Mercatovecchio, la pietra piasentina nel mirino di tutti: «È la scelta sbagliata»

UDINE. Su una cosa si trovano praticamente tutti d’accordo: la pietra piasentina non piace. Eccetto qualcuno, che apprezza la proposta di ripavimentare via Mercatovecchio con uno dei materiali più caratteristici del Friuli, ai residenti non convince la decisione della giunta di utilizzare la pietra al posto del porfido, manifestando più di qualche perplessità soprattutto dal punto di vista estetico.
Dopo aver sentito la voce dell’amministrazione, delle forze politiche e dei commercianti, la parola passa ora ai residenti e ai lavoratori che, tutti i giorni, vivono e frequentano la città.
Al bar Commercio di via Mercatovecchio, ieri mattina, in occasione dell’iniziativa «Caffé con il Messaggero», organizzata dal nostro giornale per stimolare il dibattito sull’importante opera urbanistica, sono stati tanti i cittadini che hanno voluto portare il proprio contributo attraverso idee, suggerimenti e riflessioni sul progetto presentato dal Comune.
A chi è contrario alla chiusura al traffico e non abbandona la nostalgica immagine di una via Mercatovecchio popolata da auto e veicoli, si affiancano i più lungimiranti sostenitori della pedonalizzazione, convinti che un centro aperto soltanto a pedoni e biciclette sia davvero la soluzione per il rilancio della città e un primo passo per una Udine ancora più vivibile. Molti altri, invece, ritengono il bus un elemento irrinunciabile per la vivacità della strada e non si arrendono allo spostamento della fermata in un altro luogo del centro storico.
Marcello Mazza è favorevole alla pedonalizzazione, ma a una sola condizione, quella di non eliminare il bus che porta dalla stazione all’ospedale, per il quale sarà opportuno individuare una soluzione alternativa.
«Mi pare che questo di via Mercatovecchio sia più un discorso elettorale che reale, che rispunta in occasione delle tornate – afferma -. Già nel 2008 se ne parlava, e guarda caso era tornato in auge nel 2012, per poi riapparire oggi. Sono contrario al progetto perché, anche se bello, non è ben definito – aggiunge Mazza -. I rendering presentati dalla giunta non sono assolutamente precisi, giusto il minimo sindacale, e così come disegnato questo lavoro fa acqua da tutte le parti, compresa quella che entrerà nei negozi per l’eliminazione delle barriere architettoniche e la mancanza di un corretto drenaggio delle acque piovane».
Giulia Stocchi, una residente del centro, si dice contrarissima alla proposta: «La pietra piasentina non mi piace per nulla, è lucida e si scivola. La strada è storica e deve rimanere com’è. Vadano a fare salotti della città da un’altra parte che qui si deve far compere, non stare seduti in mezzo alla via a bere caffè».
Anche un’altra residente, Maria Locatelli, non ha pietà e definisce il progetto «orrendo». «Le poltroncine in mezzo alla strada con il vento e il freddo che ci sono d’inverno? Servirà un servizio plaid – osserva –. D’estate il sole a picco con le pietre che rimandano il calore richiederanno un ventilatore gigante e la specialità tipica dei bar saranno i gelati squagliati. Senza contare che i baristi costretti ad attraversare la strada – ironizza la signora – rischieranno impatti con ciclisti distratti e pedoni incollati al telefonino e serviranno vigili a dirigere il traffico».
«Uno schifo – tuona l’ex consigliere comunale Cosimo Politi –: chiudere questa strada la trovo un’assurdità. Andiamo a stravolgere uno dei punti nevralgici della città, il fiume sul quale scorreva il traffico cittadino e questo intervento cambierà faccia alla vecchia Udine. È una città deserta che si popola una volta alla settimana e quel tipo di contenitore che vogliono riproporre qui c’è già in piazza San Giacomo, sarebbe un doppione».
Dino Bortolami, commerciante in via Poscolle, rimarca l’importanza del passaggio dell’autobus per promuovere la frequentazione del centro.
«L’autobus è un’opportunità – rileva –, un modo comodo per raggiungere il centro e aumenta l’attrattività della via. Non capisco perché continuino a mettere in discussione il passaggio del bus, che darebbe un’ulteriore botta se non il colpo di grazia al cuore cittadino. Chiudere le piazze non è la soluzione per favorire l’aggregazione – prosegue – ed è ora che gli amministratori escano dagli uffici e si interfaccino con chi vive e opera a Udine per comprendere le reali esigenze dei cittadini».
L’incognita del bus preoccupa anche un’altra commerciante, che ha da poco inaugurato la propria attività: «Arrivo in treno e mi fermo qui davanti, per me è molto comodo e dal bus si possono guardare le vetrine».
Secondo una commessa di un negozio di abbigliamento, il progetto e l’idea sono belli e occorre guardare avanti, immaginando un centro storico “invaso” da pedoni e biciclette. «Occorre cambiare mentalità – chiarisce –, è una questione d’abitudine e le vetrine le vedremo facendo quattro passo: bisogna far rinascere questo centro».
Anche per il collega la soluzione individuata dall’amministrazione porta novità ed è una bella idea, anche se potrebbe e dovrebbe essere sviluppata meglio. «I bus navetta che portano le persone in centro sono un’ottima risposta – annota – e la polemica sul possibile allagamento dei negozi una volta che saranno eliminate le barriere architettoniche lascia il tempo che trova, voglio sperare che i professionisti che hanno messo in cantiere il progetto siano in grado di pensarci e risolvere la situazione».
Luigi Chiarion non si da pace e s’interroga su come sia possibile dare il via libera a un’opera di tale importanza senza chiedere il parere dei cittadini. «Condizionerà il modo di vivere dei cittadini – spiega –: è assurdo che poche persone decidano il futuro di questa via e di questa città senza interpellarli. Di fronte alla più generale crisi dei centri storici trovo impensabile non venga richiesto il loro consenso e sarebbe opportuno si interrogassero seriamente sul come poter rendere la città più attrattiva e come far arrivare le persone nel centro storico». Maurizio Anzil, commerciante, coglie l’occasione dell’incontro per ribadire ancora una volta la contrarietà all’inizio del cantiere. «Aldilà dei problemi tecnici – sintetizza –, anche arredo e urbano e dehors non convincono, assieme all’eliminazione dei marciapiedi. Non è stata presa in considerazione la volontà dei commercianti, contrari a questa nuova pavimentazione».
Il rivestimento in porfido – al posto della piasentina sulla quale si scivola e rischia di rompersi – va mantenuto anche secondo Matteo Lorusso, che critica anche l’eliminazione delle barriere, «operazione costosa e rischiosa durante le piogge», mentre Gabriele Cragnolini di Italia Nostra – che sposa la pedonalizzazione ma non il progetto – insiste per una «maggiore partecipazione e una visione complessiva del centro, non limitata a piazza Primo Maggio e Mercatovecchio».
Completamente favorevole, invece, Andrea Purinan, che porta a esempio il borgo Teresiano di Trieste, esempio di riqualificazione vincente e curata. «Udine possiede altri angoli che possono essere valorizzati come piazza San Giacomo. Sarei d’accordo se spostassero la fermata tra piazza Primo Maggio e piazza Patriarcato per accedere in pochi minuti al centro – prosegue nella riflessione – con altri stop in piazza San Cristoforo e Libertà: non sarà facile e ci vogliono proposte innovative e di qualità che al momento non ci sono. La scelta della pietra mi piace e anche l’idea di riempire lo spazio con tavolini e sedie – conclude – ma anche gli spazi commerciali devono rinascere».
Semaforo verde al progetto anche da Marino Visentini di Legambiente, che lo definisce «molto interessante, al quale si poteva lavorare dieci anni fa e attento alla salute pubblica, per il minor inquinamento», e da Elisabetta Rosso della Fiab, che sottolinea un ritardo rispetto ad altre città europee. «Il mondo va verso un’altra direzione, con centri storici accessibili alle utenze deboli e liberi dalle auto, spazi in cui vivere tranquilli. Aldilà dei tecnicismi, per chi ha sollevato il problema del carico scarico proponiamo le cargo bike, già diffuse nelle metropoli e sugli arredi urbani ritengo siano anche le attività commerciali che insistono sulla via a dover fare la propria parte, investendo le proprie risorse per abbellire lo spazio che si traduce poi in guadagni. I centri storici vanno chiusi al traffico, solo così possono trovare la chiave per il rilancio».
Livinio Deotto “benedice” il progetto, ma punta il dito sul ruolo del capoluogo: «sulla sua capacità di rappresentare anche la provincia. Ecco perchè suggerisco tutti i marmi e le pietre rappresentative del Friuli. Alla piasentina può essere abbinata la pietra fior di pesco di Forni Avoltr, la grigio carnico e la rosso di verzegnis. Tocca agli architetti esaltarne le caratteristiche e le forme. Piazza Mercatovecchio – mi piace chiamarla così – rappresenterebbe così tutta la provincia».
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