Sbaglia l’intervento alla gola inflitti 2 mesi al medico

latisana

Doveva essere un intervento di routine alla gola e invece, uscita dall’ospedale, non era più riuscita nemmeno a deglutire. E per risolvere il problema, che le aveva comportato anche un’importante perdita di peso, era stata costretta a farsi operare altre due volte, con epilogo favorevole soltanto al terzo tentativo, a Pordenone. Del calvario sanitario di una paziente latisanese si è discusso ieri in tribunale, a Udine, nel processo che ha accertato la penale responsabilità del medico che l’aveva operata.

Chiamato a rispondere delle lesioni personali causate alla donna (la diagnosi era stata superiore ai 40 giorni), l’otorinolaringoiatra dell’ospedale di Latisana, Massimo Bregant, 50 anni, residente a Mossa, è stato condannato a due mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, e al risarcimento dei danni alla paziente, che nel procedimento si era costituita parte civile con l’avvocato Francesca Tutino, per un totale di 10 mila euro.

La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Paolo Lauteri, a fronte della richiesta di 5 mesi formulata dal pm onorario Fulvia Bison. La difesa, rappresentata dall’avvocato Diego Modesti, aveva invece concluso per l’assoluzione, escludendo imperizie o negligenze da parte del medico e insistendo anzi sulla piena correttezza del suo operato.

Il caso risale al 5 marzo 2015, quando la donna fu sottoposta a un intervento di asportazione chirurgica di un angioma del frenulo linguale. Secondo la ricostruzione del pm Lucia Terzariol, titolare del fascicolo, le lesioni che ne erano derivate - e consistite in stenosi, ossia chiusura, del dotto di Wharton destro - erano dipese dal fatto che il medico avesse omesso di incannulare preventivamente il dotto e avesse effettuato una sutura errata.

Tesi, questa, sostenuta sulla base delle conclusioni dei consulenti del pm, i medici Antonello Cirnelli e Mauro Pescatore, e fortemente contrastata dagli specialisti incaricati invece dall’imputato, Michela Codarini e Doriano Politi. Nel ricordare come la paziente avesse riportato una complicanza «descritta nel modello di consenso informato che aveva sottoscritto» e nel contestare la sentenza «sotto tutti i profili», la difesa ha già annunciato appello. —

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