Pokemon Go, un fenomeno che sta contagiando il mondo

Impazza anche a Udine il nuovo videogioco che si scarica sugli smartphone. Nelle piazze, in casa e negli uffici è caccia ai “mostriciattoli”

UDINE. È la mania dell’estate. Si chiama “Pokémon Go” ed è il gioco che sta conquistando tutto il pianeta. Dal Giappone all’America i mostriciattoli virtuali tascabili – apparsi per la prima volta vent’anni fa sul Game Boy come invenzione di Satoshi Tajiri – hanno attraversato l’Europa e l’Italia e sono sbarcati a Udine e Pordenone.

Basta guardarsi intorno passeggiando in città per accorgersi di quante persone, in questi giorni, cammininano senza staccare gli occhi dallo smartphone, rischiando di andare addosso alla gente, d’inciampare nei tombini, di storgersi qualche caviglia non vedendo un gradino.

Qualcuno penserà che è il caldo che dà alla testa, molti altri che le generazioni “di oggi” – anche se le vittime sono di tutte le età – sono ossessionate dai cellulari, ma i più scafati non si lasciano ingannare e riconoscono immediatamente le “prede” del nuovo gioco.

A pochi giorni dal lancio il mondo è letteralmente impazzito per l’ultima trovata di Nintendo, che a “Pokemon Go” ci stava ormai lavorando da anni.

Basti pensare che domenica, al Central Park, migliaia di persone si sono date appuntamento per cercare “Vaporeon” (raro esemplare della serie di animaletti protagonisti del celebre videogame), generando un vero e proprio delirio.

E se piazza San XX Settembre non sarà Times Square, anche i friulani, nel loro piccolo, non sono certo rimasti immuni alla mania di Pikachu e soci.

Come funziona

Per giocare basta scaricare l’applicazione, disponibile sia sull’App Store di Apple, sia sul Google Play Store per gli utenti Android, creare un profilo, personalizzarlo, scegliersi un nome e l’avventura può iniziare.

“Pokémon Go” è in Italia da venerdì e in un paio di giorni è già schizzato in testa alle applicazioni gratuite più scaricate dagli utenti. Il giocatore che impugna il proprio telefonino, aprendo l’applicazione, in apertura si ritroverà davanti agli occhi una mappa non molto diversa da quelle di Google Maps, con una grafica più simile a quella dei cartoni.

Immediatamente compaiono diversi punti d’interesse, che sono quelli dove si possono trovare i Pokémon (a oggi 151 “esemplari” ma sono destinati ad aumentare).

New York, delirio a Central Park: tutti a caccia del Pokémon raro

I piccoli mostri possono essere selvatici, da scovare in giro per la città e catturare una volta inquadrati nella telecamera con i consueti sistemi dei videogiochi, o rinchiusi in “palestre”, ma per questi bisogna combattere e vincere il duello con il “custode” del luogo.

Quello che differenzia questo rivoluzionario gioco dai tradizionali videogames è il fatto che per cacciare il Pokémon è necessario muoversi fisicamente: ecco il perchè di folle stregate che fissano il cellulare alla ricerca di qualcosa.

Già, perchè lo smartphone avverte che nelle vicinanze (a pochi metri, ma anche a un paio di chilometri) c’è un mostriciattolo. È un attimo trovarselo che sbuca in piazza Libertà, ma anche in casa, quando meno te lo aspetti, che svolazza dentro la padella o saltella sul water e sulla scrivania dell’ufficio.

Gli effetti collaterali sulla nostra volontà
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E non sparisce, anzi: guardando lo smartphone e sponstandosi anche il Pokémon segue il giocatore. E la telecamera che riprende il mondo reale si accende in un raggio di 20 metri dalla creatura.

Le palestre per allenarlo

La mappa indica anche i punti sensibili, ovvero gli edifici pubblici della città tra i quali municipio, chiese, stazioni, fortezze, monumenti. Qui si trovano le “palestre”, ma per poterci entrare è necessario sconfiggere il Pokémon residente ed è successo in alcune città di assistere a gruppi di persone che danno battaglia ai mostri virtuali.

Inoltre, per trovare i Pokémon bisogna usare l’applicazione in posti differenti e a orari diversi. Tutti hanno il loro habitat preferito, a seconda della tipologia, e si trovano più facilmente in zone adatte. Per esempio vicino all’acqua si “nascondono” i Pokémon d’acqua, così come la sera si trovano quelli notturni.

Allenamento per chilometri

Ci sono poi anche le uova. Occorre cercarle, raccoglierle e portarle via, in attesa si schiudano. Operazione che non avviene per magia, ma bisogna camminare per due, cinque o 10 chilometri a seconda del tipo e non vale usare scorciatoie e mezzi a motore.

Tutte le creature catturate andranno a comporre l’“arsenale” del giocatore, che a sua volta diventa allenatore e può far combattere i suoi protetti nelle palestre di tutto il mondo. Giocando tutto il giorno – se la batteria del cellulare regge – si riesce a catturare anche 100 Pokémon, dicono, e le sfide non si fermano di notte.

Mondo reale e virtuale

Giocare a “Pokémon Go” non è molto difficile e chi l’ha sperimentato assicura che è molto divertente, anche perché si tratta di una vera e propria rivoluzione, dove il mondo virtuale entra nella realtà e non c’è più confine con la finzione.

Ma quando la tecnologia si sovrappone al mondo “vero” – tanto che si parla proprio di realtà aumentata – i rischi sono dietro l’angolo. A partire dall’utilizzo improprio del dispositivo, che può generare dipendenza e isolamento.

E soprattutto per la sicurezza: camminare in città guardando lo smartphone e attraversare le strade è pericoloso, tanto che la stessa Nintendo invita i giocatori a stare sempre attenti a ciò che circonda per evitare incidenti. E non dimenticare che si tratta di un gioco.

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