Rapine, furti e truffe: per il clan dei Bradic una condanna e 5 persone a giudizio

Il gup ha inflitto una pena di 1 anno e 6 mesi a uno degli imputati. Gli altri torneranno in aula il 3 febbraio dal collegiale

Alessandro Cesare
Villa Giuseppe, a Pradamano, messa sotto sequestro dalla Procura di Udine
Villa Giuseppe, a Pradamano, messa sotto sequestro dalla Procura di Udine

C’è la prima sentenza della maxi-inchiesta che ha coinvolto una ventina di persone legate al clan Braidic. Avviata dalla Procura di Udine a marzo per le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al compimento di più reati contro il patrimonio (rapine, furti e truffe) e di tipo finanziario, per raggiri superiori al mezzo milione di euro, mercoledì 19 novembre il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Udine, Roberta Paviotti, ha condannato uno dei sei imputati, disponendo il rinvio a giudizio per gli altri cinque.

A finire davanti al gup sono stati Claudio Braidic, 53 anni, detenuto a Treviso, Tomas Braidic, 30 anni, detenuto a Pordenone, Caterina Kari, 33 anni, sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari, Manuel Braidic, 34 anni, detenuto a Belluno, Tatiana Braidic, 33 anni, anche lei ai domiciliari, Ales Breznikar, sloveno di 43 anni, detenuto a Udine dopo il mancato rispetto degli arresti domiciliari.

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Al termine di una camera di consiglio di oltre un’ora, il gup ha condannato con il rito abbreviato Breznikar a 1 anno e 6 mesi di reclusione per i reati di associazione a delinquere ed evasione. Il pm Andrea Gondolo aveva chiesto una pena di 4 anni e 4 mesi. Il difensore dello sloveno, Andrea Castiglione, ha già annunciato l’intenzione di voler impugnare la sentenza di primo grado. Gli altri cinque imputati, invece, difesi dagli avvocati Guido Galletti, Pasquale Crea, Carlo Emilio Chiodi, Fabio Crea, Marco Marcelli, Nicoletta Menosso, sono stati rinviati a giudizio.

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Torneranno in aula il 3 febbraio 2026 davanti al tribunale in composizione collegiale. Se per alcuni degli imputati è caduta la contestazione di furto aggravato dopo il risarcimento del danno, resta valida per tutti la contestazione per associazione a delinquere.

Alla base di tutto, come ha ricostruito la Procura udinese, c’era una fitta rete di rapporti familiari e ruoli ben delineati. Così il clan che fa riferimento a Claudio Braidic riusciva a pianificare e a mettere a punto truffe e raggiri, che spesso sfociavano in minacce e intimidazioni. Se Claudio prendeva contatti con le vittime, fingendosi venditore o acquirente (prima di sparire con i soldi o con la merce), metteva direttamente in atto i raggiri e riciclava i profitti, Tomas, oltre ad attrarre le persone e a partecipare al riciclo dei profitti, distraeva le vittime e sorvegliava i luoghi in cui venivano effettuate le truffe (soprattutto Villa Giuseppe di Pradamano, tutt’ora sotto sequestro), Caterina era sempre presente nell’accogliere le ignare vittime, sorvegliando le loro mosse.

A Manuel, invece, la Procura ha contestato l’attività di allontanare le vittime dai luoghi di commissione dei reati, oltre a quella di controllo delle zone limitrofe e al riciclaggio dei profitti, mentre a Tatiana è stato imputato di aver dato supporto ai famigliari per il buon esito dei raggiri. Per quanto riguarda lo sloveno Breznikar, gli veniva contestata l’individuazione delle vittime, l’incontro con le stesse, l’accompagnamento nel luogo del reato a Pradamano e il contatto successivo alle truffe per tranquillizzarle.

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