Migliaia di alberi spezzati e i nostri boschi distrutti dal vento: serviranno almeno 60 anni per riaverli tutti

UDINE. Gli squarci nel cuore della Carnia e del Pordenonese si scorgono, nitidamente, dall’alto. Migliaia di alberi sono stati letteralmente sradicati dal terreno. Colpiti da raffiche di vento – che hanno sfiorato i 200 chilometri all’ora – e dalle valanghe di fango abbattutesi sui boschi rappresentano ferite aperte nel cuore del Friuli. Ma pure, se non gestita a dovere, una vera emergenza ambientale ed economica che la Regione sarà chiamata ad affrontare nelle prossime settimane. Una volta, cioè, che il maltempo sarà passato e i primi interventi di messa in sicurezza di territorio, infrastrutture e abitazioni saranno stati portati a termine.
Lo sa bene l’assessore alle Risorse Forestale Stefano Zannier – non per niente anche ieri impegnato tutto il giorno in sopralluoghi in montagna – che preannuncia la volontà di muoversi in simbiosi con Veneto e Trentino Alto Adige. Rapidamente, ma tenendo in considerazione un aspetto chiave: per ritornare alla situazione precedente all’alluvione ci vorrà, a essere fortunati, almeno mezzo secolo. Perché ci si può muovere velocemente, con sagacia e perizia, ma la natura ha tempi, modi e leggi su cui l’uomo può poco o nulla.
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La nuova emergenza
La mappatura completa non c’è ancora, e sarà possibile effettuarla soltanto quando tutte le zone colpite dal maltempo saranno raggiungibili, ma basta una prima stima, a spanne, per capire come l’emergenza ambientale che il Fvg si troverà a dover risolvere sarà tra le più impegnative degli ultimi decenni. «Vento e fango – spiega Zannier – hanno portato via almeno mezzo milione di metri cubi di boschi, cioè 5 milioni di quintali di alberi e secondo me ragioniamo per difetto.
Per i conti precisi dovremo aspettare ancora». Dalla Valcellina alla Val Zemola, passando per la foresta del Prescudin, oltre alle aree di Forni di Sopra e Sotto, Tualis, Ovaro – dove ieri i vigili del fuoco sono intervenuti per potare alcuni alberi vicino alla cartiera –, il conto del disastro sarà salato. Parecchio salato. Non soltanto per le casse dell’erario pubblico, ma anche per quelle private se le istituzioni non interverranno velocemente.
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Le mosse della Regione
«Quegli alberi vanno tolti di mezzo il prima possibile, poi penseremo al resto». Zannier detta l’agenda delle priorità e, d’altronde, questa mossa possiede tutta la logica e razionalità del mondo. «Dobbiamo lavorare in fretta – conferma l’assessore – sia per prevenire eventuali danni idrogeologici, specialmente nel caso di nuovi peggioramenti meteo, sia per evitare eventuali problemi fitosanitari in primavera». Ma la situazione può diventare anche più complessa del previsto e nascondere insidie maggiori rispetto alla “semplice” eliminazione del materiale forestale crollato sotto i colpi del maltempo.
«Non possiamo limitarci a spostare gli alberi caduti a terra – continua l’assessore –: dobbiamo affrontare anche il tema legato a quella parte di boschi oppure foreste che non sono crollati del tutto. Penso, ad esempio, alla zona che da Sutrio porta verso lo Zoncolan, dove andrà rimosso tutto il materiale presente nell’area considerato come non possiamo certo aspettare che cada del tutto prima di rimuoverlo».
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Tra presente e futuro
In Fvg sono attive diverse aziende che si occupano della gestione del patrimonio boschivo, ma un evento come quello di questi giorni che «si è portato via interi blocchi di montagna» è praticamente impossibile che possa essere «gestito in autonomia». C’è bisogno, in altre parole, di un’alleanza o almeno di un «coordinamento con le altre Regioni, a partire da Veneto e Trentino Alto Adige» anche per un fattore strettamente economico.
«Dobbiamo evitare – continua l’assessore – che una situazione già difficile non diventi drammatica. Non possiamo permetterci, in altre parole, di inondare il mercato con centinaia di migliaia di quintali di legna perché uccideremmo un settore già in grande difficoltà visto che si trova a dover competere con la concorrenza, spesso impari, delle ditte estere». Un coordinamento trasversale per il materiale in eccesso, dunque, mentre per quanto riguarda la ripiantumazione degli alberi ci penserà direttamente il Fvg. «Ma non dimentichiamoci mai di un fattore – sostiene Zannier –: perché le piante e i boschi ritornino alle dimensioni antecedenti questa drammatica situazione ci vorranno almeno 50 anni, forse anche 60».
Fondi e leggi regionali
L’obiettivo del Fvg è quello di ottenere uno stanziamento, consistente, da parte del Governo per intervenire velocemente sul territorio perché è pura fantascienza pensare di trovare mezzo miliardo di euro – cioè l’ammontare dei danni complessivi secondo una prima stima della Protezione civile – all’interno del bilancio regionale. Denaro che dovrà servire anche per coprire i costi dell’eliminazione degli alberi caduti e stimati in almeno alcuni milioni. Fondi che, però, almeno in parte potrebbero dover essere anticipati proprio dalla Regione, in sede di legge di Bilancio.
«Sappiamo di dover intervenire – conclude Zannier –, ma più che i finanziamenti, certamente importanti, conterà la facilità e la rapidità con cui consentiremo a enti locali e aziende di utilizzare il denaro. Già dalla prossima settimana verificheremo quali saranno gli strumenti più idonei da mettere in campo e, se dovesse rivelarsi necessario, legifereremo in materia per facilitare le operazioni».
In sei giorni la pioggia di quattro mesi
«Dipende sicuramente da zona a zona, ma in sei giorni è caduta la pioggia che cade, in media, in quattro mesi». La frase di Sergio Nordio, esperto meteo dell’Osmer, fa sbarrare gli occhi. Ma, a guardare bene, non stupisce più di quel tanto. Restano infatti impresse nella mente, prima di chi ha provato il disastro, poi della gente, immagini incredibili di devastazione in cui l’acqua – insieme al vento forte – è stata crudele protagonista. E lo sa bene la gente della Carnia, sconvolta dalla distruzione di boschi, crolli di ponti, allagamenti che hanno trasformato profondamente tutto il paesaggio. Ma il peggio, almeno per ora, sembra passato. Ci aspetta un fine settimana finalmente tranquillo: la pioggia si prende una pausa per mostrarsi di nuovo solo lunedì e martedì. Con quale intensità? È ancora presto per fare previsioni.
«Pioverà ancora nelle prossime ore fino a sabato mattina (3 novembre, ndr), ma in modo moderato – spiega ancora Nordio –. La tendenza, nel pomeriggio, è un miglioramento, che proseguirà poi anche domenica, quando non dovrebbero esserci piogge e arriverà una massa d’aria mite. A Udine, ad esempio, le temperature saranno sopra la media per il mese di novembre e raggiungeranno anche massime di 23 gradi. Insomma, ci sarà una tregua».
Ma sarà davvero breve. Le precipitazioni si fermano, per tornare infatti a inizio settimana.
La speranza è che non si ripresentino con la forza micidiale di questi giorni. Nordio preferisce non azzardare indicazioni, ma ha qualche certezza rispetto a quanto successo fino a venerdì. «In questo breve periodo sono caduti mille millimetri di pioggia nelle zone delle Alpi e Prealpi Carniche, tra i 600 e gli 800 nel Alpi e Prealpi Giulie – aggiunge l’esperto di Osmer –. Ogni millimetro corrisponde a un litro d’acqua per metro quadro: abbiamo potuto verificare che in pochi giorni è scesa tantissima acqua, quella che cade in alcune aree della regione anche nell’arco di alcuni mesi. Ma questo è stato un episodio eclatante per la concomitanza della pioggia battente con il vento forte».
Le raffiche, come già segnalato in questi giorni, hanno toccato anche i 200 chilometri orari, un valore mai raggiunto da quando esiste la rete d’osservazione. «Da 27 anni, quindi, – osserva ancora –. Vedere boschi secolari abbattuti significa che l’evento ha una certa storicità, ma soprattutto, deve farci riflettere sull’importanza di quanto accaduto». Nordio chiude con una “mezza” buona notizia: «Da metà della prossima settimana le temperature saranno nuovamente miti».
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