Le forbici di “Dino” a un passo dal sogno Sarà locale storico
Il barbiere Pettarin: «Curo i capelli da 40 anni grazie ai maestri Chi sa fare un taglio all’Umberta oppure alla Rodolfo Valentino?»

Bumbaca Gorizia 10_10_2017 Antica barberia Dino Pettarin © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Un pezzo di storia di Gorizia e dei “mestieri” di una volta, quelli del sapere artigiano e della maestria delle mani, che oggi pian piano si stanno estinguendo cedendo il passo ad una modernità che non necessariamente è un passo in avanti. Questo è Leopoldo, che però per tutti è semplicemente Dino, e che attende di poter presto esporre nella sua bottega di via Brigata Casale 5 la targa di “Locale storico” riconosciuto dalla Regione. Il Comune di Gorizia ha già certificato che l’attività soddisfa tutti i criteri del caso, le “carte” sono in attesa a Trieste ma ormai è solo questione di tempo. E così a Dino, pardòn, Leopoldo, non resta che attendere.
Leopoldo Pettarin è uno dei decani del nobile mestiere del barbiere in città, e la sua “Antica Barberia” è una sorta di istituzione. Esiste fin dagli anni Venti del secolo scorso, quando proprio dove è ora la aprì, per poi lasciarla dal 1977 proprio a Pettarin, un certo Umberto Perini. «E io, per riconoscenza e segno di rispetto, ho continuato a fargli barba e capelli fino a che è stato in vita», racconta con un sorriso Leopoldo, classe 1954 di Farra d’Isonzo, prima di tuffarsi nei ricordi legati ai suoi inizi. «Mia sorella ha fatto la parrucchiera per una vita – racconta –, e forse è stato il suo esempio che mi ha ispirato. Tanto più che non ho mai avuto la testa per studiare, e quindi mi sono avvicinato presto al mestiere artigiano. Avevo solo undici o dodici anni quando lavavo la testa alle donne dal parrucchiere, e poi ho iniziato a guadagnare 500 lire a settimana come apprendista dallo storico barbiere Pelican, a Gradisca d’Isonzo. Quando lui si ammalò, chiudendo l’attività, io finì a Gorizia, per imparare il mestiere al “Salone al Corso” di Mario Umek, che è stato il mio grande maestro e mi ha portato infine ad aprire un’attività tutta mia. Questa, che continuo a portare avanti con la stessa passione ogni singola mattina dopo 40 anni».
Dal lontano ’77 ad oggi un mondo è cambiato, “Dino” ha visto passare generazioni di goriziani sulla sua sedia da barbiere, ed è diventato amico, punto di riferimento e confidente di tantissimi di loro. Perché un bravo barbiere «deve saper parlare di tutto, dal pallone alle donne, ma mai di politica, argomento sul quale si finisce per litigare». Politica tabù, ma politici no, se è vero che tra i clienti più affezionati e conosciuti dell’Antica Barberia c’è l’ex sindaco Ettore Romoli. «Viene qui da me da una vita, è cliente fisso – scherza Leopoldo –, anche se devo dire che un paio di volte mi ha “tradito”, e si è fatto tagliare i capelli a Roma dal barbiere di Montecitorio».
Il mestiere di Leopoldo, come quello di tutti i suoi colleghi, evidentemente non è più quello di una volta. In bottega non vengono più gli uomini a farsi rasare la barba (ormai lo fanno tutti a casa, da soli), e anche strumenti e tecniche sono diversi. «Per non parlare delle tendenze, che non chiamo nemmeno mode – sbotta simpaticamente –. I nostri maestri vedendo quel che si combina oggi con i capelli si rivolterebbero nella tomba: oggi tutti si rasano a zero, usano le macchinette, si affidano ai centri commerciali o ai parrucchieri cinesi, ecco perché il mestiere sta sparendo. Ma le sfumature con il rasoio o con le forbici, il taglio “all’Umberta”, a spazzola, o quello alla “Rodolfo Valentino”, oggi probabilmente non lo saprebbe fare più nessuno». Chissà se, magari, si potrà tornare indietro. «Non so dire esattamente cosa consiglierei a un giovane che vuole seguire questa strada – dice –. Di sicuro serve tanta passione, questo non è un lavoro che si fa tanto per farlo. Vedo che non c’è più un vero ricambio generazionale, e molti ragazzi e ragazze si improvvisano».
“Dino” non avrà un erede vero e proprio nella sua barberia, però in famiglia qualcuno che in qualche modo ha seguito le sue orme c’è, visto che la giovane figlia Giulia lavora da anni come estetista. «Ed è sempre impegnata in corsi e lezioni di specializzazione, ama quel che fa – dice con orgoglio –. Un po’ come me, che sarei in pensione da sei anni, ma continuo perché questo lavoro e i miei clienti mi riempiono di serenità le giornate e la vita, e non ho nessuna intenzione di lasciare, al momento». C’è una targa di locale storico da appendere...
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