Nuova risonanza magnetica al Cro: diagnosi e immagini migliori

AVIANO. È stata presentata al Cro la nuova risonanza magnetica 3T (Tesla è l’unità di misura del campo magnetico utilizzato per la diagnostica) prodotta da Ge Healthcare e che si caratterizza principalmente per la velocità di scansione, il diametro del gantry (tunnel in cui entra il paziente) di 70 centimetri che rende meno “opprimente” l’esame, e lo spessore minimo di acquisizione in 2D e 3D di 0,1 millimetri, il cui significato in termini di risoluzione di immagine e precisione diagnostica è comprensibile.
In rappresentanza della Regione il vicepresidente, Sergio Bolzonello e l’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, accompagnati dal direttore generale del Cro, Piero Cappelletti, dal direttore scientifico, Paolo De Paoli e dal primario di Radiologia, Luca Balestrieri.
Proprio Cappelletti, ricordando il percorso che ha portato all’acquisizione del macchinario – sette anni circa – ha evidenziato, a fronte di budget disponibili, la lunghezza dei tempi di realizzazione del progetto complessivo a causa della burocrazia, «un problema doppio – ha detto – perché ci confrontiamo quotidianamente con il privato, anche internazionale: c’è qualcosa che non funziona nel modo con cui affrontiamo l’aggiornamento tecnologico e questa è una riflessione che riguarda la politica».
Investimento. Vi è stata una partecipazione del ministero della Salute in relazione al fatto che l’acquisizione di uno strumento 3T ha finalità precipuamente per protocolli di ricerca scientifica, ma la quota principale deriva da finanziamento regionale.
Vantaggi. Il grande vantaggio è la possibilità di accoppiare informazioni anatomiche ad informazioni funzionali.
L’impiego della Rm ad alto campo (da 1,5 Tesla in su) è, infatti, sempre più frequente in ambito oncologico: si è passati da un periodo in cui tale metodica diagnostica veniva riservata solo ad alcune patologie e a casi selezionati ad un’attualità in cui la Risonanza magnetica si pone in reale e quotidiana concorrenza con altre metodiche diagnostiche più tradizionali, come TaC o ecografia.
«La presenza della RM, come ricordato da Cappelletti – ha aggiunto De Paoli – arriva in maniera coordinata poiché parte di un percorso che ha posto obiettivi assai precisi, tra cui il tema della innovazione. La difficoltà del loro reperimento – ha ribadito anche il ds – ci mette a disagio rispetto ai competitor».
Secondo Telesca, al Cro «la parte del leone la fa ricerca di cui abbiamo tenuto conto in una sanità che sta cambiando e che prevede l’applicazione di standard a livello nazionale».
Telesca ha anche aggiunto che se non ci sono professionalità adeguate, «una apparecchiatura di alta tecnologia non può esprimere le proprie potenzialità», sottolineando con questo l’alto livello di knowledge del Cro.
Quanto ai lunghi tempi sull’acquisizione dei macchinari, Telesca ha detto che «ci troviamo in un Paese in cui norme e regolamenti sono sì tesi a garantire la legalità, ma spesso in contraddizione tra loro».
«Semplificare – ha concluso – diventa questione competitiva con il resto del mondo, vale per tutto il pubblico, ma per la sanità in particolare».
Bolzonello ha rimarcato l’impegno della Regione «affinché il Cro abbia le possibilità di rilanciare continuamente il proprio ruolo. Sappiamo che gli Ircss necessitano di un continuo aggiornamento e, per parte nostra, stiamo garantendo tali certezze consci del ruolo che l’Istituto ha e dovrà avere. Siamo sereni nella convinzione di aver preparato il miglior terreno possibile».
L’esperienza al Cro. Il Cro ha maturato, in oltre quindici anni, una significativa esperienza in applicazioni di Rm per esami su organi addominali (fegato, pancreas, rene), pelvici (genitali femminili, prostata, vescica, retto), torace (mammella), distretto Orl e muscolo/scheletrico.
In quest’ottica si pone come naturale evoluzione l’acquisizione di un’apparecchiatura di RM con campo magnetico da 3 Tesla per affiancare quella esistente da 1.5 T.
Oltre ad incrementare l’offerta di prestazioni con conseguente riduzione dei tempi d’attesa (che nel campo delle patologie oncologiche sono particolarmente critici, non fosse altro per lo stress psicologico per il paziente), i sistemi attualmente disponibili sul mercato da 3 Tesla permettono un notevole miglioramento delle performance diagnostiche rispetto ai più tradizionali apparecchi da 1.5 Tesla, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Quantitativamente parlando i tempi di esecuzione degli esami più tradizionali sono ridotti, con maggiore tollerabilità per i pazienti più sofferenti o debilitati, oppure permettendo di eseguire procedure diagnostiche più complete o panoramiche nella stessa unità di tempo.
Qualitativamente, sono numerosissimi i campi in cui le apparecchiature a 3 Tesla permettono una diagnostica più raffinata: si va verso uno stato dell’arte per lo studio non invasivo di organi come fegato, pancreas, rene, utero, mammella e prostata effettuato solo con apparecchi di questa potenza.
Il miglioramento non si traduce “solo” con immagini più nitide o risoluzione spaziale o di contrasto più elevata, ma anche con la possibilità di effettuare esami di imaging molecolare come la spettroscopia o l’imaging a diffusione.
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