Scivola nel laghetto a Gaiarine e muore annegato a 12 anni

Voleva recuperare un pallone ed è finito in acqua ad Albina di Gaiarine sotto gli occhi del fratello e di un amico
PORDENONE.
Per recuperare una palla è scivolato nel laghetto di famiglia ed è annegato davanti agli occhi di un amico e del fratello, che si è buttato in acqua in un estremo tentativo di salvarlo. Marco Gardenal, 12 anni, è deceduto così, ieri pomeriggio, ad Albina, frazione di Gaiarine, appena al di là del confine con la provincia di Pordenone.


Il suo tragico destino si è compiuto nel lago adibito alla pesca sportiva della famiglia Cappellotto-Gardenal, situato in via Per Campomolino.


L’adolescente stava giocando a pallone insieme a un coetaneo di origine marocchina. Era il primo giorno di primavera e c’era un bel sole splendente. Dopo la scuola, i ragazzi avevano così deciso di trascorrere un pomeriggio di gioco. Ma quando il pallone è finito in acqua si è consumato il dramma.


Per tentare di recuperare la sfera i ragazzini hanno preso una piccola barca bianca. L’amico è salito mentre Gardenal teneva la cima. Improvvisamente, però, la corda è sfuggita di mano al dodicenne e lo studente, che frequentava la seconda media all’istituto di Calderano di Gaiarine, è caduto in acqua.


E’ stato un attimo. Il dodicenne non sapeva nuotare e l’acqua gelida del laghetto l’ha inghiottito. Il dramma si è verificato sulla sponda del lago proprio davanti all’abitazione di famiglia. E’ stato l’amichetto a lanciare l’allarme e a cercare per primo di aiutarlo. Quindi è arrivato il fratello, Matteo Gardenal, 19 anni, che si è buttato per salvarlo, ma di Marco non c’era già più traccia.


La tragedia si è consumata verso le 15.45. Là c’era anche la nonna Maria. I parenti hanno immediatamente allertato i soccorsi. Sono arrivati i mezzi del Suem con l’auto medica e l’ambulanza insieme all’elisoccorso.Sul posto anche i vigili del fuoco con una squadra di sommozzatori.


I minuti impiegati per la ricerca del ragazzino sono sembrati interminabili. Dopo circa un’ora il corpo esanime di Marco è stato trovato a una profondità di quattro metri sul fondo del laghetto ed è quindi stato riportato a riva. Sotto gli occhi disperati dei familiari e dell’amichetto, i medici per oltre mezz’ora hanno cercato di rianimarlo, praticandogli anche il massaggio cardiaco.


Ma ogni tentativo è stato vano. Il corpo dell’adolescente era in ipotermia e il suo cuore aveva già cessato di battere. I familiari hanno assistito impotenti alle operazioni di soccorso.Disperati e in lacrime si sono chiusi nel dolore all’interno della casa, confortati da parenti e amici.


Anche il parroco di Gaiarine, don Pietro Silvestri, nel tardo pomeriggio ha fatto visita alla famiglia, appena avuta la notizia della tragedia. Mamma Maria Teresa gestisce il bar all’interno del laghetto e il papà di Marco, Pietro, lavora presso un mobilificio a Meduna di Livenza. Da qualche tempo si erano trasferiti ad abitare a Portobuffolè, ma il ragazzino era nato e cresciuto a Gaiarine, dove frequentava le scuola medie.


Le prime indagini sull’episodio sono state compiute dai militari dell’Arma. Sul luogo, per primo, è intervenuto il maresciallo Giovanni Pagotto, comandante della stazione dei carabinieri di Codognè, e subito dopo il comandante della compagnia di Conegliano, il capitano Valerio Marra, insieme al tenente Alessandro Volpini del Nucleo radiomobile. Ma purtroppo nessun accertamento potrà restituire a famiglie e amici il sorriso e la vitalità di Marco.


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