Soluna, il circo di strada Da trent’anni gira l’Europa con carri, cavalli e clown



Tutti al circo Soluna: da Nave a Caneva, a Stevenà, è tutto esaurito negli show della carovana circense, che si sposta nelle piazze della Pedemontana azzerando l’utilizzo degli animali. Il gruppo di artisti di strada viaggia sui carri al ritmo lento dei cavalli da traino e da circa trent’anni si accampa nelle aree verdi delle piccole località per proporre due ore di spettacolo che fanno spellare le mani agli spettatori. L’offerta è libera.

«Le caprette e le galline vivono con noi e ci servono per le uova e per fare il formaggio – spiegano i circensi di Soluna – . Ci fermiamo qualche mese d’inverno, in case di campagna, quand’è impossibile fare gli spettacoli all’aperto». Lo spirito è quello di una vita semplice, all’insegna dell’arte di strada, perchè Soluna è un circo speciale che sembra una magia di una fata pasticciona.

«Da giovane sono stato per un po’ pastore e dormivo sopra a un carro – racconta Stefan, il tedesco creativo fondatore di Soluna – . Quando sono tornato a casa ho capito che non potevo più vivere in quel modo». Con Petra, dal 1993 ha creato una famiglia mobile e creativa con sei figli attori, saltimbanchi, pagliacci, musicisti, giocolieri e trapezisti. «Altri artisti si aggregano a Soluna, magari per un po’ di tempo– sottolinenao i figli di Stefan – . Noi fratelli giriamo il mondo. Siamo vegani e ambientalisti convinti». Hanno portato l’arte circense anche in America e nell’Europa dell’Est. Viaggi lenti, i loro, sui carri di legno costruiti per evitare furgoni e camion. «Gli spostamenti di questo circo, non avvengono su moderne roulotte o camper» sottolineano. L’acqua corrente la chiedono dove si accampano. Sono felici della vita libera che hanno scelto. «L’energia elettrica è prodotta con i pannelli solari e con un piccolo sistema eolico di cui siamo dotati – ha spiegato Fiosok, uno dei sei figli – . Con i cavalli possiamo percorrere una ventina di chilometri al giorno. Evitiamo le tappe nelle grandi città: Sacile, per esempio, è troppo grande. Ci fermiamo nei borghi e piccoli paesi».

Lo show incanta con un mix tra l’antica commedia dell’arte e il circo classico, dove si improvvisano lazzi, battute, scherzi per il pubblico. «Nei piccoli paesi il contatto con la gente è sempre più diretto» ci tiene a specificare Stefan. Dal 1995 hanno trascorso otto anni nel sud Italia, altri dieci in Ungheria e quattro anni in Slovenia: dal 2017 sono rientrati in Friuli. «Nel nostro circo non c’è il tendone, non ci sono gli animali esotici e feroci, nemmeno le gabbie con le sbarre: soltanto gli artisti. Dopo aver imparato l’arte circense, la portiamo in giro per l’Europa». Un mix che funziona, lo testimonia il successo dei loro spettacoli. —



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