«San Daniele, mezzo secolo di scempi»

SAN DANIELE. San Daniele città di ecomostri e incompiute? La denuncia del professor Vincenzo Delle Donne sulle pagine del Messaggero Veneto fa discutere, sollevando un dibattito anche sul web.
A onor del vero il primo ecomostro della serie ha già compiuto 50 anni. Nel 1964 veniva abbattuta la chiesetta di San Francesco per costruire al suo posto un condominio, il condominio San Francesco.
Lo ricorda il professor Romano Vecchiet, sandanielese d’origine e di residenza («anche Cividale ha però le sue “perle” e così pure Aquileia o Palmanova», puntualizza), direttore della Biblioteca civica Joppi di Udine.
A fargli eco il collega Angelo Floramo «quella era una chiesetta affrescata finita di costruire nel 1568 e aveva un campanile risalente al 1651». Ma agli amministratori di quegli anni, gli anni del boom economico, non importava nulla e al posto della piccola Chiesa dedicata al patrono d’Italia, «fecero erigere un condominio – l’architetto era Pietro Zanini – che nulla c’entrava con la cittadina – spiega Floramo – distruggendone per sempre lo skyline».
Oggi come allora la città è stata violata. E se gli amministratori a cui Vincenzo Delle Donne – il cittadino sandanielese che sul Messaggero Veneto ha voluto denunciare gli errori commessi in città negli ultimi 20 anni - imputa molte responsabilità, quelle responsabilità se le rimpallano, la gente su Facebook, sul profilo “Sei di San Daniele se…”, si scatena.
In realtà qualcuno, come la già assessore Flavia Rizzatto, non si lascia sfuggire l’occasione anche per bacchettare Delle Donne : «nell’articolo due grossolani errori – scrive -: gli affreschi nella chiesa di Sant’Antonio sono del Pellegrino (e non Giovanni da Udine); il cantiere della piscina, fortemente voluta da Menis, venne iniziato sotto l’amministrazione Pascolini. A ognuno il suo. Resta comunque un fatto: il paese ne esce sconfitto, umiliato e colpevole».
In molti più o meno esplicitamente convengono con il professore. Proprio Rizzatto scrive in un altro post: «Cividale protagonista di un documentario di Rai Storia per l'Expo, Palmanova di una mobilitazione per la conservazione e di una giustificata nomination all’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità. San Daniele tace, o parla a vanvera, mentre cade sempre più in basso».
A essere chiamate in causa sono tutte le amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi vent’anni e oltre, da Paolo Menis a Gino Marco Pascolini a Emilio Iob. Per Oscar Bacchilega, divenuto “famoso” suo malgrado per la vicenda dei serramenti, «questo non è altro che il risultato di quello che ho sempre sostenuto, gestione economica dell'urbanistica e dell'edilizia, per fortuna che non hanno ancora messo mano al teatro che è la settima piaga di San Daniele».
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