagna di classe alla Scuola media superiore italiana: «Era un ragazzo particolare, ricordo che gli piaceva disegnare navi da guerra, ma al di sopra di tutto vi era il suo forte interesse verso la storiografia».

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