Omidio Annalaura Pedron,«delitto a sfondo sessuale»

È il movente passionale ad aver spinto, secondo l’accusa, l’allora 14enne David Rosset a togliere la vita ad Annalaura Pedron, la baby sitter pordenonese trovata morta il 2 febbraio 1988 in un appartamento di via Colvera a Pordenone. Lo esplicita la Procura del tribunale per i minorenni di Trieste.
PORDENONE.
È il movente passionale ad aver spinto, secondo l’accusa, l’allora 14enne David Rosset a togliere la vita ad Annalaura Pedron, la baby sitter pordenonese trovata morta il 2 febbraio 1988 in un appartamento di via Colvera. Lo esplicita la Procura del tribunale per i minorenni di Trieste nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti del 35enne.


I pubblici ministeri Valentina Bossi e Chiara De Grassi hanno chiesto il rinvio a giudizio per Rosset, ritenuto il responsabile dell’omicidio della ragazza, avvenuto nell’abitazione in cui lei si occupava di un bimbo piccolo.


Il delitto.
Secondo la Procura, Rosset avrebbe cagionato volontariamente la morte di Annalaura per asfissia da strangolamento. Le avrebbe stretto intorno al collo con forza, infatti, un pezzo di nastro adesivo telato o un laccio o, in alternativa, un altro analogo strumento. Una forza tale da strappare per sempre la giovane alla vita.


Il movente.
Il giovane, che all’epoca non aveva compiuto ancora 15 anni, si sarebbe infatuato della baby sitter. Un’ipotesi che viene avvalorata e rafforzata dai pm triestini. Quel 2 febbraio di 21 anni fa, infatti, il giovane avrebbe raggiunto la Pedron nell’appartamento della famiglia De Gottardo-Giorgi, al quarto piano di via Colvera 4 dove la ragazza stava lavorando come baby sitter, per tentare un approccio sessuale. Dopo aver provato ad avvicinarla fisicamente, avrebbe ricevuto un netto rifiuto da parte della ragazza. Nella mente del 14enne, quel rifiuto doveva essergli apparso inaccettabile, tanto da spingerlo a reagire in maniera violenta, temendo anche una possibile denuncia della baby sitter.


Le aggravanti.
Secondo la Procura dei minori, Rosset avrebbe commesso l’omicidio per cercare di porre in essere, con violenza e minacce, atti di libidine verso la 21enne. Allo stesso tempo, avrebbe cercato di nascondere le tracce del suo comportamento o, in ogni caso, di assicurarsi l’impunità. Per paura che Annalaura potesse raccontare a qualcuno quello che era successo nell’appartamento di via Colvera, infatti, il giovane l’avrebbe strangolata fino ad ucciderla. L’accusa definisce «abietti» e «futili» le motivazioni che avrebbero portato l’allora adolescente di Pordenone ad aggredire la giovane, che non sarebbe stata in grado di difendersi a causa del nastro adesivo o del laccio che Rosset le avrebbe stretto in gola.


L’ora.
Nell’avviso di conclusione delle indagini, i pubblici ministeri del tribunale del minorenni hanno ipotizzato che il delitto potesse essere stato commesso in un’ora compresa tra le 9 e le 10.
(l.p.)

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