Spaccio di droga nei parchi pubblici a Pordenone: presi due pusher, uno va in carcere
La Procura contesta ai due cittadini afghani oltre 500 cessioni di hashish in più di un anno e mezzo. L’indagine della guardia di finanza

In un anno e mezzo si sarebbero resi responsabili di almeno 500 cessioni di hashish: è quanto contestato dalla Procura della Repubblica di Pordenone nei confronti di due cittadini afghani, indagati per spaccio di sostanze stupefacenti, nei confronti dei quali i finanzieri di Pordenone hanno eseguito due ordinanze di misure cautelari.
Lo scorso 30 luglio il gip del tribunale di Pordenone Francesca Vortali, su richiesta del pm Monica Carraturo, ha disposto infatti la custodia in carcere per Taj Mohammad Mirala Khel, 31 anni, senza fissa dimora, difeso dall’avvocato Francesco Casarotto, mentre l’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria per Zadran Marobkhl, 49 anni, tutelato dall’avvocato Massimo Tomé. Nei giorni scorsi le fiamme gialle del comando provinciale hanno quindi dato esecuzione all’ordinanza emessa dal tribunale per i due indagati.
Si tratta di un provvedimento che giunge al termine di una lunga e laboriosa indagine, condotta dalle fiamme gialle e coordinata dal sostituto procuratore Monica Carraturo, che ha richiesto sia una costante presenza sul territorio per osservare gli spostamenti sia una certosina attività di laboratorio con l’esame dei tabulati telefonici.
L’attività investigativa era stata avviata lo scorso marzo dopo l’arresto in flagranza di un connazionale dei due, Muhammad Umar di 25 anni, che aveva tentato di nascondere 8 dosi di cocaina dentro la bocca, mentre tre panetti di hashish avvolti in una carta marrone con l’etichetta del marchio Armani li aveva occultati tra la vegetazione dell’ex caserma Monti. Per lui, assistito dall’avvocato Alessandro De Paoli, si erano aperte le porte del carcere in assenza di un domicilio idoneo a ospitarlo. Già noto alle forze dell’ordine per precedenti in materia di stupefacenti, a complicare la sua posizione era stato l’ultimo episodio in cui erano emerse le dosi di droga, alcune delle quali ben nascoste per non essere facilmente individuate in caso di perquisizione. Non era stato però l’arresto a chiudere il cerchio delle indagini. Anzi, da quel momento l’attività della guardia di finanza è proseguita con l’obiettivo di ricostruire la rete di spaccio.
Pertanto, sotto il costante coordinamento della Procura di Pordenone, è stata sviluppata un’ampia operazione di verifica che si è svolta con continui appostamenti e pedinamenti, acquisizione ed esame dei tabulati telefonici, perquisizioni, e raccolta di testimonianze di numerosi clienti degli indagati. Solo così è stato possibile ricostruire passo dopo passo le numerose cessioni di stupefacente, che ora la Procura di Pordenone contesta ai due cittadini.
Secondo quanto emerso, lo spaccio sarebbe avvenuto in un ampio arco temporale compreso tra la fine del 2023 e il marzo 2025. Cessioni, quindi, durate per più di un anno e mezzo fino a quando l’arresto del connazionale di Khel e Marobkhl, eseguito dai militari della finanza di Pordenone, ha cominciato a far crollare il giro degli affari illeciti. I continui appostamenti e pedinamenti da parte delle fiamme gialle hanno consentito anche di verificare e “fotografare” i punti di vendita dello stupefacente, in particolare nelle aree verdi della città. È all’interno dei parchi pubblici, infatti, che si sarebbe mossa la rete di pusher, ora smantellata. Tra i clienti non risulterebbero minorenni, ma la cerchia degli assuntori è sicuramente molto ampia.
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