"Per ottenere un prestito vanno inviati almeno 19 documenti", l'accusa degli artigiani alle prese con la burocrazia

Scettico il presidente di Confartigianato Tilatti: di questo passo la cura arriverà troppo tardi

L’Italia, notoriamente, è conosciuta da tempo immemore e in tutto il mondo, come la patria della burocrazia. E nemmeno nei mesi difficili di coronavirus e di digitalizzazione spinta, la caratteristica, quasi fosse nel Dna dei politici e dei funzionari di ogni ordine e grado, è venuta meno. È infatti cominciata in questi giorni la corsa, da parte di partite Iva, artigiani, studi professionali, ai prestiti garantiti dallo Stato.

Prestiti garantiti da 25 mila euro, migliaia le richieste: ecco chi li può ottenere
Un'impiegata ad uno sportello bancario in una foto d'archivio. ANSA / ALESSIA PARADISI

Una bella cosa, sulla carta, perché consente alle imprese colpite dalla crisi, di avere un po’ di ossigeno, in attesa di tempi migliori. Ma si tratta di una corsa a ostacoli, perché tra documenti, certificati, allegati, bilanci e quant’altro, aprire la pratica costa la bellezza di 19 differenti scartoffie da inviare a chi di dovere. Un lavoro che, spesso, implica il supporto di un commercialista, mentre l’apertura della posizione, 30 euro, non prevede spese importanti.

Numerosi i commenti, tra lo scettico e il preoccupato, da parte degli interessati. «I finanziamenti previsti a sostegno delle attività produttive - dice la presidente di Consumatori attivi, l’avvocato udinese Barbara Puschiasis - non risolleveranno le sorti di questo Paese e della sua economia, ma porteranno a un irreversibile, nel breve e medio termine, indebitamento dei professionisti e degli imprenditori. Si tratta di soldi che dovranno essere restituiti e che non vengono erogati a titolo gratuito dalle banche.

Lo Stato, anziché prevedere risorse da distribuire a fondo perduto, perché ovviamente di soldi non ne ha, indebita se stesso rischiando di portare al collasso un sistema bancario oggi posto al centro di una manovra quale salvatore della patria. Tra anticipazioni di Cig, sospensioni di mutui e linee di credito a soggetti che per buona parte non riusciranno a rientrare a causa di una crisi economica che rischia di farsi nerissima, un’inflazione annua che potrebbe toccare il 10%, le alternative sono due: o lo Stato diventerà proprietario delle aziende o le banche diverranno il vero e unico potere avendo in mano lo Stato.

Letture estreme ma sicuramente visioni che devono farci capire che o le istituzioni decidono di dare una svolta alle politiche economiche sia nazionali che internazionali oppure quei finanziamenti si tradurranno in una morsa per tanti operatori economici ed il peso della asserita burocrazia di ora nel compilare le domande non sarà nulla in confronto all’epilogo che quei finanziamenti avranno. Ripartire subito è un imperativo e non una variabile, perchè i morti per la crisi potranno essere ben maggiori di quelli per il coronavirus se si andrà avanti con politiche del rigore noncuranti dei fondamentali principi costituzionali».

«Lo Stato non è in grado di fare quello che hanno fatto molto più semplicemente Germania, l’Austria e la Svizzera - spiega il presidente di Confartigianato-Imprese Udine Graziano Tilatti - . Quest’ultima, ad esempio, ha concesso contributi in conto capitale alle imprese messe in ginocchio dal Covid-19 pari a circa il 10% del fatturato 2019. Come? Con una semplice mail di richiesta. In Italia al contrario assistiamo al solito, improponibile fiorire della burocrazia. La trafila di documenti che le banche stanno domandando alle imprese per accendere le linee di credito garantite dal governo fino a 25 mila euro è impressionante.

PER APPROFONDIRE

Anzitutto dobbiamo sottolineare che rispetto agli altri, il nostro Governo ribalta ancora una volta sulle spalle delle imprese e delle banche tutti gli oneri. La garanzia infatti è solo uno strumento atto a facilitare l’accesso al credito, che poi trasferisce ogni onere a carico delle imprese. Per non farci mancare nulla, s’inserisce anche la burocrazia, che pensavamo colpita da Covid-19, o quantomeno in quarantena, e che invece si rivela immune agli effetti della pandemia, ripresentandosi - in questo caso agli sportelli bancari - più agguerrita che mai. L’aiuto alle imprese, già stremate, è una salita, intralciata da pile di documenti che rischiano di vanificare l’effetto della medicina: proseguendo di questo passo, la cura arriverà davvero troppo tardi».


«Le banche, attraverso il Decreto, - osserva il vice presidente di Confcommercio Alessandro Tollon - avrebbero già tutti gli strumenti per fare l’istruttoria, senza che le imprese debbano ripresentare altre carte. Io terrei a precisare che comunque quei prestiti non andranno a tutti coloro che fanno la richiesta, ci sono in ogni caso delle precise condizioni da soddisfare.

PER APPROFONDIRE

Le banche ovviamente cercano di tutelare loro stesse e non potranno erogare denaro senza un certo tipo di garanzie. La trafila burocratica è più snella per i prestiti fino a 25 mila euro, mentre per quelli fino a 5 milioni serve anche il sostegno dei Confidi. Al di là di tutto il vero problema è che il Governo sta indebitando le aziende, mentre in questo momento servirebbero finanziamenti a fondo perduto».

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