Lo storico re del pane Antonio Bortolin portato via dal Covid. La moglie è grave

Lei ricoverata nella notte, lui spirato nello stesso ospedale. Porcia e Pordenone in lutto. Quel “miracolo” per i terremotati

PORDENONE. «Se ti chiede se hai mangiato e si preoccupa per te è vero amore». Che fosse vero amore fu manifesto sin da subito, fra Antonio Bortolin e Silvana Forniz.

Lui da ragazzo, prima di diventare il “re del pane”, sfornava già i panini con l’uvetta. La aspettava fuori da scuola e glieli donava. Lei sempre al suo fianco.

Da allora sono passati gli anni, sono arrivati cinque figli, i nipotini e quell’amore non è mai venuto meno.
Nemmeno quando il male del nuovo secolo ha bussato alla porta della loro casa, poco più di due settimane fa.
Domenica 8 novembre voleva andare a caccia, Antonio, 86 anni portati splendidamente, pieno della stessa energia profusa nei decenni trascorsi al servizio delle sua comunità. Quella tosse persistente, però, non piaceva a Silvana che, come spesso accadeva, era riuscita ad averla vinta. Antonio era rimasto a casa. Sette giorni dopo, il ricovero in ospedale. Altri sette giorni e, domenica 15 novembre, il suo cuore ha cessato di battere.



Silvana, a sua volta contagiata, l’ha assistito fino a quando ha potuto, insieme alle figlie Stefania e Anna. Poi si è aggravata a sua volta e nella notte fra sabato e ieri si è reso necessario il ricovero. È stata accolta in pneumologia Covid. Vicina al suo Antonio fino alla fine, nelle ore che ne hanno preceduto epilogo.

Ora i figli Valter, Diego, conosciuto imprenditore nel settore dei sexy shop, Albarosa, moglie del capo mandamento di Pordenone dell’Ascom Aldo Biscontin, Stefania, sposat con l’edicolante di corso Vittorio Emanuele Omar Biscontin, e Anna pregano a distanza per la mamma, costretti alla lontananza fisica da lei in questo momento drammatico per la famiglia.

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La notizia della morte di Antonio Bortolin si è diffusa rapidamente fra Porcia, dove il “re del pane” aveva esercitato l’attività fino al 2015 (ora il negozio di via San Cristoforo è di proprietà dei De Mario, di Santo Stefano di Cadore) e Pordenone, dove in via Maggiore a Rorai Grande l’attuale caffetteria Nicoletta, davanti alle scuole, è stata a lungo gestita dalla figlia Stefania col marchio di famiglia.

Chi era e cosa sia stato per queste comunità Antonio Bortolin l’ha riassunto il figlio Diego: «Papà e mamma stavano sempre in casa. Mio padre andava a prendere il pane e faceva la spesa nel negozio di paese – ha raccontato affranto –. Usavano la mascherina anche in casa e se andavi a trovarli ti dicevano di non avvicinarli o baciarli, perché loro erano vecchi. Io li prendevo in giro, ma in 15 giorni tutto è finito. Mio padre a 15 anni iniziò a lavorare come fornaio, poi a maggio del 1972 rilevò un panificio a Porcia, che produceva 80 kg di pane. Con la sua qualità riuscì a portarlo anche a 25 quintali al giorno. La notte del terremoto in Friuli, per citare un esempio, il prefetto di Pordenone, allertò mio padre, chiedendo la disponibilità del forno per produrre pane per le popolazioni colpite».

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«La mattina alle 6 avevamo 20 quintali di pane pronto, e così è stato per molto tempo. Il tutto offerto senza remunerazione. Questo era mio padre. Era conosciuto in tutto il Friuli anche per i panettoni e la pasticceria – ha proseguito Diego Bortolin –. Per i 500 anni del campanile di Porcia offrì una torta per 2 mila persone, fatta su un rimorchio di trattore, con la forma del campanile: una festa bellissima. Questo era mio padre. Sposato con Silvana da oltre 65 anni, sempre insieme, come noi 5 fratelli, che siamo andati a lavorare assieme, riuscendo a dare un po’ di libertà ai genitori. Ma loro non hanno mai mollato le redini: mia madre in negozio, mio padre alla contabilità e al controllo produzione. Quando finalmente 5 anni fa vendette il panificio, si costruì una casa tutta tecnologica a un livello solo, perché “Se arriva l’ambulanza, non hanno le scale da fare”. Fino a 15 giorni fa mio padre andava in montagna a camminare con i suoi cani, guidava la sua jeep e tutto il paese lo salutava. E ora anche mia madre è in ospedale in gravi condizioni per colpa di questo maledetto Covid».

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