Processo per la tragedia del Natisone: sessanta i testimoni, c’è anche l’assessore Riccardi
Gli imputati sono tre vigili del fuoco e l’operatore della Sores, che sarà il primo a comparire in aula il prossimo 17 novembre

Ci sono gli operatori del Nue, il Numero unico emergenze, testimoni oculari, operatori della Sores, la Sala operativa regionale emergenza sanitaria, carabinieri, vigili del fuoco, medici legali e tecnici del soccorso alpino. In tutto una sessantina di persone che costituiscono la lista dei testi chiamati a comparire nel processo a carico dei quattro indagati (un infermiere della Sores e tre vigili del fuoco) per la morte di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Casian Molnar, inghiottiti dal fiume Natisone il 31 maggio 2024. Tra loro spiccano l’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, il direttore della Sores, Giulio Trillò, la direttrice dell’Elisoccorso Fvg Alessandra Spasiano, e l’ex responsabile della Sores e dell’Elisoccorso Fvg Amato De Monte.
I processi
I quattro indagati per omicidio colposo, Michele Nonino, l’infermiere Sores di 40 anni, Andrea Lavia, 60 anni, Enrico Signor, 59 anni, e Luca Mauro, 50 anni, tutti e tre vigili del fuoco, per ora, affronteranno il processo in due momenti distinti. Il primo, difeso dall’avvocato Maurizio Miculan, è atteso il 17 novembre davanti al giudice Mauro Qualizza. Gli altri tre, assistiti dai legali Stefano Buonocore e Alfonso Mangoni, comparirà in aula con il giudice Daniele Faleschini Barnaba per il 2 dicembre.
È molto probabile che già dalla seconda udienza i due procedimenti vengano riuniti, vista la comunanza del capo di imputazione e di buona parte dei testi. Comune sarà anche la parte civile, che attraverso l’avvocato Maurizio Stefanizzi chiederà di costituirsi in aula per conto delle famiglie dei tre ragazzi. Un’istanza già formalizzata insieme alla richiesta di un maxi risarcimento di 3,7 milioni di euro rivolta all’operatore Sores e ai tre vigili del fuoco coinvolti nell’inchiesta e, in solido, al ministero dell’Interno e all’Arcs, l’Azienda regionale di coordinamento per la salute del Friuli Venezia Giulia. Nei confronti dei quattro indagati l’accusa è quella di ritardi nella catena dei soccorsi, e in modo particolare nell’attivazione dei mezzi aerei.
Stando alla ricostruzione fatta dalla Procura, l’elicottero della Sores venne fatto decollare solo alle 14, giungendo a Premariacco alle 14.13, troppo tardi per riuscire a recuperare i ragazzi. Lo stesso avvenne con l’elicottero dei vigili del fuoco, fatto decollare tra le 14.03 e le 14.05 da Venezia e giunto a destinazione solo alle 14.28. I tre ragazzi vennero trascinati via dalla forza della corrente alle 14.10, dopo un’agonia durata 40 minuti.
La Procura, attraverso i titolari del fascicolo, Massimo Lia e Letizia Puppa, ha già depositato la lista dei testi chiamati a comparire per i due processi, formata da 54 persone. Nei giorni scorsi si è aggiunta quella dell’avvocato Miculan in vista dell’udienza del 17 novembre, con ulteriori cinque nomi, tra i quelli quelli di Riccardi, Trillò, Spasiano e De Monte. «Abbiamo presentato una lista testi attraverso la quale, con testimonianze qualificate, intendiamo provare quali fossero i protocolli vigenti all’epoca dei fatti mettendo in evidenza il loro rispetto in maniera integrale - ha chiarito l’avvocato Miculan – con l’evidente conseguenza che nessun tipo di censura può essere mossa per colpevole ritardo o inerzia nell’attivazione dei soccorsi al mio assistito. Con la citazione dei testi è stata nostra intenzione – ha aggiunto il legale – ricostruire la catena di comando e di controllo della Sores, a partire dall’assessore regionale per proseguire con il responsabile della struttura e dell’elisoccorso all’epoca dei fatti, e finire con colui che in passato ha ricoperto entrambe le posizioni. Tutto questo per ricostruire obblighi e doveri, dando quindi dimostrazione di come l’operatore Sores abbia agito in maniera completamente diligente». Rispetto al procedimento attualmente suddiviso in due parti, Miculan ha chiuso così: «Non è difficile immaginare che alla fine ci sarà una riunione dei due procedimenti, dando il via effettivo al dibattimento tra febbraio e marzo». Va ricordato che tutti e quattro gli indagati hanno chiesto di saltare l’udienza preliminare davanti al giudice per l’udienza preliminare, scegliendo il giudizio immediato con un giudice monocratico del tribunale di Udine.
Le accuse
La Procura ha coinvolto nell’inchiesta i tre vigili del fuoco e l’operatore Sores imputandogli «condotte colpose concorrenti per imperizia, negligenza e imprudenza» nella gestione della catena dei soccorsi di quel 31 maggio. In particolare vengono mossi dei dubbi sulle modalità e sulle tempistiche di intervento.
Se a Lavia, quel 31 maggio capoturno della Sala operativa dei vigili del fuoco, viene contestato di non aver allertato in prima battuta l’elicottero sanitario alla Sores di stanza a Campoformido, a Mauro, operatore della stessa Sala operativa, viene imputato il fatto di non aver visualizzato nell’immediato le coordinate geografiche dei tre ragazzi e quindi di non aver compreso l’urgenza di far intervenire sul posto un elicottero. Accuse sostenute anche nei confronti di Signor, a cui vengono contestati pure dei ritardi nell’iter di chiamata dell’elicottero dei vigili del fuoco. Infine Nonino, coinvolto nell’inchiesta per aver omesso «di attivarsi affinché fosse tempestivamente inviato l’elicottero della Sores».
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