Molestie telefoniche sempre più diffuse, chiamate e messaggi di giorno e di notte: come difendersi

C’è chi riceve decine e decine di squilli e sms: una vera tortura. Si può scoprire chi chiama anche se il numero non si vede. I consigli forniti dalla Polizia



Una friulana ha sbagliato numero, ha telefonato a un uomo che poi ha continuato a tormentarla con decine di chiamate, squilli e messaggi per dieci mesi. Una disavventura simile è capitata anche un professionista udinese che per un periodo ha ricevuto circa 180 chiamate da un “numero sconosciuto”.

 

 

E questo a tutte le ore, persino di notte. A risolvere i loro problemi ci ha pensato la polizia. Gli agenti della Seconda sezione dell’Upgsp (Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico) della questura, sotto la guida del dirigente Francesco Leo, sono riusciti a risalire ai responsabili che sono stati denunciati.

 

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Reato diffuso in Friuli

«Il reato di molestie – spiegano in questura – è una fattispecie contravvenzionale (di minore gravità) piuttosto diffusa nel panorama friulano ed udinese. Sono diversi, infatti, i casi segnalati, anche se non tutti poi sfociano in una denuncia».

 

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Le molestie telefoniche possono iniziare in molti modi: anche, come detto, per un banale errore di digitazione come capitato alla donna che poi si è rivolta alla polizia. Dopo aver ottenuto i necessari decreti dalla Procura, i poliziotti hanno acquisito i tabulati telefonici e hanno così avuto l’elenco delle chiamate e degli sms molesti, circa una sessantina.

A quel punto era necessario dare un nome all’utilizzatore di quel numero telefonico. Ogni utenza, infatti, ha un intestatario, ma non necessariamente si tratta della stessa persona che usa davvero l’apparecchio.

 

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Grazie a verifiche incrociate (controlli nelle banche dati, ubicazione delle celle agganciate più di frequente, analisi delle chiamate. . .) si è scoperto che l’intestatario e l’utilizzatore dell’utenza erano la stessa persona. Si trattava di un 55enne incensurato residente al Sud. L’abitazione di quest’ultimo è stata perquisita e il suo cellulare è stato sequestrato.

Le chiamate anonime

Si può risalire al responsabile delle molestie anche quando sul telefono appare la scritta “Chiamata anonima”. In questi casi è importante appuntare le date e l’ora delle chiamate ricevute.

 

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Diversamente è complicato (ma non impossibile) risalire all’utenza molestatrice, soprattutto se la vittima è solita fare e ricevere decine di chiamate ogni giorno, proprio come il professionista udinese che è stato bersagliato da tante chiamate provenienti da un “Numero sconosciuto”.

 

Quando la vittima rispondeva, l’ignoto interlocutore rimaneva in silenzio. L’interessato ha poi deciso di fare denuncia, ma non si era segnato le telefonate. Per caso, però, ha ricevuto una delle chiamate sgradite proprio mentre si trovava in questura.


Grazie a una data e a un orario certo gli investigatori sono riusciti a individuare l’utenza, anche se come al solito l’interlocutore era rimasto in silenzio. Analizzando il traffico telefonico è emerso che in poco più di un anno l’utenza molesta aveva contattato il telefono del denunciante poco meno di 180 volte.

Raccolta prove con l’app

Le molestie vengono fatte, nella maggior parte dei casi, attraverso il cellulare, con telefonate, chat ed sms. Poter raccogliere tutto il materiale, audio, video e scritto è molto importante: sono prove e, anche nel caso in cui il molestatore can– celli tutto dal suo telefono o dal suo computer, grazie a alla app “MyTutela” nessuna elemento andrà perduto.


Si tratta di un’applicazione riconosciuta giuridicamente che tutela anche le vittime di stalking, bullismo, violenza. Ecco come funziona: archivia i dati (sms, telefonate, lista chiamate, whatsapp e screenshot); li custodisce anche nei casi in cui il cellulare venga danneggiato o perso; consente di scaricare un report dei dati in un formato da usare in fase di denuncia e processo.

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