Latella: «Il Punto nascita deve rimanere aperto»

«Finchè non sarà operativa la Casa del parto il Punto nascita di Gorizia deve restare aperto. Ci sono troppe cose che non mi convincono, nel Piano attuativo locale redatto dall’Azienda sanitaria e approvato dalla Regione, e non vorrei che la soluzione di creare questa nuova struttura per compensare quella che si intende chiudere, andasse poi in fumo per un motivo o per l’altro».
A rompere gli indugi sull’argomento più caldo sul fronte della sanità (è noto che i vertici dell’Ass intenderebbero stoppare l’attività non solo del Punto nascita, ma di tutto il Dipartimento materno-infantile, Ginecologia e Pediatria compresi, alla fine di febbraio) è Giuseppe Latella, presidente della Rappresentanza della Conferenza dei sindaci, assessore comunale a Gradisca e medico di famiglia.
Latella non era rimasto particolarmente soddisfatto dell’esposizione effettuata dal direttore generale dell’Ass, Gianni Cortiula, durante la Conferenza dei sindaci, tenutasi in dicembre, in cui aveva già svolto alcune considerazioni (anche sul ruolo di maggior peso che dovrebbe ricoprire l’assistenza sul territorio: ne parliamo nel servizio a parte) e, dopo aver letto il Pal pubblicato on line nel sito dell’Azienda, i dubbi si sono rafforzati.
Un progetto poco chiaro. Dice Latella: «Mentre a Monfalcone rimarrebbe in vita, adeguato agli standard ministeriali, il Punto nascita, per Gorizia si prefigura lo sviluppo del progetto transfrontaliero del Percorso nascita, col potenziamento dei consultori e la realizzazione di un percorso di continuità assistenziale per la gravidanza fisiologica, gestito dalle ostetriche. In questo quadro si parla di uno studio di fattibilità per la Casa del parto transfrontaliera, da costruire sul retro dell’ospedale, con la costituzione di un’equipe mista italo-slovena. Studio di fattibilità? Mi pare che siamo un po’ indietro. Se la struttura dev’essere costruita all’interno del Gect si lavori da subito nella prospettiva transfrontaliera. Altrimenti non si capisce se e quando potrà essere avviata. Il rischio è che i tempi si allunghino per poi ritrovarsi magari senza nulla in mano».
Il fattore-sicurezza. «Vorrei sapere, inoltre – rincara la dose Latella – cosa ne pensano del progetto i colleghi sloveni, e soprattutto come ci si regolerà nel caso di un’emergenza durante il parto. A quanto pare la gestante dovrebbe essere trasportata in tutta fretta all’ospedale di San Pietro, che non è proprio a due passi: siamo sicuri non che non si perda del tempo prezioso, e che tutte le condizioni di sicurezza verrebbero garantite? C’è bisogno di estrema chiarezza su questo punto».
Qualcosa si muove, ma... Insomma, cominciano a levarsi da più parti voci contrarie alla chiusura del Punto nascita, quantomeno se prima non si concretizzerà il progetto della Casa del parto. L’impressione, però, è che si proceda in ordine sparso, senza che vi sia una mobilitazione corale, non soltanto contro la chiusura del Punto nascita ma anche contro gli altri elementi penalizzanti nei confronti dell’ospedale di Gorizia contenuti nel Pal: l’eliminazione dell’area degenze della Cardiologia, la possibile soppressione dei posti letto (già dimezzati) della riabilitazione, la settimana corta (week surgery) in Chirurgia e Ortopedia.
Livio Bianchini (Sel) proporrà in Consiglio comunale una manifestazione in piazza Vittoria. Francesco Del Sordi (Pdl) è al lavoro quale ispiratore del Comitato Voglio nascere a Gorizia, per preparare nuove iniziative. Ma ci vorrebbe un’azione più condivisa. O, come sempre, prevarrà la rassegnazione?
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