Stato e mafia raccontati da Marco Travaglio Dalle stragi fino a Mani Pulite e all’arresto di Riina

ISTITUTO TECNICO CECONI. Marco Travaglio si è servito di una grande dose di umorismo al Giovanni da Udine per raccontare dei fatti molto inquietanti, come quelli che compongono la trattativa fra lo...
Di Damiano Paoletti

ISTITUTO TECNICO CECONI. Marco Travaglio si è servito di una grande dose di umorismo al Giovanni da Udine per raccontare dei fatti molto inquietanti, come quelli che compongono la trattativa fra lo stato e la mafia. Questo, però, non è un problema perchè la storia di Tangentopoli si è sviluppata al limite tra il reale e l'irreale, dove la regola di questo gioco è stata solo una: "chi tace si tiene la poltrona, chi parla si alza e toglie il disturbo", quel disturbo che non avrebbe permesso all'ex capo mafia Riina di dettare le regole di una partita non ancora finita e che permise il susseguirsi di situazioni al limite del credibile e che portarono ad una realtà dove i soldi prevalgono sui valori della società.

Un anno cruciale fu il '92 in cui persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino, entrambi uccisi insieme alle loro scorte, e nello stesso anno iniziò l'azione giudiziaria di Mani Pulite da parte del pool di magistrati della procura di Milano, che si estese poi in tutta l'Italia. Nella lotta alla mafia, invece, diversi pentiti rivelarono che funzionari dello Stato proposero a Totò Riina di terminare le stragi mafiose costituendosi con i suoi "uomini di fiducia" alle forze dell'ordine. In cambio lo Stato avrebbe assicurato agli esponenti di Cosa Nostra un futuro sereno per le loro famiglie. Riina non accettò l'offerta, ma non si limitò a questo, decise di organizzare l'omicidio di Borsellino che avrebbe preso il nome di: "strage di via Amelio". Il boss venne arrestato nel '93 dalla squadra speciale ROS dopo alcuni anni di latitanza.

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