Processo Penelope, doppio appello: la Procura contro l’assoluzione della preside, difesa chiede la revisione della condanna a Cocis

Il pm Terzariol impugna la sentenza per Anna Maria Zilli, accusata di non aver valutato i rischi nella chiesa di Santa Chiara. La difesa del padre spirituale: «Una colpa inesistente»

Alessandro Cesare
Penelope Cossaro, 7 anni, la bambina morta sotto il peso dell'acquasantiera.
Penelope Cossaro, 7 anni, la bambina morta sotto il peso dell'acquasantiera.

Doppia impugnazione della sentenza di primo grado per la morte della piccola Penelope Cossaro, travolta da un’acquasantiera nella chiesa di Santa Chiara durante una lezione di catechismo il 21 novembre 2019. La Procura di Udine, tramite il pm Lucia Terzariol, ha presentato appello contro l’assoluzione della dirigente scolastica dell’Uccellis Anna Maria Zilli, difesa dagli avvocati Giancarlo Mariniello e Stefano Buonocore. L’altra richiesta di riformulazione della sentenza alla Corte d’Appello di Trieste è arrivata da Massimo Zanetti e Claudio Strata, legali del secondo imputato, il padre spirituale della scuola, Ioan Marginean Cocis, condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo.

Penelope morì a 7 anni, travolta da un’acquasantiera: padre Ioan condannato a 2 anni e 4 mesi, assolta la preside
Il tavolo degli avvocati della difesa e, a destra, Penelope Cossaro: la bambina aveva 7 anni

Il pm ha impugnato la sentenza lamentando una pretesa sottovalutazione del profilo soggettivo di colpa della dirigente scolastica, sostenendo che la stessa avrebbe omesso di valutare i rischi connessi all’utilizzo della chiesa di Santa Chiara, parte integrante del complesso scolastico, e in particolare al rischio di ribaltamento dell’acquasantiera.

In particolare, l’appello contesta la mancata inclusione dell’edificio sacro nel documento di valutazione dei rischi da parte della dirigente. Quest’ultima, per il pm, avrebbe avallato una prassi informale e non disciplinata di accesso alla chiesa mediante la consegna delle chiavi da parte del personale scolastico, in assenza di procedure formalizzate.

«La sentenza di primo grado a mio avviso è stata inaccettabile – ha affermato la mamma di Penelope, Laura Libanetti –. Ritengo impeccabile invece il ricorso del pm Terzariol. Il mio auspicio è che in appello possa finalmente essere fatta giustizia. La dirigente, in quanto tale, deve assumersi le sue responsabilità, così come il padre spirituale, che ha deciso di portare i bambini nella chiesa», ha chiuso la donna.

Diversa la posizione della difesa di Zilli: «Pur prendendo atto delle impugnazioni proposte, esprimiamo piena fiducia nella tenuta giuridica della sentenza assolutoria, fondata su puntuali elementi istruttori e sul rispetto dei principi di personalità della responsabilità penale e di tassatività delle posizioni di garanzia».

Per quanto riguarda la posizione di Cocis, i suoi legali ritengono discutibile «il fatto di essersi limitato esclusivamente a ritenere che l’aver portato in chiesa Penelope, pur senza un divieto esplicito per rischi ovvero problemi legati alla sicurezza sia l’antecedente da solo sufficiente a configurare la colpa per negligenza e imprudenza di padre Ioan. Quest’ultimo ha quindi avuto l’unica “colpa” di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato». Detto questo la difesa di Cocis ha rilevato che «l’aspetto di insicurezza dell’acquasantiera doveva essere emendato da chi aveva una precisa responsabilità di mantenere in sicurezza un luogo cui accedono allievi, docenti, familiari e visitatori, e non certo all’accompagnatore del visitatore».

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