Sospetti di mafia e voti comprati: "qui non ne sapevamo nulla"

Sorpresa tra la gente di San Giorgio della Richinvelda per la maxi-operazione dei carabinieri. Il sindaco Leon: questa storia, estranea al nostro operoso paese, l’abbiamo saputa dai giornali

SAN GIORGIO DELLA RICHINVELDA. Si dice del tutto ignaro rispetto alla vicenda, il sindaco Michele Leon, alla guida del comune finito al centro delle cronache per l’arresto, all’alba di martedì, di Michele Latorre, trentenne originario di Ceglie del Campo e, momentaneamente, agli arresti domiciliari da parenti, in un’azienda agricola di San Giorgio della Richinvelda. Pesanti le accuse: secondo la Direzione distrettuale antimafia, il giovane sarebbe un uomo al servizio del potente clan Di Cosola.

Una brutta vicenda che parte da lontano: nella stessa mattinata i carabinieri avevano infatti arrestato 22 presunti componenti dell’organizzazione a Bari e nella sua area metropolitana e a Foggia. Si tratterebbe non solo di presunti affiliati, ma anche di presunti vertici della cupola.

In manette anche il politico Armando Giove, factotum del candidato al consiglio regionale di Bari Natale Mariella (Popolari), la cui campagna elettorale, secondo gli inquirenti, sarebbe stata sostenuta proprio dal clan Casola.

I ventidue arrestati sono accusati di aver preso parte a un’associazione armata di tipo mafioso, nonché, in concorso, di scambio elettorale politico-mafioso e coercizione elettorale in concorso.

L’inchiesta ha accertato il coinvolgimento del clan nella campagna elettorale per le regionali del maggio del 2015 in Puglia: secondo gli investigatori, l’accordo avrebbe previsto la corresponsione di 50 euro per ogni preferenza procurata dalla consorteria a favore del candidato e di un anticipo di quasi 30 mila euro.

Dall’inchiesta è emerso inoltre che gli associati al clan hanno fatto ricorso ad atti intimidatori nei confronti degli elettori. I carabinieri della Compagnia di Spilimbergo avevano circondato l’azienda agricola sangiorgina. Alle 3 era scattata la maxi-operazione che aveva portato alla cattura di Latorre, sorpreso nel sonno in una dépendance attigua all’azienda agricola.

Condannato nel 2010 dal gup di Bari a quattro anni e otto mesi di reclusione, accusato di aver fatto da palo ad altri quattro complici armati per un agguato omicida, in un casolare di Ceglie dal Campo, da circa un anno Latorre era agli arresti domiciliari a San Giorgio. Nell’ultimo periodo aveva fatto la spola dal Friuli alla Puglia, usufruendo di permessi premio.

«Francamente, al di là di quello che posso avere appreso dai giornali, di questa storia nessuno a San Giorgio della Richinvelda sapeva e sa nulla», riferisce il primo cittadino, a contatto diretto con i Vivai anche per il suo lavoro di responsabile marketing della Cantina Rauscedo e in particolare per il suo legame di amicizia e collaborazione con il presidente Alfredo Bertuzzi.

«Nemmeno le chiacchiere da bar di oggi erano rivolte a questo episodio che, sinceramente, nulla mi sembra c’entrare con la nostra operosa comunità», taglio corto il primo cittadino.

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