Spot sexy, l’università di Udine si dissocia

Dopo la pubblicazione dei décolleté sui social, un boom di reazioni. E c’è chi dice: «Solo goliardia»

UDINE. Il virus della sexy sfida tra università ha contagiato anche Udine, ma dopo solo un paio di giorni il tormentone sulla pagina “Spotted” di Facebook friulana, quella solitamente utilizzata dagli studenti per dichiarare il proprio amore in anonimato, ha preso un’altra piega, decisamente più goliardica, e al posto di décolleté e “lati B”, ora, a promuovere l’ateneo, spuntano anche video di pettorali maschili, immagini di piedi, gambe e fotomontaggi di personaggi anche famosi.

A colpi di décolleté per promuovere la propria università

L’hashtag “#escile” ha fatto letteralmente impazzire diversi universitari in giro per l’Italia, a colpi di immagini di seni postate da anonimi, ma la moda a Udine sembra già essere tramontata, dopo aver suscitato le prime reazioni e aver acceso il dibattito sull’uso - per più di qualcuno improprio – del corpo femminile per lanciare un messaggio.

A dissociarsi per prima dall’iniziativa è la stessa università di Udine: «Questi giochi goliardici non hanno nulla a che vedere con quanto insegnato in aula», precisa Renata Kodilja, docente dell’ateneo e delegata per le Pari opportunità e presidente dell’omonimo Comitato unico di garanzia, che lo scorso novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, era stata tra le organizzatrici proprio di uno workshop dedicato all’oggettivazione del corpo femminile.

Sia chiaro, l’episodio non reca alcun danno all’immagine e alla reputazione dell’ateneo, essendo partito dagli studenti, ma il fenomeno, secondo Kodilja va rivisto sotto un’altra prospettiva. «Un’iniziativa leggera e frivola, sicuramente senza cattive intenzioni – sottolinea la docente –, ma è bene sensibilizzare i giovani e responsabilizzarli sulla tematica, perché l’oggettivazione del corpo non è una pratica edificante, ma piuttosto mortificante».

Sulla stessa lunghezza d’onda Chiara Gallo, dell’associazione “Se non ora quando”, secondo la quale l’episodio fa emergere la necessità di «prendere atto di come la nostra società e i nostri giovani si prestino all’utilizzo improprio di loro stessi». Una forma di esibizionismo che poi, prosegue Gallo, assume maggior rilevanza con l’utilizzo dei social, pane quotidiano per le generazioni 2.0.

Cinzia Del Torre, assessore comunale alle Pari opportunità, commenta l’accaduto riprendendo una celebre frase di Rita Levi Montalcini: «Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno avuto bisogno di mostrare altro se non la propria intelligenza».

Senza bigottismi - aggiunge Del Torre - mi pare che un’università dovrebbe essere pubblicizzata mostrando ben altro che il corpo di studenti e studentesse». Ancora una volta, è la sintesi dei tre pensieri, il corpo femminile viene quindi utilizzato in maniera inappropriata e “strumentalizzato” per esprimere concetti e passare contenuti. Non la pensano tutti così, però, quegli studenti che sulla pagina Facebook si sono sbizzarriti in commenti e dibattiti sull’accaduto.

Da chi - non mancano i maschi - chiama in causa concetti quali rispetto della donna, volgarità, esibizionismo, a chi ritiene le immagini poco decorose, si aggiungono i più divertiti, quelli che definiscono il tormentone una “cavolata”, e chi difende la propria posizione femminile, per nulla intaccata da un gioco frivolo.

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