Le Aziende sanitarie cercano medici ma non ne trovano: ecco la mappa delle carenze in Fvg

Nuovi bandi per 75 posti ma rischiano di andare deserti. Dai pediatri ai Pronto soccorso, mancano professionisti in tutta la regione
TOME' TREVISO NUOVO PRONTO SOCCORSO agenzia fotografica fotofilm
TOME' TREVISO NUOVO PRONTO SOCCORSO agenzia fotografica fotofilm

Sembra un paradosso in tempi in cui ci si lamenta dei cervelli in fuga, di laureati che non trovano occupazione, di studenti che dopo anni passati sui libri di testo riescono ad assicurarsi solo contratti precari. Un paradosso che coinvolge la vita di tutti i cittadini perché mancano medici, anche quelli di famiglia e pediatri. E così sia l’assistenza sul territorio, sia quella ospedaliera, con professionisti che latitano in particolare tra le guardie mediche e gli organici di pronto soccorso, cominciano a boccheggiare in un continuo affanno.
 

L’ultimo esempio riguarda il pronto soccorso di Pordenone: al bando per l’assunzione di 6 medici ne ha risposto solo uno e così per alcuni posti vacanti all’Azienda sanitaria del Friuli occidentale si è dovuto ricorrere a un appalto esterno assegnato a una cooperativa per circa tre mesi.

Ma le carenze, in chiave regionale, sono ben più ampie tant’è che la Regione ha emesso dei nuovi bandi che coinvolgono tutte le Aziende sanitarie distribuite nel territorio. Tra pronto soccorso e guardie mediche si capisce bene che l’assenza di personale qualificato si può trasformare in un disservizio per l’utenza.  Quella di medico, peraltro, è una professione ben retribuita, anche se per quanto riguarda le guardie mediche che di solito sono la palestra formativa dei giovani laureati, le aspettative possono essere diverse.

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Le cause di questo vuoto sono molteplici: le facoltà universitarie a numero chiuso, un percorso di studi lungo e complesso, la particolare caratteristica della professione che richiede una predisposizione, se non una vera e propria vocazione. E poi, all’interno delle facoltà, specializzazioni che sono più o meno richieste creando un corto circuito rispetto alle richieste del servizio sanitario nazionale e, nel nostro caso, regionale.

Da qui la scelta ministeriale di creare delle borse di studio - altre la Regione ne sta mettendo in campo - per orientare le scelte dei laureandi e cercare in questo modo di sopperire a una situazione che rischia di diventare drammatica. Entro il 2023, infatti, con il progressivo pensionamento dei professionisti in servizio saranno circa 20 milioni i pazienti senza medico di base che in tre anni sono diminuiti del 6,4 per cento, ovvero 30 mila medici in meno sui 450 mila totali. Nei prossimi tre anni ci saranno 15 mila medici di medicina generale in meno e 45 posti di specialista vacanti. E con i numeri attuali ci vorranno circa 8 anni perché il gap attuale venga meno perché ogni anno l’università riesce a fornire solo 6 mila 500 medici specialisti. Per i medici di famiglia invece ci vorranno vent’anni.
 


Nello specifico per quanto riguarda i medici di base, il primo riferimento per i cittadini, ne mancano cinque. Da coprire un posto di pediatra di libera scelta a San Vito al Tagliamento e nei Pronto soccorso dell’Azienda del Friuli Occidentale servono 5 medici. La specialità più coinvolta dal nuovo bando regionale è quella di medici di medicina generale per la continuità assistenziale (che include le guardie mediche). Ne mancano a Trieste, nella Bassa friulana, nell’Alto Friuli, Medio Friuli e Collinare, nel perimetro di competenza dell’Azienda ospedaliero universitaria di Udine e in provincia di Pordenone. 

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Foto Bruni Trieste 21.12.16 Pronto soccorso Cattinara

 


«C’è un problema serio e anche come Regione abbiamo lanciato l’allarme». L’assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca conosce bene il problema e negli uffici regionali hanno cercato, per quanto possibile, soluzioni alternativa. Tra le specializzazioni che mancano pediatri, medici di medicina di emergenza, anestesisti «ma è una carenza - sottolinea - che comincia a sentirsi anche in alcune chirurgie specialistiche come urologia, ostetricia e ginecologia. «Con un documento - prosegue Telesca - abbiamo chiesto di avere una interlocuzione con i ministeri affinché rivedano la programmazione. La carenza di medici è determinata anche dai numeri troppo bassi di studenti che escono dalle scuole di specialità: se ne formano troppo pochi per le necessità».
 
La Regione si era già mossa, prosegue l’assessore, anche in questo senso: «Abbiamo finanziato delle borse di specialità oltre a quelle ministeriali - prosegue - che vanno a integrare quelle delle specializzazioni». Borse di studio nei settori più carenti, in particolare pediatria e medicina di urgenza.
 
Nella pratica, però, c’è da risolvere l’emergenza dove già si manifesta. «Per i medici di urgenza - commenta - Pordenone ha trovato una soluzione alternativa, ma credo che il problema interesserà ogni struttura. A Tolmezzo siamo riusciti a garantire una guardia medica pediatrica, ma con uno sforzo enorme».

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Nel Friuli occidentale, invece, mancano i medici per il pronto soccorso. L’ultimo concorso per sei posti è riuscito a reclutare solo 2 medici, i soli che si sono presentati. La Aas5, inoltre, per far fronte alla carenza di queste figure è ricorsa ad una gara, affidando a medici di una cooperativa i punti di primo intervento di Sacile per un periodo di tre mesi. Pordenone è stata la prima a ricorrere a questa soluzione, ma non è escluso che anche altre Aziende sanitarie vi ricorrano in futuro.
 
«La nostra richiesta - prosegue Telesca - è quella di rivedere la programmazione delle borse di specialità. Il ministero deve fare un ragionamento con le Regioni che hanno la responsabilità dell’organizzazione sanitaria e ritengono di dover dire la loro sulle borse che servono e sui numeri di medici. Intanto ci facciamo carico di cominciare a segnalare il problema fino ad ora sollevato solo dai medici. Ma con il documento che abbiamo presentato lo facciamo anche noi come Regione».

Telesca sottolinea che sono state valutare anche diverse altre ipotesi per far fronte alle carenze: «Erano tutte proposte tappabuchi - conclude l’assessore regionale alla Sanità -, mentre noi vogliamo avere specialisti veri. Adesso bisogna trovare una soluzione definitiva». 


Avvicinare i giovani alla professione medica per far fronte alla carenza di queste figure: per questo il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Pordenone, Guido Lucchini, e alcuni consiglieri saranno presenti in Fiera a Pordenone alle giornate di orientamento professionale. Soluzione nel lungo periodo, ma nel frattempo per Lucchini «serve una seria politica di programmazione delle borse di studio per le specialità. Gli ordini dei medici e i sindacati - afferma - già da tempo avevamo messo in guardia che il 2017 sarebbe stato un anno nero, perché avrebbe fatto emergere in maniera forte la carenza dei camici bianchi, siano essi medici ospedalieri o del territorio». Secondo i numeri forniti dal presidente dell’Ordine pordenonese saranno 11 milioni gli italiani senza medico di famiglia «e si calcola - sottolinea - che entro il 2023 saranno circa 20 milioni».

In tre anni sono diminuiti in Italia del 6,4 per cento: «Una percentuale - osserva Lucchini - che corrisponde a 30 mila medici in meno sui 450 mila totali. Nei prossimi tre anni ci saranno 15 mila medici di medicina generale in meno». Nella situazione attuale ci sono 45 mila medici specialisti in meno «con la enorme difficoltà - prosegue - a coprire i posti nelle strutture. Ci vorranno circa 8 anni perché il gap si neutralizzi perché ogni anno l’università riesce a fornire solo 6 mila 500 medici specialisti». Per la medicina generale, invece, per coprire la carenza ci vorranno circa 20 anni in quanto le scuole di specialità regionali riescono a laureare solo 900 professionisti all’anno. «Questa difficoltà a reperire medici - prosegue - la si ha anche nel campo della pediatria di libera scelta».

Oltre a una rivisitazione delle politiche delle scuole di specialità, Lucchini rivolge anche un appello ai più giovani «a quelli - precisa - che si trovano di fronte ad una scelta formativa che poi diventerà anche una scelta di vita. Nel 95 per cento dei casi i laureati in medicina e chirurgia trovano subito lavoro nella disciplina che hanno scelto. Per questo motivo l’8 e 9 novembre, insieme a una delegazione dell’Ordine, sarò alla Fiera di Pordenone nelle giornate di proposte formative rivolte ai giovani.

Come presidente lo farò molto volentieri, sarà una vera e propria azione di orientamento verso i giovani per spiegare le opportunità che possono derivare da una attività professionale, ma anche intellettuale. Ci deve essere fiducia nei medici - conclude Guido Lucchini - e questo lo dico perché assisto a uno stillicidio di opinioni che tendono a sminuire la fiducia nei medici. Il medico deve diventare protagonista della sua professione, riappropriarsi di autonomia e libertà di cura, curare il paziente in base alle sue necessità e non ai mezzi che ha a disposizione, sempre aderendo e mettendo in pratica quella parola etica che si chiama appropriatezza». 


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