Pontebbana, il cantiere della vergogna: dieci milioni a chilometro

PORDENONE. Tempi dilatati, ma soprattutto una spesa che si è triplicata in cinque anni: 32 milioni 366.705.05 euro, recita il certificato di ultimazione dei lavori sulla Pontebbana tra la rotonda dell’Ipercoop e la rotonda Moro, firmato nell’ottobre del 2010.
Una spesa che, però, potrebbe non essersi esaurita perché in quel certificato è annotata a penna la postilla dell’azienda costruttrice che rivendica il mancato riconoscimento delle riserve iscritte (nell’ambiente si vocifera di cinque milioni di euro, ma non ci sono conferme in merito). L’impresa in questione è la Vidoni spa di Tavagnacco, la stessa finita nel vortice dell’inchiesta delle tangenti Anas e che ha denunciato un credito di 80 milioni nei confronti dello Stato. Un credito nel quale potrebbe rientrare anche il cantiere di Pordenone.
I conti. Bisogna tornare indietro di una decina d’anni per capire come è andata. Si è passati da poco meno di 13 milioni di euro dell’importo di assegnazione della gara, previsti nel 2004 (i lavori sono stati consegnati nel giugno 2005), agli oltre 32 milioni del 2010.
Il tutto per un tratto di poco più di tre chilometri e senza che si sia mai messo mano al ponte sul Meduna, che resta il principale collo di bottiglia della viabilità pordenonese, del tutto inadeguato anche per pedoni e ciclisti.
Il totale dei lavori – gli oneri di sicurezza ammontano a 921 mila euro – ammonta a 21.727.978,56 euro, a cui si aggiungono 730.968,37 euro di equo compenso. Tra le altre voci significative c’è un contributo di 7 milioni 166.666,67 euro della protezione civile.
Le riserve. Nel certificato di ultimazione dei lavori (conclusi il 3 luglio 2010) è aggiunto a penna, con il visto dell’allora capo compartimento Cesare Salice, l’annotazione dell’ingegner Felice Riva (per conto dell’impresa) che precisa: «Restano comunque ferme d impregiudicate le riserve iscritte in relazione all’anomalo andamento dei lavori e all’abnorme svolgimento dell’appalto».

Nodi irrisolti. Non figura solo la mancanza della sistemazione del ponte Meduna (per il quale inizialmente era previsto un raddoppio) tra i problemi rimasti senza soluzione. La mancanza di pista ciclabile e marciapiede nel tratto tra Cimpello e Piandipan.
Questo comporta pericolo per i pedoni e i ciclisti e già più volte sono stati miracolosamente evitati incidenti, soprattutto di notte, con ciclisti privi di fasce luminescenti. «Questo progetto invece che risolvere problemi ne ha creati – è il giudizio dell’ex sindaco di Zoppola Angelo Masotti, che non ha mai nascosto i propri dubbi sulle modalità dell’intervento e che ha sempre chiesto la verità sui conti –. Rischia di essere il nostro “Mose”».
Il cavalcavia. Tra le opere collaterali, contestate, anche il cavalcavia che avrebbe dovuto essere realizzato davanti all’Opium per far uscire dall’isolamento le comunità (che vivono vicino a Ponte Meduna nei Comuni di Zoppola e Fiume Veneto). Per l’opera - detta anche mezzo osso di cane - la giunta regionale di Renzo Tondo aveva messo a bilancio 3,6 milioni di euro.
La Provincia aveva fatto lo studio di fattibilità, Fvg strade bandito la gara per la progettazione preliminare, e la procedura di Via era iniziata il 24 ottobre 2012. L’assessore regionale, Maria Grazia Santoro, a novembre 2013 ha annunciato che era stata presentata istanza per il ritiro della procedura di Via del progetto esistente e che si sarebbero studiate altre soluzioni. L’unica cosa certa è che i fondi – inseriti in una posta di bilancio generica – non ci sono più. E di soluzioni alternative non si sente più parlare.
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