Sicurezza, la corsa dei friulani per ottenere un’arma

A Pordenone tante richieste di autorizzazione. A Udine molti respingimenti. A Gorizia si ricorre alle denunce per attività sportiva. In tutto trentamila licenze

UDINE. Dopo il caso del barista ucciso da un malvivente durante un tentativo di rapina a Budrio, nel Bolognese si è riacceso in tutta Italia il dibattito sulla legittima difesa e sull’uso delle armi da parte dei cittadini.

Ma quante armi circolano in Fvg? A Udine le armi regolarmente registrate sono 15 mila, a Pordenone circa 5 mila, a Gorizia quasi 10 mila. Per conteggi precisi all’unità bisognerebbe incrociare i dati di Prefetture, Questure e di tutti i Comandi dei carabinieri sparsi sul territorio, ma gli uffici Armi della polizia hanno le idee ben chiare.

Quindicimila armi a Udine

I circa cinquemila detentori udinesi fanno sì che nel capoluogo friulano siano presenti almeno quindicimila armi, visto che in media – come spiegano gli esperti degli uffici di viale Venezia – una persona ne ha tre. Di queste quindicimila il dieci/venti per cento sono armi bianche, ossia spade, coltelli o pugnali. Il resto, naturalmente, sono pistole e fucili. E poi non mancano i collezionisti che arrivano anche a detenere duecento o trecento armi.

Oltre 10 mila licenze in Friuli

Ogni anno vengono rilasciati solo dalla questura di Udine circa 1.200-1.400 rinnovi di porto d’arma (1.422 nel 2016), ai quali vanno aggiunti gli oltre 500 dei due Commissariati di Tolmezzo e Cividale. Il permesso, per legge, va rinnovato ogni sei anni. Si comprende dunque che le persone che hanno la licenza per portare un’arma per caccia o per uso sportivo (tiro a volo) sono oltre diecimila in provincia.

Osservando i dati sulle licenze di porto di fucile uso caccia o tiro a volo rilasciati tra lo scorso anno e il 2015 dalla Questura si osserva una netta diminuzione e lo stesso vale sia per le carte europee - che consentono per esemio di andare a caccia in altri Paesi dell’Unione - e per il nulla osta per acquistare o ricevere in eredità armi comuni. Sono invece aumentati i respingimenti delle domande di rilascio di porto d’armi.

A Pordenone +10% di richieste Sono oltre 5 mila in provincia di Pordenone i possessori di porto d’armi. Le licenze per maneggiare le armi lunghe (i fucili) sono 2.194, detenute in particolare dai cacciatori, mentre 2.872 sono le autorizzazioni legate alla pratica sportiva. La questura nell’ultimo hanno ha registrato un aumento di circa il 10 per cento del numero di richieste, da parte di pordenonesi interessati a dotarsi di un’arma.

Aumento lieve a Gorizia

Nel Goriziano sono complessivamente 9.623 le denunce di detenzione. «Abbiamo registrato un lieve aumento – spiega il questore isontino, Lorenzo Pillinnini –, legato soprattutto alle licenze per la pratica sportiva: negli ultimi anni però non c’è stata una vera corsa all’armamento, tanto più che nella nostra provincia mancano quasi del tutto i poligoni dove esercitarsi».

Uso legittimo delle armi

Ma attenzione perché, come sottolinea la dirigente della Divisione amministrativa della questura (di cui fa parte anche l’Ufficio armi), Graziella Colasanto, «lo scopo degli istituti della “Detenzione” e del “Porto” non sono in alcun modo legati alla difesa personale, a meno che non si tratti di quel ristrettissimo numero di persone che richiedono di poter girare armati per specifiche esigenze che vanno documentate e aggiornate ogni anno». In sostanza, avere il permesso di andare a caccia significa poter tenere a casa (in modo sicuro, in un armadio chiuso) almeno un fucile e significa poterlo portare con sé fino alla Riserva e poter tornare indietro. Stesso discorso anche per chi pratica il tiro a volo.

Il questore: maglie strette

«Da noi non c’è una grande spinta ad armarsi, nel 2016 abbiamo registrato anzi un calo – ha commentato il questore di Udine, Claudio Cracovia –. Nel 2015 abbiamo avuto diverse richieste di licenze di tiro a volo dovute alla revisione della detenzione armi che è stata fatta lo scorso anno e che ha portato molti detentori a chiedere la licenza». In aumento, cresciuti da 40 a 60, i respingimenti delle licenze o nullaosta. «Viene fatta una valutazione molto rigorosa non solo degli aspetti psicofisici ma anche dei requisiti di affidabilità e buona condotta».

Parola all’esperta

«L’utilizzo legittimo di un’arma deve essere sempre legato – spiega ancora Colasanto – a un contesto che lo giustifichi. Un’arma può essere usata solo come estrema ratio e solo in presenza di tutta una serie di condizioni: deve essere detenuta legalmente, la difesa deve essere proporzionata all’offesa e solo nei casi in cui il malintenzionato non desista dai suoi propositi o vi sia pericolo di aggressione».

Purtroppo le cronache anche recenti rivelano che nel momento in cui tutti questi requisiti si concretizzano forse è già troppo tardi per riuscire a difendersi. E infatti la decisione sull’utilizzo di un’arma contro un’altra persona è una delle situazioni più complesse in cui ci si può trovare e una delle più dibattute dal punto di vista giudiziario. Detto ciò, è importante tenere presente che per usare un’arma bisogna avere anche adeguati requisiti psico-fisici senza i quali si rischia di mettere a repentaglio non solo la propria sicurezza, ma anche quella di terze persone. In alternativa, meglio ricorrere a uno spray al peperoncino, uno strumento di difesa che si può acquistare e detenere liberamente.

Codice penale, articolo 52

Secondo l’articolo 52 del Codice penale «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa. (...) Sussiste il rapporto di proporzione se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta al fine di difendere: la propria o la altrui incolumità; i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione. Ciò anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale».

Cosa succede in pratica

Ma allora, di fronte a tutti questi “se”, come bisogna comportarsi? Per esempio se ci si trova un malvivente in casa? Non ci sono automatismi o regole che valgono sempre.

Di sicuro non si può sparare a un ladro che sta scappando perché è ovvio che in quel caso il bandito ha deciso di desistere e non c’è un pericolo di aggressione. Insomma, la semplice violazione di domicilio non costituisce un’esimente, una giustificazione. Ed è pericoloso anche sparare a scopo intimidatorio, ossia senza mirare al bandito, ma solo per indurlo ad andarsene. Infatti è già capitato che il proiettile abbia colpito il ladro di rimbalzo.

A fronte di tale situazione, negli ultimi anni, si è assistito a un aumento esponenziale dell'utilizzo di sistemi di difesa passivi (non solo quelli tradizionali come serrature di ultima generazione, porte blindate sempre più sofisticate, grate e serrande metalliche, ma anche quelli tecnologici come gli impianti antifurto e di videosorveglianza collegati con le forze dell'ordine i telefonini dei proprietari).

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