Laboratorio di enologia con reagenti scaduti È scontro sulla chimica
Era il 2015 quando i carabinieri del Noe avevano eseguito un controllo al laboratorio La Brava Srl, di Cormons, specializzato nelle certificazioni e verifiche enologiche. Erano stati sequestrati un centinaio di prodotti, reagenti e reattivi chimici scaduti, ritenuti assimilabili a rifiuti. L’amministratore della società, Michela Costantin, è finita a processo, a fronte dell’ipotesi di accusa di gestione di rifiuti non autorizzata. Nel procedimento rientra la società in qualità di persona giuridica. I difensori sono rispettivamente gli avvocati Alberto Tarlao e Simonetta Previde Prato. Lunedì, al Tribunale di Gorizia, davanti al giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi, s’è conclusa l’istruttoria con l’ascolto degli ultimi due testi, consulenti esperti, proposti dalla difesa.
Il processo è sostanzialmente incentrato sull’accezione di “rifiuto” attribuito ai prodotti chimici in questione. Materiale oltre la scadenza che, è emerso da due chimici del laboratorio cormonese durante la loro deposizione, non veniva usato per le certificazioni dei vini, ma solo per scopi scientifici e per gli stagisti in visita didattica. La Brava Srl annualmente è stata accreditata dall’ente esterno di controllo a carattere nazionale, Accredia, anche nel 2015, poco prima dell’intervento dei Noe, non rilevando problematiche di sorta. Carlo Bresciani e Giuseppe Moras in aula hanno dato la misura della variegata gamma di analisi effettuate dal laboratorio di Cormons. Riconosciuto da Accredia, dunque, che verifica la qualità delle analisi, l’uso corretto di reagenti e reattivi, le date di scadenza e le procedure eseguite sugli elementi soggetti a depauperamento. Procedure basate sul ricalcolo del valore, applicando il “coefficiente di correzione” al fine di riportare il prodotto chimico al pieno potere. I consulenti hanno fornito spiegazioni concordanti, osservando peraltro che Accredia non ha sollevato obiezioni circa i prodotti controllati. Rifiuti, avevano invece confermato i carabinieri del Noe durante la loro deposizione testimoniale. Bresciani, laureato in chimica inorganica e innumerevoli incarichi di peso scientifico, ha parlato di «scarti», prodotti «non più utilizzabili», rispondendo al pm Mary Mete proprio a proposito dei reagenti già utilizzati. Sono state sviscerate le caratteristiche di reagenti e reattivi. Il teste ha definito La Brava tra i pochi laboratori enochimici presenti in regione, controlla e testa vini e mosti, nonchè segue i processi di vinificazione. Analisi diverse, con reattivi e reagenti ben diversi tra loro e strumentazioni non da poco, ha aggiunto. Il pm ha insistito sulla data di scadenza dei prodotti. Bresciani ha spiegato che «non va confusa con quella di un farmaco o di un alimento», nè è da considerarsi come «legge definitiva», appannaggio delle valutazioni del chimico. La scadenza è importante in quanto riferimento per una possibile rivalutazione ai fini del riutilizzo del prodotto. Gli elementi nel tempo sono soggetti a variazioni per perdita di proprietà chimica e quando accade viene applicato il calcolo del “coefficiente di correzione” che lo riporta al pieno valore. Compito sempre del chimico, ha confermato il consulente. Le procedure sono chiare. La scadenza varia secondo il tipo di prodotto, per alcuni neppure definibile. E se gli elementi a pieno valore vengono utilizzati per le certificazioni ufficiali, quelli depotenziati possono essere usati a scopo didattico e per analisi non ufficiali. La riqualificazione è una questione di etica professionale: Moras, già presidente dell’Ordine dei chimici, ha fatto riferimento alla “Buona pratica di laboratorio” contemplata nella direttiva Ue 10/2004, recepita dalla legge 50 del 2007. Ha ribadito i tempi lunghi di scadenza che per alcuni prodotti è di fatto impossibile stabilire.—
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