Anni persi, soldi buttati e fiumi da sghiaiare: Valcellina in ginocchio

Un problema sorto oltre mezzo secolo fa. Esondazioni continue dal 1997. Servono un viadotto e una strada per deviare i camion e salvaguardare il turismo

BARCIS. «Mi fa male quando la mia gente mi domanda se davvero valga la pena di investire a Barcis perché non so cosa rispondere». Il sindaco Claudio Traina è affranto. L’eccesso di ghiaia in paese lo affligge.

Due anni in pochi giorni

La questione degli accumuli di inerti nel Cellina e nel lago è infatti drammatica. In pochi giorni la pioggia ha spinto a fondovalle il quantitativo di pietrame che mediamente viene trasportato in due anni. La ghiaia è ormai al livello di superficie in alcune anse del bacino tanto che l’acqua ha allagato vari edifici della zona.

Migliaia di alberi spezzati e i nostri boschi distrutti dal vento: serviranno almeno 60 anni per riaverli tutti


Le richieste d’intervento

«Dobbiamo sghiaiare oggi stesso perché nessuno ci può garantire la piena sicurezza in queste condizioni» ha detto il primo cittadino del paese. «Basta, si bonifichi il Cellina senza paura ogni volta di essere denunciati dagli ambientalisti» gli ha fatto eco il suo collega di Pordenone, Alessandro Ciriani, preoccupato per il pericolo di esondazione in pianura.

Le origini

Il problema nasce nel 1954 quando viene inaugurato il lago Aprilis. Sono gli anni del boom economico e l’Italia ha un’estrema sete di energia. Tanto che mentre si taglia il nastro a Barcis, gli ingegneri sono già all’opera per la diga del Vajont.

L’alluvione del 1966

La situazione è peggiorata nel 1966 quando in poche ore fango e sassi hanno ostruito le paratoie di fondo: si tratta di sportelloni che venivano aperti in caso di ondate di maltempo e facevano scivolare a valle il materiale in eccesso. Da allora i basculanti sono sepolti sotto decine di metri di fondali e non è più possibile utilizzarli.

Le briglie mai svuotate

Nel frattempo si è cercato di trattenere gli inerti a monte, costruendo degli sbarramenti di calcestruzzo lungo i greti. Negli anni Sessanta e Settanta furono svariati i cantieri aperti per questo scopo. Dal Prescudin al Varma se ne possono notare numerosi, trasformati nel tempo in “dighe” per sassi: gli inerti si sono ammassati sino a superare in altezza il muro e da lì hanno ripreso la loro corsa in direzione del lago. Solo ieri dalle pagine del Messaggero Veneto è stato lanciato l’allarme sulla tenuta della briglia del Pentina le cui fondamenta stanno cedendo.

Il Varma

Il primo blocco della strada 251 a causa della tracimazione del congestionato torrente Varma ha invece il proprio inizio ufficiale nel 1997. In quasi 22 anni le chiusure al transito dell’ex statale sono state una cinquantina, con polemiche e gravi perdite all’economia.

Il progetto Moretton

Nel 2003 il vicegovernatore regionale, Gianfranco Moretton, dispone un programma di asportazione di un milione di metri cubi di pietrame ma il Comune di Barcis si oppone in Tribunale: secondo il municipio nessun camion deve attraversare la 251 per non danneggiare il turismo. La protezione civile, che aveva fatto scavare già 300 mila metri cubi di sassi dalla zona, si ritira. Il Tar respinge comunque il ricorso del municipio ma è troppo tardi. Da allora in alveo si effettuano solo piccoli scavi d’emergenza.

La svolta

Nel Natale del 2014 l’annuncio dell’assessore regionale Paolo Panontin: la 251 sarà rialzata all’altezza del Varma e poi si procederà allo sghiaiamento dell’intera vallata. Il nuovo ponte sul Varma è aperto al transito il 19 luglio del 2016. A ottobre segue l’annuncio di un mega bando per la bonifica degli inerti.

Lo stato dell’arte

Lo scorso maggio è stato bandita la gara europea per i lavori prodromici alla pulizia del Cellina. Con quasi 4 milioni di euro si dovrà costruire un viadotto (i camion non possono appesantire il coronamento della diga) e una strada che devii i tir fuori dell’abitato. I lavori dovrebbero essere ultimati alla fine del 2019 ma sembra inevitabile uno slittamento: ad oggi l’iter risulta infatti ancora fermo alla fase progettuale.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto