Schianto in autostrada, Barzan morto mentre andava a rilevare una ditta

SACILE. «Prima di sabato non tornerà a casa», sospira Lara Elisabetta Belgrado, 44 anni, la compagna di Giorgio Barzan, l’imprenditore sacilese rimasto ucciso sabato pomeriggio nel terribile schianto sull’autostrada Padova-Rovigo, all’altezza di Stanghella. La commozione le incrina la voce, quando racconta del grande amore della sua vita, mentre ai ricordi dei momenti lieti, fra le mura domestiche, con i cinque figli, si sovrappongono le crude immagini delle ultime ore.
«Era partito due ore prima di noi – la vedova di Giorgio – ripercorre quel sabato pomeriggio – ed era diretto a Monselice, dove aveva intenzione di rilevare una ditta fallita. Subito dopo aveva prenotato una visita medica da un dermatologo. Ero a casa con i miei figli quando mi hanno telefonato dal centro medico: Giorgio non era arrivato. Ho dato al dottore il cellulare di mio marito. Dopo mezz’ora il medico mi ha richiamato, dicendomi che al cellulare non rispondeva nessuno. A quel punto ho cominciato a preoccuparmi. Non è da lui non avvisare del ritardo».
Così Lara ha tempestato di telefonate il cellulare del compagno, finché non le ha risposto una voce maschile sconosciuta. «Gli ho chiesto: chi siete, perché state rispondendo al cellulare di mio marito? La voce ha spiegato: siamo della Polstrada, abbiamo risposto perché abbiamo letto sul display la scritta “casa”. Se viene qui è cosa gradita, c’è stato un incidente. “State scherzando?”, ho proferito e loro hanno replicato: “Signora, è il caso che lei venga”.
Sono andata in cucina dove c’erano i miei figli più grandi, i due gemelli di 20 anni e ho esclamato: penso che papà sia morto. E mio figlio Manuel: “Mamma, mettiti le scarpe, vieni via con me”. Durante il viaggio, gli agenti della polizia mi hanno preparato, tenendomi compagnia al telefono per l’intero tragitto. Ho guidato tranquilla, con Manuel al mio fianco. Quando sono arrivata sul luogo dell’incidente sapevo già tutto».
Lara ha dovuto riconoscere il corpo di Giorgio, perché sulla Mercedes 280 erano stati rinvenuti anche altri documenti di identità. «Era così bello, sembrava dormisse...» . C’erano stati dei dubbi sull’identità della vittima dell’incidente proprio a causa dei vari documenti di riconoscimento ritrovati nell’auto.
«Nel cruscotto –Lara chiarisce – c’erano i miei documenti, quelli dei bambini e il passaporto di un terzista, perché l’indomani ci saremmo dovuti recare in un’agenzia di viaggi per fargli il visto per la Russia, per un servizio di assistenza in loco a una macchina per il legno».
Ora al timone dell’azienda Barzan macchine srl è rimasto solo il fratello Mauro. «Vedremo con mio cognato come fare ora. Anche lui è distrutto, lo siamo tutti, i suoi genitori Luigi e Maria, mio fratello, i nostri figli». Insieme Giorgio e Lara hanno cresciuto due coppie di gemelli (i più grandi di vent’anni, i più piccoli di 7 anni e una bambina di 8 anni).
«Abbiamo fatto tutto da grandi – ricorda con commozione la vedova dell’imprenditore – . Ci siamo sposati davanti agli amici, a Porcia, dove avevo un ristorante. Noi dormiano a Fratta di Caneva, ma tutta la nostra vita sociale è a Sacile. Faremo qui il funerale, quando il magistrato ci concederà il nulla osta. Sarà cremato: così resterà per sempre a casa con noi».
Con le festività di mezzo l’autopsia potrà essere disposta sul corpo solamente mercoledì e, di conseguenza, le esequie, nel duomo di Sacile, non potranno essere fissate prima di sabato. In tanti si stringono, a Sacile e a Cameva, attorno alla famiglia dell’imprenditore, molto conosciuto per il suo impegno nelle associazioni locali, come il Rotary e. in passato, nel mondo del calcio e nella Sacile Basket.
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