La memoria e l’orgoglio della comunità: così abbiamo costruito il futuro

Nel silenzio della commemorazione, il ricordo del sisma del 1976 si fa forza collettiva: un’eredità di dolore e rinascita che unisce le generazioni e guida la comunità verso domani.

Barbara Zilli

Scenderà la sera anche stasera sul Friuli e sarà di silenzio, dolore e ricordo. Il silenzio scandito dai rintocchi delle campane a morto e che urla ancora nei nostri cuori e in tutti quelli che hanno vissuto la tragedia del terremoto del 1976.

Ancora dopo 49 anni. Si sono attutite le grida e le voci di dolore, gli echi delle ruspe ma non si è spento il ricordo, che non è memoria passata di ciò che è avvenuto, lontano nel tempo, ma che è risorsa.

Il Friuli ricorda la tragedia: 49 anni fa il terremoto che causò quasi mille vittime
La prima pagina del Messaggero Veneto

Ogni volta che ricordiamo e onoriamo i nostri morti, rendendo tributo di riconoscenza a chi c’era e all’orgoglio di una comunità che si è fatta forte, noi ricostruiamo.

Ricostruiamo la consapevolezza di appartenere a un popolo umile e instancabile, che ha portato in ogni angolo del mondo la cultura del lavoro e la nostalgia delle radici.

Ricostruiamo la forza di reazione trovata allora nel dramma dei quasi mille morti che ha dato vita al modello Friuli e che è stata essenziale nei momenti di crisi e di difficoltà che si sono ripresentati lungo questi decenni.

Ecco che allora il nostro commemorare le vittime e rendere onore all’immensa solidarietà ricevuta, diventa un passo fondamentale per progettare il futuro del nostro Friuli, perché la memoria non perda il contatto con la realtà, bensì ci guidi nella costruzione del domani. È questo l’unico modo per guardare avanti in maniera consapevole e attenta e per consegnare quindi il testimone ai giovani, perché continuino questo processo di crescita.

Il sisma del 1976 poteva cancellare tutto: i mattoni delle case, i ciottoli delle strade, le pietre dei muri perimetrali, le fontane delle piazze, i campanili, le botteghe, paesi interi… la storia, la consapevolezza, le certezze, la cultura. Al contrario, ha innescato qualcosa di nuovo, che ha preso forza da ciò che era il Friuli prima di quella terribile scossa per costruire una terra rinnovata, che poggia salda sulle proprie radici e, appunto, sulla memoria.

Una linfa che continua a scorrere e che si palesa nel desiderio - in un mondo sempre più frenetico e omologante - di rivendicare le origini e di esserne fieri.

Allora ad essere vincente fu lo spirito di comunità che i nostri padri hanno sublimato al punto da far diventare la ricostruzione un modello corale, grazie alla competenza e al saper fare che da sempre hanno caratterizzato le nostre maestranze, condite con lo spirito innato di sacrificio, l’orgoglio e la caparbietà di chi voleva rialzarsi subito.

Siamo alla vigilia di un anniversario che ci porterà inevitabilmente a chiudere il cerchio. Sono sicura che potremo guardare indietro senza timore, forti di una memoria che ci rafforza e dell’orgoglio di una comunità rinata che quotidianamente lavora alacremente per far valere la propria identità di uomini e donne tenaci e fieri, che vogliono lasciare ai più giovani un’eredità di cui andare sempre più orgogliosi. A loro, che hanno innata la forza e la consapevolezza di essere eredi del Friuli di ieri e di esserne protagonisti, il prossimo anno idealmente affideremo con fiducia il compito di far fruttare questa memoria, sapendo di mettere nelle loro mani il desiderio dei nostri padri di fare ancora più incantevole il Friuli. 

 

+Barbara Zilli, assessore regionale alle Finanze

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto