L’ex Radici film non ha evaso

SAN GIORGIO DI NOGARO. Le operazioni societarie che generano risparmi fiscali non hanno il solo scopo di eludere le imposte attraverso l’aggiramento delle norme tributarie. I quattro manager che tra il 2005 e il 2009 si succedettero alla guida dell’ex Radici film - ora Taghleef industries -, di San Giorgio di Nogaro, quindi, vanno assolti dall’accusa di non avere versato al Fisco più di 10 milioni di euro di tasse con la formula “perchè il fatto non sussiste”. La sentenza, pronunciata ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Angelica Di Silvestre, ha chiuso il processo cominciato due anni fa a carico di Valerio Garzitto, 60 anni, di Tavagnacco, Giovanni Mangano, 51, di Campoformido, Francesco Silleni, 58, di Milano, e Detlef Erich Schuhmann, 55, tedesco e residente all’estero.
A confrontarsi, nel corso dell’istruttoria dibattimentale, sono state le due opposte visioni che da tempo animano il dibattito sulla presunta equivalenza tra l’elusione e l’evasione e che hanno di recente trovato nella Cassazione una prima risposta favorevole alla tesi di chi - come nel caso della Procura di Udine nel procedimento in parola -, sostiene la responsabilità penale dell’imprenditore che realizza operazioni elusive. Nel concludere la requisitoria, il procuratore aggiunto Raffaele Tito aveva chiesto per ciascuno degli imputati la condanna a 1 anno 4 mesi di reclusione.
Sull’altro fronte, il collegio difensivo formato dagli avvocati Luca Ponti e Simone Furian, di Vicenza (per Garzitto, Mangano e Schuhmann) e i colleghi Luigi Isolabella e Italia Caminiti, di Milano (per Silleni), aveva escluso una consequenzialità diretta tra la convenienza fiscale derivante da un’operazione societaria e il reato di evasione. Nel caso dell’ex Radici film, in particolare, i risparmi non avevano rappresentato il fine ultimo delle scelte operate, ma una delle ragioni che avevano deciso i vertici a dare corso a una ristrutturazione del debito, volta al miglioramento e, va da sè, anche all’arricchimento complessivo dell’azienda.
L’inchiesta era partita da una verifica della Guardia di finanza. Passate al setaccio diverse operazioni sospette, gli inquirenti avevano calcolato in oltre 34 milioni di euro la somma complessivamente elusa, attraverso i due passaggi di proprietà compiuti con un’operazione di “leverage by out”, una sorta di fusione con indebitamento. Operazione perfettamente legale, ma - in tesi accusatoria - realizzata gonfiando alcuni valori a bilancio che avrebbero poi consentito di scaricare maggiori costi sotto forma di ammortamenti.
Tutto studiate a tavolino, dunque, avvalendosi di società di consulenza lombarde e al fine di eludere il Fisco: dalla costituzione della nuova Radici film spa e dal successivo aumento di capitale con conferimento del ramo d’azienda a un pool di investitori, tra cui anche Centrobanca, alla cessione (nel 2008) del settore specializzato nella produzione e vendita di pellicola in Bopp per imballaggi all’attuale proprietà, la Taghleef Industries di Dubai. Ricostruzione che il verdetto del tribunale di Udine ha smontato, escludendo a monte la realizzazione stessa del reato.
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