Renzi sbarca in Friuli e abbraccia Debora VIDEO

Un migliaio di persone ha accolto a Udine l’avversario di Bersani e Vendola. Show con la signora Rina: siete onesti e lavoratori. In platea anche Bandelli

UDINE. Abbraccia Debora Serracchiani, candidata del Pd alle regionali del 2013. Trascorre la giornata a fianco di Sergio Bolzonello, candidato del Pd in Fvg. Cita «l’importante sostegno» dell’ex governatore Riccardo Illy, che ha incontrato a Firenze.

Ce n’è abbastanza perché il popolo di democratici che tifa per Matteo Renzi si stropicci gli occhi dall’emozione. Ma anche per far riflettere chi lo considera giovane e inesperto. Il sindaco di Firenze, e candidato democratico alle primarie del centrosinistra, si cala in Fvg. In camper, of course.

Comincia la giornata in regione concedendosi una passeggiata (ma anche alla folla) nel villaggio della Barcolana a Trieste. Lì parte lo show. Tra un in bocca al lupo a Serracchiani e un apprezzamento per Illy. «Debora Serracchiani è la candidata del centrosinistra – ricorda Renzi –, le faccio di cuore il mio in bocca al lupo. Spero riesca nell’impresa di recuperare questa Regione, spero ci sia il massimo consenso possibile».

Sull’ex governatore – che nei giorni scorsi aveva ammesso di apprezzare Renzi – rivela un vis–à–vis. «L’incontro è stato molto bello e positivo. Riccardo Illy – aggiunge il “rottamatore” – è un grande imprenditore, è stato ottimo sindaco e governatore. Spero e credo che se Illy ha voglia di dare una mano al futuro dell’Italia è una cosa importante, che sarà ben accetta da tutti coloro che vogliono il bene dell’Italia. Spero che lui lo faccia».

E mentre Renzi passeggia sulle rive di Trieste a studiare le sue mosse fanno capolino anche alcuni pidiellini, come il consigliere regionale Bruno Marini. Che al democratico dice: «Mi auguro una sfida Renzi-Alfano». Ficcante la replica: «Dovete fare le primarie anche voi». Renzi si ferma poco – per alcuni è un sollievo –, ma promette che a Trieste ritornerà. Poi risale sul camper e attraversa Gradisca d’Isonzo. Anche lì lo attendono i fan, almeno 500 persone.

I ritmi sono serrati e i camper in ritardo. A Udine poco prima delle 18 il Palamostre è già gremito nei 450 a sedere. C’è spazio anche nel foyer e nello spazio antistante il teatro, tutto pieno, tra curiosi (o forse no) come Franco Bandelli e Michele Zanolla (Un’Altra Regione), Enrico Bertossi e tanti democratici, i consiglieri Fvg Franco Iacop e Paolo Menis, i promotori dei comitati pro-Renzi Paolo Coppola e Andrea Lerussi.

Quando i camper arrivano è tutto pronto: Renzi apre la porta e scende stupito mentre qualcuno grida il suo nome. Partono applausi e flash, chi vuole fare una foto con lui, chi si accontenta di una stretta di mano. Il simbolo del passaggio a Udine diventa la signora Rina, anziana, ma per nulla da rottamare.

Ferma Renzi e sfodera la frase del Friuli: «Si ricordi – dice a Renzi – che noi siamo un popolo salt, onest e lavorador». La signora Rina non lo sa, ma non avrebbe potuto dire di meglio. Perché quando Renzi sale sul palco è quella la frase del debutto, che pronuncia salutando Rina. E strappando il primo dei molti applausi che la platea, tra dentro e fuori, regalerà a Renzi. Che sa come si fa. Sa tenere il palco. Sa mescolare contenuti come la rottamazione di chi occupa un posto da 15 anni e il taglio di parlamentari e finanziamenti ai partiti. Sa scatenare applausi pungendo il suo e gli altrui partiti, perché ricorda che chi partecipò alle primarie del 2005 e perse ottenne il “premio di consolazione”, da Fausto Bertinotti a Clemente Mastella, da Antonio Di Pietro ad Alfonso Pecoraro Scanio. E giù fischi.

«Se perderò le primarie – promette allora Renzi – non accetterò premi di consolazione, resterò a fare il mio mestiere». E giù applausi. Sa commuovere citando i sogni dei bambini. «Perché voi siete qui – dice Renzi – non per cambiare 30 onorevoli, ma il destino dei vostri figli». Sa anche ridere di sè, proiettando l’imitazione che gli fece Crozza, e far ridere, con uno spezzone di Cetto La Qualunque. È un po’ più vago sulla cancellazione delle Regioni a statuto speciale.

«Ci sono Regioni e Regioni, non sono tutte uguali, perché il modo di gestire la specialità in Friuli e in Sicilia è diverso. Penso – afferma Renzi – che ogni Regione dovrebbe essere speciale, cioè capace di una forte autonomia. Ma finora questo afflato federalista non ha avuto grandi risultati, neppure dove hanno governato forze federaliste. La Lega ha fallito». Dice anche di non essere deluso dall’atteggiamento equidistante tra lui e Pier Luigi Bersani adottato da Serracchiani. Lei ringrazia. E anche la signora Rina.

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