E c’è chi sogna il ritorno del tram

UDINE. E tra le proposte spunta anche quella del tram. Anzi, una monorotaia che da piazzale Osoppo arriva in via Aquileia attraversando via Mercatovecchio. Ai lati, per abbellire l’infrastruttura e delimitare il percorso, un bosso che non richiede manutenzione e arreda piacevolmente la strada.
L’idea non è nuova. Pochi giorni fa era stata suggerita – proprio dalle colonne del Messaggero Veneto – dall’associazione Robin Ud e dal suo presidente Franco Asquini –. Ieri Adriano Baldini, un nostro lettore che ha partecipato all’iniziativa organizzata dal quotidiano al bar Commercio, e Roberto Vattori, ex sindaco di Tricesimo, hanno proposto la riesumazione del tram.
«Se vuoi attirare gente devi offrire una città bella e comoda – sottolinea Baldini –: chiaramente m’immagino un mezzo silenziosissimo, senza motore ed ecologico, che permette di raggiungere comodamente il centro». Solo in questo modo, secondo il lettore, «si trasforma la città in un salotto, e quando si rende accogliente uno spazio la gente ci viene».
Chiudere Via Mercatovecchio al traffico significa «penalizzare le attività commerciali e abitative, visto che Udine è già disabitata» per Roberto Vattori, l’ex sindaco di Tricesimo.
«E non si può consentire che il traffico diventi un pericolo per l’incolumità dei cittadini – rimarca –. Ecco allora che torna più che mai di attualità la realizzazione della metropolitana leggera di superficie, con passaggi ogni quarto d’ora e che deve fare tappa anche in via Mercatovecchio e raggiungere i punti nevralgici della città come l’università, lo stadio, la stazione ferroviaria, l’ospedale, non trascurando l’hinterland».
Anche Carlo Dreosso «rimpiange» il vecchio tram che, tra il 1887 e il 1952, attraversava il cuore della capitale del Friuli: «Perché non rivoluzioniamo il trasporto urbano? Il centro storico è morto e bisogna fare qualcosa per rianimarlo».
Detto questo Dreosso si concentra sul progetto, che giudica inutile soprattutto per quanto riguarda i lavori di pavimentazione, spesa che poteva essere evitata.
«Sono favorevole alla pedonalizzazione ma non alla sostituzione del porfido – chiarisce –: possono chiudere la via e cominciare a creare eventi che richiamino gente in città. E non punto solo il dito contro l’amministrazione – aggiunge –, ma me la prendo anche con i commercianti che non fanno nulla per attirare gli avventori. Anche l’offerta commerciale, evidentemente, deve essere ripensata».
Che si potrebbe partire con una sperimentazione, per analizzare pro e contro e valutare ulteriori interventi in un secondo momento lo dice anche Francesco Pecile, un residente che, affezionato ai san pietrini, non appoggia la decisione del Comune di rivestire l’intera via con la pietra piasentina.
«Si potrebbe provare a chiudere per un periodo le strade centrali e trarne le conclusioni – osserva Pecile –: pensiamoci meglio. Il porfido è una buona base, l’accessibilità ai disabili è garantita lateralmente e comunque è più resistente della piasentina anche in occasione di manifestazioni. Sono favorevole alla chiusura, mi rendo conto che creerà problemi e disagi, ma servirà a rivitalizzare il centro e restituite uno spazio più fruibile ai cittadini».
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